La curva dei contagi da coronavirus in Italia è in costante crescita, nonostante il minor numero di positivi registrati ieri 12 ottobre. 4.619 casi ma, complice l’effetto “fine settimana”, i tamponi son stati solo 85.442, quasi 40mila in meno rispetto alla giornata precedente. Intanto il comitato tecnico scientifico in un documento di cento pagine ha spiegato come affrontare la pandemia in futuro e ha delineato al tempo stesso uno scenario non proprio roseo nel caso in cui l’indice Rt salisse sopra l’1,5 per almeno tre settimane. Bar e ristoranti costretti a fermare la loro attività, lezioni universitarie sospese, scuole chiuse. Proprio su queste ultime l’attenzione è alta. Dal monitoraggio settimanale realizzato dall’Istituto superiore di sanità e dal Ministero della Salute relativo al periodo 28 settembre-4 ottobre, è emerso che l’aumento dei focolai potrebbe essere l’esito di una trasmissione avvenuta in ambito scolastico. Sembra, dunque, essere giustificata l’ansia con cui i genitori accolgono i primi malesseri dei figli, in particolar modo la febbre.
Bisogna innanzitutto dire che la febbre non è una malattia, ma un sintomo. Non necessariamente essa è espressione di infezione da Covid. Fortunatamente i piccoli che hanno contratto il virus sono davvero pochi e la maggior parte di questi ha accusato segni clinici lievi. Ciò, ovviamente, non significa che non siano contagiosi e soprattutto non bisogna abbassare la guardia in caso di soggetti a rischio, ovvero bimbi affetti da tumori e da malattie cardiache. Come già accennato, la febbre può essere causata da altri disturbi: banali raffreddori, faringiti, otiti, tracheiti, patologie esantematiche (morbillo, varicella, rosolia, parotite). Quando la temperatura supera i 38 e mezzo è bene somministrare al bambino un antipiretico, non forzarlo a mangiare e aiutarlo a idratarsi in maniera costante e abbondante. A scopo precauzionale bisogna lavare frequentemente le mani anche in casa e andrebbero limitati i contatti ravvicinati (è possibile tuttavia usare guanti e mascherina).
Coronavirus? Influenza? Purtroppo non è possibile fare clinicamente una diagnosi differenziale. In caso di sintomi sospetti (vomito, sonnolenza, mal di testa, difficoltà respiratorie) solo il tampone conferma se il piccolo è venuto in contatto o meno con il virus. Il tampone, prescritto dal medico di famiglia, va effettuato preferibilmente nei drive-in pediatrici. In attesa di risposta tutti i membri della famiglia devono lavarsi spesso le mani oppure igienizzarle ed è altresì opportuno cambiare l’aria in casa con una certa frequenza. Quando un bimbo ha la febbre occorre adottare una serie di comportamenti per proteggere la sua salute e quella di chi lo circonda. Innanzitutto bisogna fare in modo che stia in una stanza areata e che eviti i contatti con fratelli e sorelle e con i parenti, soprattutto i nonni. Gli anziani, infatti, sono soggetti fragili e il piccolo può infettarli suo malgrado.