“Il sovrapporsi delle udienze dibattimentali, ancorché fissate per fasce orarie o, addirittura con indicazione degli orari per singoli procedimenti, è certamente fisiologico non essendo preventivabile in anticipo e con certezza la durata di ciascun processo anche in relazione all’esigenza di non comprimere i tempi (spesso molto lunghi) dedicati all’espletamento delle attività defensionali”. E’ quanto scrive, in una nota la Giunta Distrettuale della Anm di CALTANISSETTA, guidata da Pasquale Pacifico.
“Premesso che in data 18 gennaio è stato mandato in onda un servizio di cronaca, relativo alla recente astensione dalle udienze proclamata dalla Camera Penale di CALTANISSETTA nel periodo dal 18 del corrente mese, in cui si dava conto delle lamentele dei rappresentati dell’avvocatura per la gestione delle udienze penali dibattimentali comportante ”disagi per testimoni ed avvocati costretti ad aspettare per ore ammassati nei corridoi del palazzo di giustizia esposti ad elevato rischio di contagio e per di più ripresi dal personale di vigilanza perché colpevoli di parlare”, la Giunta “fa rilevare che la gestione di eventuali situazioni di sovraffollamento che possano verificarsi all’esterno delle aule di udienza non è certo di competenza del Giudice che si trova impegnato nella trattazione di processi all’interno della stessa, ma dovuto all’inesistenza di meccanismi tesi a scaglionare per fasce orarie lo stesso accesso al palazzo di giustizia”.
E ancora: “che di eventuali reprimende fatta dal personale di vigilanza a coloro che si soffermano nei corridoi a discutere, di certo non può essere addebitata alcune responsabilità ai magistrati, e d’altro canto proprio l’esigenza di tenere aperte le porte di tutte le aule di udienza per garantire una adeguata areazione dei locali comporta la necessità che coloro che si trattengono all’esterno delle stesse mantengano un contegno rispettoso al fine di non disturbare tutti coloro che sono impegnanti in quel momento nella trattazione delle udienze”.
L’Anm aggiunge anche “che, d’altro canto, anche la previsione di un tetto di procedimenti che possano essere trattati in ogni udienza (di cui si sono fatti promotori gli avvocati) comporta di fatto una vera e propria denegata giustizia per tutta una serie di procedimenti considerati non prioritari ; ciò anche in considerazione della circostanza che, a differenza di quanto accaduto nel periodo del lockdown, non è previsto dalle attuali disposizioni normative alcun meccanismo di automatica sospensione della prescrizione dei processi che non possono essere trattati, con l’inevitabile rischio che qualunque scelta assunta possa apparire come irrazionale e /o arbitraria.
Non si può, infine, non rimarcare con rammarico che sia mancata da parte degli organi rappresentativi dell’avvocatura qualsiasi tentativo di preliminare interlocuzione con la magistratura, anche associata, prima di arrivare alla plateale, ed a nostro avviso non necessaria, forma di protesta consistita nell’astensione dalle udienze posta in essere ricercando un ampio risalto mediatico dell’iniziativa adottata”.
“Nell’attuale fase di emergenza pandemica, cui l’amministrazione della giustizia, al pari di ogni altro settore della vita pubblica, si è trovata del tutto impreparata, si ritiene che sia dovere preciso di tutti gli addetti ai lavori profondere ogni possibile sforzo comune per garantire lo svolgimento di un servizio essenziale non per i magistrati o per gli avvocati, ma per i cittadini”. (Foto di repertorio)