L’argomento di oggi, che sa di meticolosità storico-biblica, forse non è di interesse comune; riguarda quelli che affrontano questi problemi, solitamente intesi come “complicati” e quindi per molti è un argomento di scarso interesse. Tuttavia, c’è stato qualcuno mi ha fatto richiesta di parlarne anche succintamente.
La parola “apocrifo”
non è facile incontrarla in occasione di comune conversazione. Vediamo prima di
tutto il significato “letterario”, che la considera un aggettivo che indica “dottrine
NASCOSTE, OCCULTE”, riferendosi a scritti messi inizialmente a disposizione
solo di pochi perché ritenuti non di facile comprensione. Essi trattavano argomenti
assai complessi e non valeva la pena di portarli a conoscenza di tutti e così
non venivano attenzionati da dottrine dall’interesse comune. I fatti, la
narrazione che fanno, non sono del tutto censurati, e pertanto venivano
considerati meno validi per la Chiesa ed eliminati dal contenuto dei libri
canonici, così detti perché sono stati approvati e riconosciuti di grande valore
e veritieri, dalla autorità competente. E comunque la Chiesa nega loro ogni carattere
soprannaturale, nonostante gli autori per avvalorarsi dinanzi ai lettori sfruttavano
nomi di alto prestigio per offrire garanzie di sicurezza, e così sono nati i Vangeli
apocrifi di Pietro, di Nicodemo, di Tommaso, ignari di questo diritto di
paternità letteraria. Pur se narrano fatti che riguardano Gesù e la sua storia
includendo verità di fantasia, altre volte contengono narrazioni che scendono a
livello di “fatterelli EDIFICANTI E TALVOLTA DEL TUTTO DI FAVOLE”. Si capisce
che siamo lontani dallo stile dei libri canonici e dal punto di vista della
Chiesa sono inaccettabili, anche se hanno frammenti di verità e di elementi
storici che rispondono alla verità. In questo settore è da includere il più
famoso e più credibile: il vangelo apocrifo di Giacomo, che fa riferimento alla
Madonna, e parla della Annunciazione, dei magi, della strage degli innocenti, ed
elabora i fatti con inserzioni di carattere ambientale su Gerusalemme. Per gli studiosi
biblici, l’argomento trattato così, in modo semplice, quasi popolare, non è un
contributo alla cultura biblica.
Per quanti tra i comuni fedeli si accontenteranno di questi elementi essenziali, almeno per non fare confusione con i libri canonici “I Quattro Evangeli”, “Le lettere degli Apostoli” e “L’ apocalisse”, può bastare. Concludo l’abituale conversazione della domenica con la speranza di aver suscitato un minimo di interesse per uno spicchio di cultura biblica.