“Sono gia’ in corso provvedimenti disciplinari e si ha piena fiducia ai tanti operatori, che da sempre hanno svolto con professionalita’, competenza e umanita’ il loro lavoro”. I vertici dell’Irccs Oasi di Troina intervengono dopo il fermo dell’operatore arrestato per avere stuprato una disabile gravissima di circa 30, mentre era all’interno della struttura dedicata ai pazienti affetti da Covid 19.
La giovane, che e’ ancora ospite dell’istituto, sara’ spostata presso un’altra struttura e viene mantenuto fittissimo il riserbo sul destino del nascituro. Nella nota la dirigenza Oasi, sostiene, come gia’ fatto ieri, di avere proceduto alla denuncia quando e’ stato scoperto che la disabile era incinta. Nel comunicato stampa diffuso oggi dalla Squadra mobile di Enna che ha svolto le indagini coordinate dalla procura di Enna, e’ invece chiarito che a presentare la denuncia e’ stata la famiglia della giovane, tramite un legale al quale i familiari si sono rivolti dopo essere stati informati dagli stessi responsabili dell’Irccs che la congiunta era incinta, gravidanza che sarebbe stata scoperta quando la ragazza era alla 25esima settimana.
L’Oasi avrebbe presentato denuncia ai carabinieri successivamente a quella sporta dalla famiglia della vittima. Secondo gli inquirenti la circostanza della scoperta di una gravidanza nella paziente disabile, sarebbe stata giustificata con la circostanza che l’aumento di peso della donna era stato attribuito dagli operatori al lockdown mentre la mancanza del ciclo mestruale sarebbe stata attribuita ai farmaci che vengono somministrati alla giovane. Si tratta comunque, di aspetti, sui quali saranno le indagini, ancora in corso a fare chiarezza.
Il trentanovenne operatore accusato di violenza sessuale e reo confesso, avrebbe ceduto durante gli interrogatori che lo poneva in servizio nel reparto nel periodo in cui la donna sarebbe rimasta incinta, sapendo che la prova del Dna una volta che il bimbo verra’ alla luce lo avrebbe comunque inchiodato.
Comprendiamo lo sconcerto delle famiglie – dice il presidente dell’Istituto Don Silvio Rotondo – che e’ anche il nostro e per i loro parenti qui ricoverati. Vogliamo rassicurare tutti che questo episodio va considerato un unicum che non puo’ intaccare il lavoro professionale di tanti nostri operatori”. Non si tratta del primo fatto di cronaca nera avvenuto all’oasi, sulla quale e’ in corso un’inchiesta della procura per accertare le cause e le eventuali responsabilita’ nella diffusione del Covid 19 che ha portato un grosso focolaio ed all’istituzione della zona rossa per tutto il Comune di Troina con la struttura nella quale, in quei giorni, sono intervenuti medici e operatori sanitari dell’esercito.
Nel luglio del 2000, 20 anni fa, un bimbo di 5 anni che era seguito all’oasi per un problema logopedico, venne trovato morto in una fontana. Inizialmente si era pensato ad un incidente, ma dall’autopsia era emerso che il bimbo non aveva acqua nei polmoni e che era stato prima soffocato e poi gettato nella vasca. Le indagini non individuarono l’omicida del piccolo ma vennero indagati e condannati gli operatori che avrebbero dovuto sorvegliare i bambini durante la passeggiata durante la quale il piccolo venne strangolato.
Anche il sindaco di Troina Fabio Venezia ha espresso sollievo e soddisfazione per l’arresto del responsabile della violenza. “Vivo apprezzamento nei confronti della Squadra Mobile e della Procura di Enna, per aver assicurato immediatamente alla giustizia il colpevole di questo grave reato. Siamo vicini alla famiglia della vittima e all’Oasi Maria SS.
Non sara’ certo la vile azione di un singolo soggetto a offuscare la grande professionalita’ – ha detto Venezia – e il generoso impegno di centinaia di operatori sanitari e dipendenti della struttura, che con grande professionalita’ e impegno hanno fatto la storia dell’Oasi e sono stati un validissimo punto di riferimento per decine di migliaia di disabili e per le loro famiglie”.