“Il blocco dei licenziamenti? Non servirà ad evitare una catastrofe annunciata. Quando terminerà ci sarà un’emorragia di posti di lavoro”.
A dirlo all’Adnkronos è Gianluca Manenti, presidente di Confcommercio Sicilia, dopo l’annuncio del ministro del Lavoro, Andrea Orlando, sulla proroga della misura.
“La Cig non sta funzionando e l’economia è in ginocchio – dice – se lo Stato non interviene con aiuti congrui a fronte di uno spaventoso calo del fatturato che investe ormai tutte le imprese, e soprattutto quelle del turismo, non c’è via d’uscita. L’orizzonte è quello della catastrofe. E purtroppo essere passati dai ‘ristori’ al ‘sostegno’ non fa ben sperare….”.
I numeri per Manenti, che è anche presidente provinciale Confcommercio Ragusa, sono impietosi. Nella sola provincia ragusana, infatti, nell’anno nero della pandemia sono andati in fumo dai 250 ai 300 posti di lavoro nel settore della ristorazione, delle imprese di catering e delle discoteche.
A pagare la crisi soprattutto cuochi, camerieri, barman e il 70 per cento di chi ha perso il lavoro ha meno di 40 anni. In particolare, secondo i dati dell’ufficio studi di Fipe-Confcommercio, la contrazione dell’occupazione è stata pari al 25,2 per cento nei ristoranti, al 26,2 per cento nei bar e al 67,4 per cento nelle discoteche.
“Senza sorprese, visto il blocco dei licenziamenti – dice Manenti -, è il lavoro a tempo determinato e stagionale a essere stato penalizzato: tra coloro che hanno perso il lavoro il 54,9 per cento erano lavoratori a tempo determinato e il 40,7 per cento con contratti stagionali”.
“Il mondo della ristorazione nel 2020 è rimasto chiuso forzatamente per 160 giorni – dice Manenti -, mentre ai locali da ballo e alle imprese di catering è andata persino peggio. Ogni volta che si intravedeva uno spiraglio di ripresa, ecco arrivare nuove chiusure”.
Un meccanismo di stop-and-go che per il numero uno di Confcommercio Sicilia è “assolutamente diseconomico e sbagliato”. “Occorre aprire e farlo in sicurezza”, avverte. L’orizzonte per il 2021, almeno al momento, appare nerissimo.
“Con questi numeri le attività commerciali che rischiano di non alzare più la saracinesca sono destinate a crescere, le imprese sono ormai allo stremo e nonostante le continue chiusure il virus continua a correre: quindi probabilmente non siamo noi la causa di diffusione del contagio”.