“Questa firma e’ di Fabrizio Mattei. Riconosco la sua grafia perche’ facevamo insieme le squadre del Fantacalcio”. Lo ha detto Vincenzo Maniscaldi, ispettore capo in pensione che all’epoca delle stragi faceva parte del gruppo Falcone-Borsellino, deponendo nel processo che si celebra a Caltanissetta sul depistaggio delle indagini successive alla strage di via d’Amelio e che vede imputati i poliziotti Fabrizio Mattei, Mario Bo, e Michele Ribaudo accusati di calunnia aggravata dall’aver favorito Cosa nostra.
Il pm Gabriele Paci ha mostrato al poliziotto alcuni brogliacci relativi alle intercettazioni telefoniche riferite al periodo in cui il falso collaboratore di giustizia Vincenzo Scarantino si trovava a San Bartolomeo al Mare, in Liguria insieme alla moglie e ai figli. Il poliziotto ha riferito di non nutrire dubbi sull’attivita’ investigativa svolta dalla Squadra mobile di Palermo che all’epoca era guidata da Arnaldo La Barbera e di non sapere i motivi che avrebbero indotto Scarantino a ritrattare.
“Su delega di Petralia – ha aggiunto Maniscaldi – venne acquisita la cassetta contenente l’intervista rilasciata nel 1995 da Scarantino a Mediaset. La cassetta arrivo’ tramite un corriere. Tutto poi e’ stato inoltrato alla Procura”. Successivamente e’ stato chiamato a deporre il collaboratore di giustizia Angelo Fontana. Rispondendo alle domande dell’avvocato Giuseppe Seminata, ha detto che “negli ambienti dell’Acquasanta si diceva che Gaetano Scotto aveva rapporti con uomini dei servizi segreti. Questi incontri, che risalgono ai primi anni 90 si svolgevano a Montepellegrino dove lui si recava con una Volkswagen nera decappottabile”.