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Il diritto al Liceo “Manzoni-Juvara”

Redazione de "il.(Punto) di Vista del Liceo "Manzoni-Juvara"

Il diritto al Liceo “Manzoni-Juvara”

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Al Liceo “Manzoni-Juvara”, tra le discipline caratterizzanti l’Istituto, abbiamo il Diritto che viene insegnato per 2 anni al Liceo delle Scienze Umane e per 5 anni, insieme all’Economia, al Liceo Economico sociale.

Lo studio del Diritto avvia gli studenti alla comprensione profonda della necessità di norme e leggi che regolino la vita civile; le varie attività formative li spingono alla riflessione sui fenomeni legati alla difesa della democrazia e della libertà.

Il nostro articolo è particolarmente lungo perché particolarmente articolata è stata l’attività svolta e anche perché tutti i ragazzi della II B, che studiano Diritto con il Prof. Filippo Vullo, hanno voluto partecipare alla sua creazione.

Il 21 Marzo, primo giorno di Primavera, si è celebrata la “Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie”. Nel corso di tale giornata, istituita nel 2017 dal  Parlamento italiano, con voto unanime alla Camera dei Deputati, vengono ricordate, dall’Associazione “Libera”, leggendo i loro nomi, le vittime innocenti della mafia.   

L’associazione è stata fondata il 25 marzo 1995 e raccoglie cooperative sociali, movimenti, diocesi, scuole, associazioni che hanno un unico denominatore: l’opposizione alla mafia, alla corruzione, alla criminalità. La prima iniziativa organizzata da Libera fu quella di raccogliere un milione di firme per una proposta di legge che prevedeva il riutilizzo sociale dei beni confiscati alla mafia; il 7 marzo 1996 verrà promulgata, infatti, la legge n. 109.

Scuole e università accolgono le proposte di Libera e collaborano alla realizzazione di percorsi sulla responsabilità democratica e sulla legalità.

Il nostro Liceo ha avviato, con il Signor Giuseppe Cammarata, Coordinatore sulla provincia di Caltanissetta – zona Nord, una iscrizione e una continuità educativa con l’associazione “Libera”.

Gli insegnanti hanno voluto dare risalto a questa giornata progettando un itinerario virtuale durante il quale gli studenti hanno seguito 5 film proposti da Libera e che si è concluso con un momento di scambio e di riflessione con il dott. Stefano Sallicano, Magistrato presso la Procura della Repubblica di Caltanissetta.

Gli studenti delle classi terze hanno accolto la proposta della piattaforma  “Schermi in Classe  Festival”, una kermesse cinematografica  organizzata  da  Cinemovel  Foundation e dall’Associazione Libera, sostenuta da MIUR e MIBACT. Attraverso sale cinematografiche virtuali abbiamo potuto assistere a 5 film su temi locali e internazionali e cioè: Selfie, Alla mia piccola Sama, La terra dell’abbastanza, La nostra strada, La famosa invasione degli orsi in Sicilia.

Per assistere gratuitamente alla visione dei film in streaming è stato sufficiente collegarsi dal proprio computer, tablet o device all’indirizzo www.mymovies.it/iorestoacasa/sic, selezionare il film da vedere e prenotare uno dei 1.500 posti disponibili in ogni sala web.

Questa attività ha permesso di attivare nei nostri studenti un processo di conoscenza utilizzando il cinema come strumento didattico e puntando sull’esperienza della visione collettiva partecipata, sulla formazione del pensiero critico, sul confronto tra pari, non solo nel contrasto alle mafie, ma anche su temi ambientali, sui diritti e sull’inclusione.

I film

Il Festival è iniziato con la proiezione del documentario Selfie di Agostino Ferrente.

Nel rione Traiano di Napoli, zona ad alta densità camorrista, i giovani protagonisti Alessandro e Pietro si filmano con il cellulare e ci mostrano con semplicità la loro quotidianità fatta di speranze, delusioni e pericoli.

Il  pluripremiato  Alla  mia  piccola  Sama,  regia  di  Waad  Al-Khateab, una studentessa universitaria, e Edward Watts, è ambientato in Siria, nella città di Aleppo in piena  guerra civile, sotto la dittatura di Bashar Al–Assad.

Il film nasce per spiegare a Sama, la bambina di Waad, perché i suoi genitori sono rimasti in una città bombardata, rischiando la vita pur di difendere dignità e libertà.

La  terra  dell’abbastanza dei  fratelli  Damiano  e  Fabio D’Innocenzo, è ambientato nella periferia di Roma. I protagonisti sono due ragazzi che entrano nel giro della criminalità come killer, ma senza avere piena consapevolezza delle loro azioni e guidati da un mondo degenerato e superficiale di adulti.

Si tratta di un film molto diretto, che usa immagini crude e che ha indotto gli studenti a innumerevoli considerazioni sull’accettazione dell’esistente, sulla rinuncia e sulla sconfitta.

La  nostra  strada  di  Pierfrancesco  Li  Donni riprende la vita a Palermo di quattro ragazzi che frequentano l’ultimo anno della scuola media Bonfiglio di Palermo.

Attraverso le telecamere siamo entrati nelle loro abitazioni e nelle strade di Via Colonna Rotta nel quartiere della Zisa. Si tratta di un quartiere popolare con il più alto numero di minori presunti autori di reato e che rappresentano quella porzione di realtà affetta da povertà educativa.

Gli studenti sono rimasti colpiti da una frase, pronunciata da una delle protagoniste, Desirée: “Non siamo più bambini, che pensiamo ai sogni. Ora dobbiamo pensare ai soldi”.
E’ lo scontro dei sogni con una realtà impietosa con cui bisogna convivere.

Ad accompagnare i tre ragazzi c’è un insegnante speciale, Giovanni Mannara, che aiuta i suoi ragazzi a scegliere cosa fare da grandi.

Alessandro Pilato commenta: “Noi studenti delle Scienze Umane abbiamo riflettuto sul fatto che la scuola rappresenta il passaporto verso il futuro, che essa ci mette in grado di valutare, riflettere e giudicare consapevolmente situazioni e varie occasioni che si presenteranno nel corso della vita, ma siamo anche arrivati ad una conclusione comune e cioè che la scuola non è soltanto questo: è fatta anche di empatia, di dialogo, di confronti, di percorsi di apprendimento e di strumenti efficaci per rendere noi studenti consapevoli del nostro pensiero. Pensiamo, dunque, che il lavoro svolto dal prof. Mannara sia davvero importante, perché la scuola prima di far acquisire nozioni crea l’umanità, l’individuo libero, indipendente e autonomo. Inoltre, noi studenti, prima di essere compagni di classe siamo compagni di vita: insieme condividiamo cinque anni della nostra vita, sempre insieme affrontiamo e creiamo il segreto percorso futuro”.

La famosa invasione degli orsi in Sicilia è un film di animazione di Lorenzo Mattotti tratto da un romanzo di Dino Buzzati. Se collochiamo il racconto nel suo contesto storico, ovvero il 1945, esso diventa una metafora della lotta partigiana contro i regimi totalitari.

Si tratta di una fiaba moderna che narra le vicende di un gruppo di orsi che, durante una fredda stagione invernale, per sopravvivere e non morire di stenti, sceglie di andare verso valle e invadere il Granducato di Sicilia. I temi trattati sono tanti: il rapporto tra natura e cultura, il tradimento delle proprie origini, la perdita di identità, i contrasti tra padre e figlio. Malgrado la complessità dei temi il linguaggio del cartone animato alleggerisce la comunicazione dei contenuti.

Il confronto

Il percorso formativo si è concluso il 24 marzo 2021 con un incontro online con il Magistrato Stefano Sallicano che, gentilmente, ci ha dedicato il suo tempo per soddisfare i nostri quesiti sul tema della legalità.

Alessandra Pilato e Giorgia Giordano relazionano sul risultato del confronto.

Il dott. Stefano Sallicano è originario di Siracusa, ha vinto il concorso in magistratura e ha fatto il tirocinio presso il Tribunale di Roma.

Da maggio 2018 è al servizio della procura di Caltanissetta con il ruolo di Pubblico Ministero, ovvero il titolare delle indagini, colui che manda un soggetto, accusato di reato, in giudizio davanti al giudice che ha il compito di ritenere se l’imputato è colpevole o meno. Il Dott. Sallicano, nel suo piccolo, vuole lavorare per migliorare le cose. “Il magistrato è una persona come tutti. Viene visto come una persona che se la prende con qualcuno, in realtà sono soggetti che mettono in pratica la legge e che devono tenere le proprie ideologie ed esperienze personali da parte e limitarsi a verificare i fatti. Davanti alla legge tutti sono uguali e bisogna soddisfare i bisogni di tutti, allo stesso modo.”

Noi alunni abbiamo posto delle domande al magistrato che abilmente ed efficacemente le ha soddisfatte.

Alcune di queste domande sono:

Dott. Sallicano, se un giovane chiede aiuto alla giustizia perché figlio di mafioso, lei come si comporta?

“Quando qualcuno chiede aiuto alla giustizia non viene valutato per ciò che è, ma solo per il problema che rappresenta. Se viene discriminato per le colpe di suo padre la magistratura può occuparsene solo se vengono commessi dei reati. In quanto cittadini, invece, tutti dovremmo accettare le persone che hanno avuto un passato difficile di cui non hanno colpe o che lo hanno affrontato e superato. Il ragazzo non deve essere etichettato come “figlio di mafioso”.

C’è una frattura tra avvocati e magistrati? Cosa ne pensa di alcuni avvocati che sostengono che “la giustizia non esiste”?

“Non credo ci sia contrapposizione. Certe volte, magari, abbiamo idee diverse in merito alle scelte del legislatore ma poi, nella pratica, c’è collaborazione e stima reciproca. In generale, sentir dire che “la giustizia non esiste” non è piacevole perché in realtà la giustizia c’è. Tuttavia, a causa delle carenze di strutture e di personale non sempre si riesce a far fronte a tutte le urgenze in modo adeguato. Quotidianamente ci impegniamo affinché ciò non accada.”

Lei consiglia, a noi giovani, questo lavoro?

“Si, lo consiglio, ma bisogna impegnarsi molto, lavorare senza orari ed essere seri e scrupolosi. È una professione appassionante e molto coinvolgente.”

Cosa possiamo fare noi ragazzi per combattere l’illegalità?

M= “Non avere paura, parlare con i genitori quando si vedono cose che non vanno, avere sempre il coraggio di alzare la testa, di dissociarsi dai comportamenti sbagliati e di denunciare quando occorre. Bisogna essere più forti e uniti di chi delinque. Dobbiamo far sì che i valori condivisi di legalità, uguaglianza e rispetto assoluto degli altri abbiano la meglio. È necessario quindi organizzare e partecipare ad eventi, manifestazioni, ed essere cittadini attivi e sempre rispettosi della legge.”

Cosa vuol dire fare il magistrato, oggi?

“Per me significa aiutare il mio territorio e prestare un servizio per lo Stato e per i cittadini che si rivolgono alla giustizia. A parer mio il magistrato deve riuscire ad avere il giusto distacco dalle critiche, che a volte vengono rivolte alla magistratura, ed occuparsi quotidianamente con la massima serietà del suo lavoro.”

Ci sono dei privilegi quando si parla di corruzione tra poliziotti?

M= “Privilegi non ce ne sono. Nessuno viene privilegiato. Lavoriamo ogni giorno a stretto contatto con le forze dell’ordine ed i rapporti sono ottimi. Nonostante ciò, quando abbiamo notizia che uno di loro ha commesso un reato, non viene fatta alcuna differenza di trattamento.”

Si parla abbastanza di legalità e illegalità nelle scuole?

M= “Le iniziative promosse dalla scuola sicuramente aiutano ma non saranno mai sufficienti se poi noi non sviluppiamo gli input che ci vengono dati e non coltiviamo la nostra crescita personale. Dobbiamo evitare di perdere troppo tempo con cose che non se lo meritano e che non ci arricchiscono in alcun modo. La tv e i social network ci distraggono. Dobbiamo invece essere curiosi, studiare, leggere e non farci distrarre dalle cose che non aiutano la crescita personale. Spesso, purtroppo, dove c’è ignoranza c’è illegalità. La cultura aiuta a porsi delle domande ed a farci vedere e rispettare gli altri per quelli che sono, anche se diversi da noi.”

A= “Cosa ha da dire sul fatto che alcune persone, ritenute colpevoli, non siano in carcere?”

M= “Si tratta principalmente di scelte legislative, sulla base delle quali molti soggetti condannati ad una pena inferiore ai 4 anni non vanno in carcere, anche perché i luoghi di pena sono pochi e sovraffollati, quindi il legislatore preferisce, in alcuni casi, pene alternative alla detenzione. Ad ogni modo, io ritengo che il carcere non sia la vera soluzione. Si dovrebbe sviluppare di più un percorso di risocializzazione dei condannati.”

A= “A volte vengono commessi gli errori giudiziari?”

M= “Tutti commettiamo errori, anche i magistrati. Quindi, purtroppo, a volte gli errori giudiziari vengono commessi. D’altronde errare è umano. Per evitare e ridurre il più possibile gli errori sono previsti tre gradi di giudizio che possono arrivare a coinvolgere anche 12 giudici diversi. Lo Stato, comunque, risarcisce gli errori giudiziari.”

A= “Il pubblico ministero può decidere di fare il giudice o viceversa?”

M= “Si, il pubblico ministero può cambiare funzione e decidere di fare il giudice ma per farlo deve tendenzialmente cambiare regione. Stessa cosa vale se il giudice decide di fare il pubblico ministero.”

A= “Cosa chiederebbe al legislatore?”

M= “Io chiederei al legislatore di assicurarsi che la pena non sia esclusivamente una punizione. Se non avviene una risocializzazione, con quella persona la società ha perso. A parer mio l’ergastolo si può abolire se lo Stato risocializza veramente i detenuti. Per quanto riguarda la legislazione, essa è strettamente legata ai cambiamenti politici che avvengono nel governo. Ogni governo esprime idee diverse che poi si traducono in legislazioni diverse e talvolta contrastanti. A tutto ciò possono seguire seri problemi applicativi della normativa. Io chiedo legislazioni più chiare e che non seguano le emergenze, vere o presunte, del momento.”

Come appaiono i mafiosi?”

M= “Spesso, come è accaduto con Riina e Provenzano, ci vengono mostrati come uomini di campagna. È così che in passato eravamo portati ad immaginarli. Altre volte invece, soprattutto nelle serie tv più recenti, li fanno passare come uomini in carriera, forti e decisi. Il mafioso di oggi assomiglia di più alla figura dell’uomo d’affari, ben inserito nel tessuto economico e politico. Secondo me resta, in realtà, gente ignorante e materiale, priva di ogni forma di sensibilità verso il prossimo.”

Cosa è cambiato dai tempi di Falcone e Borsellino a ora?”

“La cultura della legalità è più presente, la mafia che c’era prima probabilmente non c’è più. È sicuramente presente, ma in modo diverso rispetto a prima. A distanza di quasi 30 anni si celebrano ancora i processi per la strage di Falcone e Borsellino. È ancora in corso un processo, che si sta celebrando proprio a Caltanissetta, per l’accertamento della verità in merito ai fatti connessi alla strage di Via D’Amelio.”

…Il pubblico ministero può richiedere che ad un soggetto ritenuto pericoloso venga applicata una misura di prevenzione personale e patrimoniale. La prima si traduce in un controllo pressoché quotidiano della polizia, che verifica che il soggetto non faccia spostamenti non autorizzati e che non esca dall’abitazione in orario notturno. La misura patrimoniale si applica al socialmente pericoloso che dispone di redditi sproporzionati rispetto a quelli guadagnati lecitamente. A queste persone possono essere sequestrati e poi confiscati tutti i beni sproporzionati rispetto ai redditi leciti. I beni confiscati vengono assegnati ad una agenzia dello Stato che li gestisce, fino a quando non vengono assegnati a chi li potrà destinare ad attività con finalità sociali.”

Come possiamo affermare e proteggere la legalità?

M= “Si possono organizzare incontri, manifestazioni e altri tipi di eventi. Secondo me però, come ho detto prima, non è sufficiente. Il percorso di crescita e maturazione, anche sul tema della legalità, passa necessariamente attraverso la nostra curiosità e sensibilità, che poi ci porteranno a farci delle domande, a metterci sempre nei panni degli altri ed a cercare risposte nella lettura, nello studio e nel confronto con tutti, anche con quelli che la pensano in maniera diversa da noi. Con questo approccio, senza rendercene conto, stiamo già “affermando e proteggendo la legalità”. Attenzione, questo non significa passare la vita sui libri e annoiarsi. È importante anche prendersi poco sul serio e dedicare il giusto tempo allo svago ed al divertimento.”

Un magistrato come può salire di livello?

M= “I magistrati si distinguono soltanto per diversità di funzioni. Nella magistratura non esiste il concetto di livello o di grado, come invece c’è nelle forze armate. Ad ogni modo, il magistrato ogni 4 anni è soggetto ad una valutazione di professionalità che avviene così: il magistrato produce un’autorelazione sull’attività svolta in quell’arco di tempo e la manda al suo dirigente che, a sua volta, fa una relazione destinata al Consiglio superiore della magistratura che decide se valutare positivamente o meno l’operato del magistrato. Semplificando, si può dire che se non si viene valutati positivamente non si può fare carriera, cioè non si possono ricoprire incarichi dirigenziali come il Procuratore Capo o il Presidente del Tribunale”

La legalità al “Manzoni-Juvara”

Sara Bizzetti e Giorgia La Rocca hanno voluto capire come, negli anni passati, è stato affrontato il tema della legalità a scuola. Pertanto, hanno intervistato la Prof.ssa Rita Lipani, insegnante di Diritto ed Economia, con esperienza più che ventennale nel nostro Istituto.

Non necessariamente l’educazione alla legalità si svolge tramite dei progetti. Educare alla legalità significa educare il cittadino ad essere civile, fargli comprendere i valori della democrazia e il ruolo che ognuno di noi occupa in società.

Conoscere che rapporto hanno le istituzioni col cittadino, quali sono i valori della nostra Costituzione, com’è organizzato lo Stato significa saper leggere la società e rendere i giovani critici, consapevoli, responsabili. Oggi tutti gli insegnanti fanno educazione alla legalità, e lo fanno insegnando ai ragazzi ad essere modelli, essendo modelli a loro volta. Un insegnante umano, che comprende le problematiche dei ragazzi, li rispetta e si fa rispettare e li guida nello studio senza metterli in difficoltà sarà un buon modello per loro. Inoltre, il modello deve far capire ai ragazzi la rilevanza dei diritti nel mondo sociale.

Il cittadino consapevole capisce che le regole (indispensabili per vivere bene) vanno rispettate, ma possono anche essere modificate. Bisogna insegnare ad esprimere il proprio pensiero e a rispettare quello degli altri, usando gli strumenti giusti, come il dibattito e la libera manifestazione del pensiero.

Nella nostra scuola sono state promosse molte attività. Una di queste parte dall’economico sociale, attraverso la Rete Nazionale promossa dal Ministero per allineare i Licei Economico Sociali. Due anni fa la scuola ha aderito alla settimana dell’economia, che culminava nella notte dei L.E.S. (Licei Economico Sociali). Il tema della settimana era “I diritti umani nel mondo globale”. Gli eventi hanno visto la partecipazione di associazioni del terzo settore che operano in particolare nella solidarietà, di imprese no-profit e gli studenti hanno, quindi, scoperto una nuova economia: l’economia equa e solidale.

Inoltre, hanno conosciuto anche i progetti di banca etica svolti dalla Banca del Nisseno e dalla Banca San Paolo: si tratta dell’erogazione di piccoli prestiti per promuovere piccole imprese che portano avanti progetti validi (come imprenditoria femminile, o in paesi poco sviluppati), ma che non hanno la disponibilità economica necessaria.

L’anno scorso l’indirizzo ha partecipato di nuovo alla notte dei L.E.S. col tema “Cultura e sviluppo economico”. L’obiettivo è stato quello di far vedere come il patrimonio culturale può promuovere lo sviluppo economico di un territorio, usando ad esempio il turismo.

Questa è educazione alla legalità a tutti gli effetti, perché trasmette i vari modi per sfruttare in maniera conveniente il patrimonio culturale, anziché semplicemente abbandonarlo.

Nel 2019 il Liceo economico sociale ha vinto una menzione d’onore perché alcune alunne hanno preparato un video sulla Dicharazione dei diritti in onore del 70esimo anniversario di quest’ultima. Un altro concorso ci ha portati a Roma, prima alla Camera dei deputati, per presentare un progetto di legge che avevano pensato i nostri compagni, e più recentemente siamo stati alla Corte Costituzionale per ricevere un premio su una poesia sui temi della Costituzione.

Il 23 maggio 2019 abbiamo organizzato un evento per ricordare la morte del giudice Falcone,vittima dell’attentato a Capaci del 23 maggio 1992. Prima abbiamo visto un film sulla figura di Don Pino Puglisi, prete palermitano che ha cercato di incoraggiare i ragazzini a frequentare la parrocchia per uscire dalla logica della mafia,e dopo abbiamo riflettuto sui temi della legalità e abbiamo letto brani, poesie ecc…

Sempre nel 2019 la nostra scuola ha organizzato un incontro con il nostro sindaco che era stato appena eletto e ognuno di noi ha fatto domande e i professori hanno aiutato a guidare questo confronto. La scuola ha incontrato le istituzioni locali e noi ragazzi abbiamo avuto modo di capire che il mondo che ci circonda è un mondo fatto di associazioni,istituzioni, di operatori economici… tutti possono contribuire alla missione della scuola che è quella di educare i cittadini.

E questa si chiama consapevolezza.

La redazione del Liceo “Manzoni-Juvara”

IL . DI VISTA

AMICO CLAUDIA, ARCADIPANE DANIA, BIZZETTI SARA, BONAFFINI ROBERTA, OSTANZO SARA, DANIELE GIULIA, DELL’AIRA DESIREE, DI FORTI CAROLA, FALZONE MATTIA, GIORDANO GIORGIA, LA MARCA MICHELE, LA ROCCA GIORGIA, LO BUE JOSEMARY, MICCICHE’ ANNA, NICOSIA GIULIANA, PILATO ALESSANDRA, PILATO ALESSANDRO, SGARLATA MANUELA, VOLPE ROBERTA

Redattore capo Prof.ssa Aurelia Armatore

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