Salute

Coronavirus, quanto vale il business delle sagre che con il dpcm se ne va in fumo

Redazione

Coronavirus, quanto vale il business delle sagre che con il dpcm se ne va in fumo

Lun, 19/10/2020 - 14:05

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L’analisi di Coldiretti-Ixè: lo stop alle manifestazioni colpisce le comunità locali e i circa 34.000 operatori ambulanti nell’alimentare 

Un autunno senza sagre e feste di Paese colpisce quasi 3 italiani su 4 (73%) che ogni anno partecipano a eventi enogastronomici e folkloristici organizzati da nord a sud per raccontare le bellezze della Penisola e le sue tradizioni. E’ quanto emerge da una analisi di Coldiretti/Ixè diffusa in vista delle nuove misure di contenimento necessarie per l’aggravarsi delle difficoltà causate dalla risalita dei contagi da coronavirus.

Lo stop alle sagre colpisce le comunità locali e i circa 34mila operatori ambulanti nell’alimentare ma anche – sottolinea la Coldiretti – gli acquisti degli italiani che sfruttano questi eventi pure per rifornire le proprie dispense di prodotti tipici con una spesa complessiva annuale stimabile in 900 milioni.

Sagre, fiere e mercati di paese in Italia sono, infatti, dedicate a ricorrenze storiche o religiose, ma soprattutto a prodotti tipici dell’enogastronomia locale che sono molto spesso al centro dei festeggiamenti che si concentrano proprio in autunno, dalle castagne ai funghi fino ai tartufi.

Un momento conviviale alternativo che riguarda sia le località più turistiche, ma anche più spesso le aree interne meno battute dove si va a guardare, curiosare fra le bancarelle e magari anche acquistare qualcosa, spesso prodotti del territorio con lo street food che ha fatto segnare una vera e propria esplosione negli ultimi anni.

Infatti il 92% delle produzioni tipiche nazionali nasce proprio nei piccoli borghi italiani con meno di cinquemila abitanti, un patrimonio conservato nel tempo dalle imprese agricole con un impegno quotidiano per assicurare la salvaguardia delle colture agricole storiche, la tutela del territorio dal dissesto idrogeologico e il mantenimento delle tradizioni alimentari.

L’alternativa alle manifestazioni enogastronomiche cancellate dalla pandemia sono gli oltre mille mercati degli agricoltori che si sono diffusi in molte grandi e piccole città grazie alla Fondazione Campagna Amica che ha realizzato la più vasta rete di vendita diretta a livello mondiale insieme agli spacci in fattoria e agli agriturismi.

L’acquisto di un alimento direttamente dal produttore – sottolinea la Coldiretti – è anche una occasione per conoscere non solo il prodotto, ma anche la storia, la cultura e le tradizione che racchiude dalle parole di chi ha contribuito a conservare un patrimonio che spesso non ha nulla da invidiare alle bellezze artistiche e naturali del territorio nazionale.

Acquistare prodotti a chilometri zero direttamente dai produttori è un segnale di attenzione al territorio, alla tutela dell’ambiente e del paesaggio che ci circonda, ma anche un sostegno all’economia e all’occupazione locale.

Il cibo è diventato il vero valore aggiunto di gite e vacanze Made in Italy con l’Italia che è leader mondiale incontrastato nel turismo enogastronomico grazie al primato dell’agricoltura più green d’Europa on 306 specialità ad indicazione geografica riconosciute a livello comunitario e 524 vini Dop/Igp, 5155 prodotti.

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