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Fidas Caltanissetta, donazioni in calo: serve maggiore solidarietà

La Fidas Caltanissetta prosegue, incessante, il suo lavoro di sensibilizzazione della cittadinanza, fungendo da intermediario tra donatori e “bisognosi”.

La necessità di trasfusioni di sangue, infatti, non è “un’eventualità” che si può presentare o meno, non è un’opportunità che può essere rimandata.

È un’esigenza continua, costante, indispensabile, vitale.

I talassemici (circa 250 nella sola Provincia di Caltanissetta), ad esempio, ogni 2 settimane hanno la necessità di 2 sacche di sangue.

Per capire quanto sia elevata questa richiesta basti pensare che il fabbisogno mensile di un solo malato equivale al corrispettivo raccolto in 1 anno da un donatore uomo o in 2 anni da una donatrice donna.

Il fabbisogno ospedaliero annuale è di circa 6500 – 7000 unità di sangue. La Fidas ne raccoglie circa 400 al mese. Un dato buono ma non sufficiente per coprire tutte le necessità.

Il Coronavirus ha modificato l’approccio sociale e le attività di sensibilizzazione in tutti i settori, compreso quello dei centri di trasfusione e raccolta sangue.

A queste esigenze, costanti, vanno aggiunte gli interventi programmati e le operazioni d’urgenza svolti in ospedale. Anche in questi casi la tempestività è indispensabile.

Il lockdown, con la chiusura delle scuole, ha impedito le attività di sensibilizzazione negli istituti superiori. Ogni anno, infatti, la Fidas Caltanissetta si reca nelle scuole per attirare l’attenzione dei neomaggiorenni e, grazie all’autoemoteca, effettuare le analisi del sangue utili per iniziare l’iter di donatore.

“Nuove leve” che, adesso, mancano all’appello e si aggiungono ai tanti che, a causa del timore del contagio, limitano attività e spostamenti.

Una paura immotivata per la sede di viale della Regione, che, dai primi di marzo, ha immediatamente attivato il protocollo sanitario prendendosi cura, come sempre, del benessere dei suoi donatori.

Mascherine, igienizzante e distanziamento sociale si sono aggiunti ai già rigidi protocolli di sicurezza messi in atto anche prima che si diffondesse la pandemia.

Nel 2019, a fine settembre, erano state raccolte 3760 sacche di sangue; quest’anno, invece, il dato si è fermato a 3643. Un decremento che viene letto con grande preoccupazione da parte dei malati che vivono con il “terrore di dover temere come sarà il domani. La nostra vita – ha raccontato Calogero Parrinello in una poesia – sicuramente è non molto facile ma so che deve essere vissuta, alla quale bisogna legarsi, amare e rubare tanti sprazzi di felicità”.

Non sempre si riesce a cogliere l’entità di un gesto che, spesso, viene effettuato distrattamente. Donare fa bene alla salute del donatore e salva la vita di un malato.

Non richiede la perdita di molto tempo ma ne dona tanto a chi, con quel sangue, continuerà a vivere.

Scegliere di diventare donatore di sangue attivo e costante è un atto di solidarietà verso il prossimo. Su un lettino, in attesa di una sacca di sangue di un anonimo sconosciuto possiamo trovarci tutti, affetti da una patologia o, magari, per una “banale” operazione.

Nella foto di copertina: il presidente Carmelo Giardina

Nella foto in basso: Salvatore Pilato e Roberta Lopiano

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