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Sutera, Fra Nazareno Scolaro nel 132° della nascita

Carmelo Barba

Sutera, Fra Nazareno Scolaro nel 132° della nascita

Mar, 27/10/2020 - 12:23

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A Sutera (CL) venerdì 26 ottobre 1888 nasceva Fra Nazareno Scolaro da genitori ignoti. E’ stato amato da due “Filomene”. La prima è stata Filomena Gagliano, che, appena l’ha trovato davanti la sua porta alle ore 6 di mattina, si prese subito cura di lui portandolo prima al Comune per farlo registrare all’anagrafe e poi in chiesa per farlo battezzare. Dall’ufficiale dell’anagrafe di Sutera (CL) ricevette il nome di Scolaro Guglielmo. Fu battezzato lo stesso giorno dal Sacerdote e cappellano Antonino Mormino. I padrini sono stati Caltagirone Onofrio e Filomena Gagliano.

L’altra Filomena era di Mussomeli (CL) sposata con Vincenzo, di cui non sappiamo i cognomi perché non registrati. Essi hanno adottato oltre Fra Nazareno (Scolaro Guglielmo), anche Cedro Giovanna, e Vincenzo Dardanello. Sono stati una coppia generosa e amante della vita. Nonno Vincenzo è morto – raccontava unanipote – un Venerdì santo, ma l’anno non lo ricordo. Io non l’ho conosciuto. Mentre nonna Filomena è morta prima del 1938. Il nonno Vincenzo era il capo dei sacrestani. Faceva tutti i giorni la santa comunione e dava un tumulo di farina alle suore della Badia per fare preparare le ostie. La nonna Filomena aveva il telaio in casa e tesseva coperte e lenzuola. In casa di mia nonna la preghiera non mancava. Dicevamo il Santo Rosario tutti i giorni davanti alla porta, sulla strada.

Lasciamo che ce ne parli il compianto confratello P. Lorenzo Sapia (1940-2012), che lo conobbe e che è stato Superiore provinciale di Sicilia, Superiore del convento di Valverde e parroco del Santuario della Madonna di Valverde (CT).

IL SORRISO E IL SILENZIO:FRA NAZARENOSCOLARO

a 40 anni dalla morte di P. Lorenzo Sapia

Lo ricordo ancora così: lo sguardo avvolto nel silenzio di un sorriso appena sbocciato tra le sue labbra, le mani nella preghiera in un atteggiamento di abbandono e di amore nei confronti dell’Infi-nito e della sua Misericordia, a cui aveva dato tutto se stesso: la sua anima, il suo corpo, la sua disponibilità, la sua umiltà, il suo sorriso, il suo silenzio, il suo servizio, quasi a significare che tutto era di Dio e niente gli apparteneva. Il suo respiro stesso era dono di Dio e grazia dello Spirito. Era mercoledì quel 17 giugno 1970. Un grande silenzio aleggiava sul volto di tutti i presenti; un giorno par-ticolare in cui, tra emozione ed attesa, avveniva l’incontro con se stesso e con il suo Dio, a cui guardava sempre con amore e trepidazione. Fra’ Nazareno si era rivelato profeta dell’Amore e “Magnificat” della Vergine Maria. Ma è stato anche profeta del “sorriso” e del “silenzio”, proprio di coloro che cercano e amano Dio. Ricordo con emozione quel giorno, quasi una tenera poesia d’amore. La sua anima era pronta. Aveva la certezza di Dio, della sua bontà, la carezza della sua misericordia. Tutto era pronto e Dio era con lui. Ricordo quel mercoledì di giugno. C’erano anche alcuni confratelli, che lo sostenevano con la preghiera e la loro presenza.

C’era anche il sottoscritto, quasi un bisogno di amore per Fra Nazareno a cui voleva un gran bene e ne avvertiva già la perdita. Dopo l’amministrazione dell’Unzione degli infermi, si addormentò nel Signore e ci fu un grande silenzio. Fra’ Rosario Drago, uno dei confra-telli presenti, scoppiò in pianto e comin-ciò a gridare: “E’ morto Fra’ Nazareno! E’ morto un santo!” e, correndo, andò a suonare le campane, non a morto, ma a festa, mentre tra l’emozione gridava, quasi a far capire alla gente di Valverde che era morto Fra’ Nazareno, l’uomo buono e silenzioso, l’uomo del sorriso, il custode della Madonna, l’uomo amato da Dio e dagli uomini. In verità, Fra’ Nazareno era stato un dono di Dio e la sua presenza era stata un messaggio di amore, un alito dello Spirito di cui ne aveva sentito il profumo e la forza dell’amore. In quegli istanti, certamente avrà pensato alla sua Madonna, la Vergine dallo “sguardo dolce”, la Madonna di Valverde, di cui era stato fedele custode per oltre 50 anni, e avrà detto: “Eccomi … sono pronto per fare la volontà di Dio! La sua Parola è nel mio cuore”.Avrà pensato al Tabernacolo, al “Prigioniero d’Amore“ e avrà detto: “Ho creduto al tuo Amore. Ho amato la tua Verità. Eccomi! Ti ringrazio per la tua bontà.”.Ci fu un grande silenzio, che aiutò tutti a capire la volontà di Dio. Era co-minciato il giorno della sua risurrezione. I volti di tutti i presenti si guardarono e tutti furono concordi nell’affermare che Dio s’era ripreso il suo e poi per l’eternità, per sempre! Aveva 82 anni, di cui 50 passati al servizio della Madonna e del suo Santuario.

Il suo ricordo è ancora vivo e palpitante in tutti noi. Eppure sono passa-ti 40 anni dalla sua morte. Coloro che amiamo non muoiono mai: vivono sem-pre nel nostro cuore. Cambiano “vita” e abitano nella “dimora” dove c’è pace, risurrezione e amore senza fine. Si era abituati a vederlo di continuo davanti l’immagine della Madonna, in ginocchio, nel suo silenzio e nella sua umiltà, sorridente nel trattare gli altri, pieno di ricchezza interiore e di bontà. Non sapeva mai dire di no. Era la “di-mora” dell’Infinito. Le sue esequie si svolsero con grande concorso di fedeli, nella preghiera e nella fede e fu una grande festa, in cui, tra emozione e gioia, si capì che Fra Nazareno era un uomo di Dio, perché aveva l’Amore nel cuore. Fu servo del Signore, fedele e amorevole. Certamente adesso vede il “volto” di Dio, perché aveva “mani innocenti e cuore puro”. La sua vita fu solamente una testimonianza d’amore; non c’era “menzogna” nel suo cuore, avendo rispettato sempre gli altri, perché vedeva in loro il suo Dio ed il suo Amore. Adesso riposa nel Santuario accan-to alla sua Madonna, la Vergine dallo “sguardo dolce”. E’ ritornato là dove avrebbe voluto essere sempre. La sua presenza è un impegno per noi: il sorriso, il silenzio, l’umiltà e un grande amore all’Infinito, l’unico “suo Dio”, in cui c’è sempre gioia e amore. Ci consola sapere che il suo spirito è ancora in mezzo a noi e la sua presen-za non ci ha abbandonato mai. E’ il ricordo di un uomo giusto e pieno di fascino. (“La Rosa di Valverde” 2010)

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