“Non è ipotizzabile utilizzare miniere dismesse dagli anni ’80 e da allora discariche di amianto mai bonificate, per depositare altri rifiuti speciali provenienti da quasi tutta la Sicilia. Inammissibile, peraltro, che dei quattro siti indicati dalla Regione per lo stoccaggio e lo smaltimento di amianto proveniente da tutta l’Isola, ben due siano in provincia di Caltanissetta non lontani da centri abitati”.
Il monito arriva dal deputato alla Camera del Movimento 5 Stelle Dedalo Pignatone che già a fine settembre aveva manifestato le proprie preoccupazioni a riguardo. Il parlamentare interviene adesso sulla firma del decreto approvato dall’assessore regionale al Territorio e ambiente Salvatore Cordaro che vedrebbe interessati, appunto, anche i siti minerari di San Cataldo e Milena, nel Nisseno.
“Da diverso tempo, – va avanti Pignatone – evidenzio in particolare la problematica della miniera Bosco di San Cataldo, già interessata da un processo per disastro ambientale in corso e oggetto di indagini: gli 8 mila metri quadrati di eternit, infatti, hanno portato la procura di Caltanissetta, nel 2014, a dichiarare l’area sotto sequestro, imponendo alla Regione la bonifica dell’area che, invece, non è mai avvenuta.
30 anni di inquinamento e mancate bonifiche in una miniera per cui oggi sono a processo 3 funzionari regionali. Sul tema, avevo fatto anche un intervento in Aula nel dicembre scorso, ma purtroppo, tocca constatare che tutto ciò che riguarda la tutela e la valorizzazione di questo sito è rimasto inascoltato. Risulta, inoltre, che la parte esterna del sito minerario di Bosco presenta oggi una subsidenza importante, in pratica il terreno sta sprofondando a livello geologico e pertanto, risulta davvero incredibile che si preveda un sito di stoccaggio in quel luogo”.
“Non è mia intenzione creare allarmismi, – continua Pignatone – ma non possiamo restare inerti di fronte alla scelta di utilizzare siti già gravemente inquinati, oltre alle contraddizioni di un Governo regionale che fino a pochi mesi fa, era l’agosto 2020, per tramite di altri assessorati, dichiarava di lavorare per l’inserimento dell’area e delle altre miniere dismesse in Sicilia, nel piano energetico regionale con l’obiettivo di far diventare dei parchi fotovoltaici quei terreni non sfruttabili per altri scopi e ora presenta un conto decisamente salato per questi territori che hanno già sofferto troppo la mancanza di bonifiche.
Pensare che in altre zone, in altri Paesi, esempi unici di archeologia industriale come quello della miniera Bosco, vengono valorizzati in chiave turistica, portando benefici economici ad intere aree”.
“Milena e San Cataldo sono territori già fragili e decisioni di questo tipo, non condivise con la comunità, potrebbero metterne a rischio lo sviluppo economico. Il territorio è di tutti e per questo mi aspetto che si sollevi un coro unanime, anche da parte degli altri rappresentanti regionali del territorio e a prescindere dal colore politico, per dire no a questo scempio.
Oggi, – conclude il deputato – la nostra sfida deve essere quella di far ripartire l’economia di questi territori. Ambiente, agricoltura, turismo e cultura sono le chiavi di sviluppo, e non rifiuti e stoccaggio”.