riceviamo & pubblichiamo

Sedita: “Con il Covid uscire da casa è pericoloso, non sarà un Natale come gli altri”

Riceviamo e pubblichiamo una lettera di Marisa Sedita:

E dopo che ti sei messo in fila e hai mantenuto il distanziamento di almeno un metro e sei entrato nel negozio, il primo commesso ti passa avanti senza problemi per prendere la frutta, il secondo attraversa come se non ti vedesse, il terzo va a cercare qualcosa ignorandoti. Lo stesso avviene al Supermercato.

Mantieni le distanze, stai attento a tutto, ma il personale ti passa davanti per sistemare qualcosa, per ordinare scaffali, per sistemare merce dagli scatoloni. Davanti all’Ufficio Postale non ti senti sicuro e, quel ch’è più grave, non ti senti sicuro neanche in Chiesa.

Senti nel profondo del tuo cuore di partecipare ad un funerale, di potere pregare in silenzio occupando il posto consentito in una panca e invece… Chi arriva dietro e non rispetta niente, chi si avvia all’uscita senza considerarti, chi si affanna a salutare i parenti uscendo a casaccio e creando assembramenti di ogni tipo. C’è pure chi tenta l’abbraccio e il bacio.

E tu pensi: “Sono diventato trasparente? Il Covid mi ha reso invisibile? Cosa sta succedendo? Non servono a niente i Decreti Governativi nazionali e regionali, non servono a niente le restrizioni e i sacrifici che dovremo affrontare a Natale, se non c’è controllo e se non c’è la collaborazione dei cittadini. Purtroppo dobbiamo constatare che in troppi ambienti i comportamenti irresponsabili, la superficialità e l’arroganza di tanti stanno distruggendo tutto. Domina l’irresponsabilità e non c’è alcun rispetto delle regole. In giro senza mascherine, ai bar in gruppo sia in piedi sia ai tavoli, assembramenti di ogni tipo e dappertutto che destano serie preoccupazioni.

Uscire di casa è diventato un pericolo: ai supermercati si entra in fila con i dovuti distanziamenti e poi ci si ammassa alle casse; lo stesso avviene in alcuni panifici, in alcune macellerie, in alcune pescherie, davanti agli uffici postali. Ma, quel ch’è più grave, il pericolo maggiore, si incontra all’interno delle Chiese, soprattutto uscendo. I funerali sono pericolosissimi, le cerimonie di ogni tipo non lo sono meno. Nonostante la buona volontà dei parroci e dei sacerdoti che segnano nelle panche i distanziamenti dovuti, sono molti i fedeli che non li considerano e che, non solo si seggono a casaccio senza alcun rispetto delle regole e senza alcun rispetto “dell’Altro”, ma che addirittura si ammassano all’uscita e spesso ti vengono addosso.

E che avviene dopo una Messa particolare? Mandano in giro la foto di gruppo gli uni accanto agli altri! Che fare? E’ diventato un vero problema. Nessuno controlla e, se da un lato regna la “disobbedienza civile” unica – mente dettata da “sine cura”, dall’altro la Paura è l’unico sentimento presente in tanti che vorrebbero salvaguardarsi e non possono. Di certo ci sarà un nuovo “lockdown”, una nuova indispensabile chiusura e allora ci renderemo conto di quello che abbiamo perduto. C’è una profonda differenza tra i sentimenti dominanti alla fine della prima pandemia a giugno e quello che sta avvenendo adesso in maniera assolutamente contraddittoria. Allora il desiderio di incontrarsi, di abbracciarsi, di baciarsi, di stare insieme; adesso le cose sono completamente cambiate. All’Amore si è sostituito l’odio, la violenza, l’aggressività, la rabbia, la voglia di distruggere, di trasgredire imponendo se stessi, il desiderio di chiudersi con la scusa di cautelarsi.

Improvvisamente l’Altro è diventato il nemico da evitare, da cui stare lontani, indipendentemente dal grado di parentela o dal livello di amicizia. Genitori che hanno paura di incontrare i figli e viceversa, coppie distrutte, uomini dominati dalla paura e dimentichi dei sentimenti più profondi, dei valori più alti della vita e, di contro, una voglia di vivere esacerbata accanto ad una paura di morire che frena e blocca ogni tipo di espansione.

Un vero contrasto con i comportamenti di cui abbiamo parlato sopra: due facce della stessa medaglia. E nessuno controlla. No. Non sarà un Natale come gli altri questo. “Ce ne ricorderemo di questo Natale”, parafrasando Sciascia. Una sola è la certezza. Così continuando, nonostante la buona volontà dei pochi, a gennaio saremo ancora una volta chiusi a casa, a riflettere, a pensare a quello che avremmo potuto fare e non abbiamo fatto, a quello che abbiamo perduto. E forse allora capiremo.

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