“A seguito dell’intervista di Massimo Giletti a Michele Santoro, andata in onda ieri sera su La7 durante la puntata di “Non è L’Arena”, riteniamo necessario intervenire a fronte delle pesanti critiche mosse al Procuratore di Caltanissetta, Gabriele Paci.
Le accuse mosse da Santoro alla Procura nissena a seguito del comunicato emesso dalla stessa dopo la presentazione del libro del giornalista nel quale l’ex boss catanese Maurizio Avola narra aspetti inediti sulla strage di Via D’Amelio, ci lasciano sgomenti”.
Ad affermarlo è
Giuseppe Ciminnisi, coordinatore nazionale dei familiari delle vittime di mafia
dell’Associazione “I Cittadini contro le mafie e la corruzione”.
“La Procura di Caltanissetta, che lo scorso anno ha sentito Avola in merito alla sua riferita presenza in via D’Amelio – narrata a oltre 25 anni dall’inizio della sua collaborazione con la giustizia – ha avviato accertamenti finalizzati a vagliare l’attendibilità delle dichiarazioni rese, non trovando alcun riscontro alle stesse, esprimendo quindi delle riserve sulla veridicità del racconto dell’ex boss catanese.
Riserve che nel corso dello speciale mafia di Enrico Mentana – anche questo andato in onda nei giorni scorsi su “La 7” – aveva espresso pure Fiammetta Borsellino che nel corso della puntata aveva rivolto la propria attenzione all’attività della Procura retta allora da Pietro Giammanco, e ai mancati sviluppi investigativi sulle indagini condotte dai Ros di Mario Mori e De Donno che diedero luogo alla formazione del dossier mafia-appalti, concludendo il proprio intervento in maniera tranciante: “Di depistaggio ne abbiamo già subito uno”.
È sconcertante registrare – prosegue Ciminnisi – come a seguito della presentazione del libro, le parole pronunciate ieri sera da Santoro appaiano come un tentativo di delegittimazione nei confronti del Procuratore di Caltanissetta, con la precisa accusa di aver detto delle falsità, e accostando l’attuale Procura a quella dell’allora Procuratore Tinebra, negli anni in cui venne gestito il falso collaboratore Vincenzo Scarantino, nel vano tentativo di rappresentarne un tutt’uno indistinto.
Abbiamo la precisa convinzione che il lavoro svolto di recente dalla Procura nissena sia stato fondamentale per disvelare i depistaggi operati in merito alla strage di via D’Amelio, nella quale persero la vita il Giudice Paolo Borsellino e i componenti della scorta.
Il valore del lavoro svolto dalla Procura nissena che ha condotto le indagini è confermato dalla sentenza di primo grado che ha visto condannato all’ergastolo l’attuale boss latitante Matteo Messina Denaro, in precedenza mai coinvolto, aprendo a nuove ipotesi investigative anche in merito alla genesi delle stragi di Capaci e via D’Amelio.
Esprimiamo pertanto la nostra solidarietà al Procuratore Paci, ai Magistrati di Caltanissetta e a Fiammetta Borsellino, anche lei oggetto di critiche dopo che nel corso della presentazione del libro di Santoro aveva “osato” ricordare fatti inediti, citando anche nomi, che aprono a inquietanti interrogativi in merito alla gestione dell’allora Procura di Palermo di Giammanco, ma anche sulla conduzioni e l’esito di importanti indagini che erano state volute da Giovanni Falcone e che era intenzione di Paolo Borsellino proseguire e approfondire.”