“Con la presenza di genitori che spesso sono ancora adolescenti e che tendono o ad avallare in maniera molto comprensiva questa fase o ad averne il terrore, il risultato e’ quello di figli che si rapportano con l’autorita’ in maniera molto strampalata, per cui tiranneggiano o ricattano i genitori che si fanno fondamentalmente ricattare”.
Nada Loffredi, psicoterapeuta, esperta in Sessuologia e docente all’Universita’ Sapienza di Roma, parla nel corso di un’intervista rilasciata all’agenzia Dire del ‘fenomeno’ degli adolescenti in fuga legato all’utilizzo dei social network. Si moltiplicano infatti i casi di minorenni che ‘scappano’ di casa continuando pero’ a postare loro video in rete. Ma davanti a che tipo di fenomeno ci troviamo? “Il fenomeno dei cosiddetti ‘padri evaporati’, per dirla alla Massimo Recalcati, oggi la fa da padrone- risponde la dottoressa Loffredi- perche’ si e’ persa ogni forma di autorevolezza e di confine generazionale.
Cosi’ gli adolescenti sono ‘in fuga’ ma non sanno neppure loro da che cosa”. Ma in realta’, prosegue l’esperta, ci troviamo di fronte a un fenomeno “antico come il mondo” che e’ l’adolescenza. “Oggi pero’ questa importante fase della vita e’ affrontata o con indifferenza, lasciandola trascorrere quasi con ‘disimpegno’ perche’ sembra troppo complicato rapportarcisi, oppure come una sorta di ‘disgrazia’. L’adolescenza non e’ piu’ intesa come un momento di svincolo e di sviluppo della personalita’- spiega Loffredi- ma viene male interpretata principalmente dalle figure genitoriali.
Si tratta di un periodo ad oggi cosi’ ‘diffuso’, che addirittura noi parliamo di ‘adolescenza lunga’, fino a 35 anni, e questo e’ veramente fuori dalla possibilita’ di spiegare un fenomeno che dovrebbe essere invece transitorio e di passaggio”. – Visibilita’ e approvazione: sono queste le parole chiave alla base di un utilizzo dei social, a volte sfrenato, da parte dei piu’ giovani? “Assolutamente si’. C’e’ una grande voglia di apparire ed e’ forte l’esigenza di essere ‘riconosciuti’, cosa che evidentemente e’ venuta a mancare insieme al contesto familiare.
Non dobbiamo poi dimenticare che viviamo in una societa’ che spinge verso questa forma di narcisismo e si sente il bisogno di ricevere approvazione per un problema di autostima e insicurezza”. – Da sempre l’essere umano sente l’esigenza di essere apprezzato all’esterno. In questo senso i social sono solo uno strumento potentissimo per appagare questa necessita’. È d’accordo? “È cosi’, ma come tutti gli strumenti anche i social non vanno demonizzati. Sicuramente andrebbero controllati dal vertice, cioe’ dalle istituzioni, ma ancora e di nuovo monitorati da chi di dovere. Questi adolescenti, d’altronde, una famiglia comunque ce l’hanno”.
– Lei e’ una psicoterapeuta esperta in sessuologia. Allora le chiedo: quanto incide l’aspetto erotico nelle dinamiche social? “Incide molto e incide male. Navigando su internet ci si rende conto di come tutti i luoghi comuni legati alla sessualita’ vengano enfatizzati. Cosi’ i giovani inesperti si ritrovano davanti ad una marea di informazioni che spesso non risolvono i loro dubbi, ma anzi gli creano problematiche importanti. Proprio di recente ho scritto un libro su questo tema (‘Le dimensioni non contano. Dizionario pop dei luoghi comuni sul sesso per lui e per lei’, edito da Giunti, ndr)”.
– ‘Eros’ ma anche ‘thanatos’, cioe’ la ‘pulsione di morte’ che puo’ celarsi dietro l’utilizzo dei social. Alcuni ‘giochi’ o ‘sfide’ affrontate in rete hanno avuto purtroppo esiti tragici. Perche’ ci si spinge cosi’ oltre? “Per il desiderio di fare quello che altri non hanno il coraggio di fare. D’altra parte, e’ sempre piu’ difficile ottenere un’approvazione grande, perche’ tutti fanno cose ‘straordinarie’; allora a volte, con scarsissima consapevolezza ci si spinge oltre, in alcuni casi purtroppo fino alla morte, per cercare di fare quel qualcosa in piu’ a cui gli altri non sono ancora riusciti ad arrivare. E questo limite e’ sempre difficile da individuare”.
– Dal 9 febbraio, intanto, la piattaforma molto in voga tra i giovanissimi ‘Tik Tok’ ha comunicato al Garante della protezione dei dati personali di aver adottato misure per bloccare l’accesso agli utenti minori di 13 anni… “Non si capisce perche’ non abbiano pensato prima a provvedimenti del genere. Controlli di questo tipo andrebbero fatti su tutti gli strumenti tecnologici, non solo su quelli che ci fanno rapportare con il mondo esterno in maniera cosi’ facile ed esplosiva. Pensiamo anche piu’ banalmente ai videogiochi, perche’ anche quelli hanno il loro peso sulla mente di un individuo in formazione”.
– Mancanza di regole e limiti: spesso sono le accuse che oggi i genitori si sentono rivolgere. Ma la responsabilita’ di alcuni comportamenti adottati dai figli e’ esclusivamente la loro? “Principalmente la responsabilita’ e’ di noi genitori, perche’ qualunque altro contesto, come per esempio quello scolastico, si aggiunge solo dopo. Certo, i ragazzi non vivono solo ed esclusivamente in famiglia, ma il primo nucleo importante, che gli puo’ offrire strumenti per agire anche in altri contesti, e’ sicuramente quello familiare.
E la mancanza di regole e limiti oggi esiste, non c’e’ dubbio”. – Didattica a distanza per i figli e telelavoro per i genitori: durante il lockdown, ma ancora oggi, e’ aumentato il tempo trascorso da tutti noi in rete, con il rischio di isolarsi per ore davanti ad uno schermo. Il web ci toglie la strada per la liberta’? “Non sono cosi’ convinta che senza il lockdown i nostri figli, e parlo anche dei miei, non avrebbero ‘consumato’ la tecnologia in maniera cosi’ importante. Senz’altro il lockdown ha enfatizzato la questione, anche negli adulti, ma in linea generale non ha cambiato molto la voglia, gia’ evidente in passato, di stare davanti ad uno schermo. E questo posso garantirlo”.