RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO. Continua la colpevole approssimazione dell’operato dell’Assessore Cordaro e dei suoi tecnici. Il Piano Regionale Amianto, partorito a quasi 30 anni dalla messa al bando dell’amianto e dopo oltre 6 anni dalla L.R. n.10 del 2014, continua a mancare di concretezza e praticità del come e dei tempi per realizzare e raggiungere gli obiettivi prefissati così come abbiamo per tempo chiarito con le nostre osservazioni alla procedura VAS.
A peggiorare le cose la scelta del tutto incomprensibile dei quattro siti proposti per la creazione dei luoghi di stoccaggio definitivo dei manufatti contenenti cemento amianto (MCA).
Dei quattro siti tre sono
in Sicilia centrale, in un raggio di poco più di una ventina di chilometri, e
tutti e tre sono miniere dismesse di sali. Due, in provincia di Caltanissetta,
sono quelle di Milena e di Bosco Palo, una, in provincia di Enna, quella di
Pasquasia, il quarto sito, invece, è in una cava di Biancavilla ai piedi
dell’Etna.
L’estrema concentrazione dei tre siti, in un’area che rimarrebbe lontana da gran parte dell’isola e che renderebbe necessari spostamenti a lungo raggio per la movimentazione dei materiali da stoccare, costringerebbe le comunità a spendere ancor di più per risolvere la questione amianto. Poi, ancora, la scelta di utilizzare i vuoti minerari. Essi sono tutti abbandonati da lungo tempo, non garantiscono alcuna accessibilità e, per almeno due dei tre siti, rimane altissimo il sospetto che i vuoti siano stati utilizzati illecitamente per far scomparire rifiuti ad alta tossicità e, probabilmente radioattivi. Infine, una valutazione ancor più semplice, ci pare che il Governo Musumeci non sappia proprio cosa sia il cemento amianto ed immagini che lo stesso debba essere seppellito chissà dove e chissà a quale profondità per dismetterne il potenziale inquinamento. Il Cemento amianto è un materiale edile la cui unica pericolosità sta nell’eventuale perdita di fibre.
Vanno evitati per questo i lunghi tragitti e vanno individuati non già profondi cunicoli nei quali nascondere i materiali ma siti subaerei, facilmente gestibili, nei quali mano a mano stoccare i materiali per poi ricoprirli con uno strato di capping che ne blocchi definitivamente ogni possibile esposizione all’aria. L’amianto non ha ricadute sulle acque superficiali o sotterranee, non rilascia veleni, fumi, puzze. Per questo Legambiente da sempre sostiene che vadano individuate preferibilmente cave dismesse, possibilmente coltivate a fosso, con versanti stabili e con la possibilità di creare facili accessi ai mezzi di scarico.
Confidiamo in un ravvedimento operoso della Regione Siciliana e dell’Assessore Cordaro.
Ivo Cigna – (Presidente Legambiente Caltanissetta)
Franz Scavuzzo – (Presidente Legambiente Enna)
Giuseppe Maria Amato – Comp. Dir. Legambiente Sicilia