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Alunni città di Sutera intervistano lo scrittore Enzo Russo

Carmelo Barba

Alunni città di Sutera intervistano lo scrittore Enzo Russo

Sab, 31/10/2020 - 09:19

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SUTERA – A causa delle restrizioni previste dai decreti governativi sul Covid-19, il progetto anti bullismo “Io ho scelto” non potrà, al momento, svolgersi in presenza. Per tale motivo, lo scrittore Enzo Russo, presidente provinciale dell’associazione di cui sopra, ha rilasciato una intervista agli alunni del plesso di Sutera, dell’Istituto comprensivo “P. Emiliani Giudici” di Mussomeli, sui temi del bullismo, cyber bullismo, mafia e legalità. Città cara, quella di Sutera, allo scrittore di Mazzarino per i diversi incontri culturali ai quali ha partecipato e per avere ricevuto la cittadinanza onoraria, in occasione della festa della Demanialità, dalla amministrazione comunale guidata dal sindaco Calogero Difrancesco, con la motivazione benemerita: “per il suo impegno civile nella valorizzazione delle piccole comunità dell’entroterra siciliano”. All’intervista hanno partecipato, con due domande finali, i proff. Maria Francesca Munì e Tonino Calà.

– Secondo la sua esperienza, chi è al governo oggi si è reso libero rispetto alle possibili collusioni con i mafiosi? E se sì, cosa è cambiato rispetto al passato?

(Paolino Carruba 2^ A Sutera)

“Fino a qualche decennio fa le collusioni erano evidenti, a volte perfino dichiarate. Poi, con la sconfitta della mafia stragista, sono diventate meno visibili, quindi più insidiose. Oggi spesso la politica agisce in proprio, con metodi non violenti ma ugualmente di impronta mafiosa: le pressioni, le minacce, la corruzione.”

– Dott. Russo, perché la sen. Angela Maraventano sostiene che la vecchia mafia difendeva il nostro territorio, facendo intendere che la mafia funzionava e può funzionare meglio dello Stato?

(Beatrice Mattina 1^ A Sutera)

“Bisognerebbe chiederlo a lei. La mafia difendeva unicamente se stessa, e di conseguenza il territorio dove operava. Funzionava nel proprio interesse, con una ricaduta positiva insignificante sulla società. Pochissimi vantaggi pagati a carissimo prezzo, soprattutto da chi non voleva essere “difeso”.”

– Vista la sua esperienza acquisita nel portare in giro per le scuole il messaggio che dà l’associazione “Io ho scelto”, esistono dei segnali, all’interno di una classe o gruppo, che possono far pensare ad un inizio di azioni di bullismo in modo da poterle prevenire e quindi comportarsi di conseguenza?

(Chiara Nola 2^ A Sutera)

“Certo che esistono, e sono sotto gli occhi di tutti: comportamenti aggressivi, persecuzioni sistematiche, sarcasmo pesante, insulti, a volte aggressioni fisiche. Non è difficile distinguere la naturale vivacità giovanile dagli atti di bullismo.”

– Cosa spinge i bulli a comportarsi nel modo scorretto e negativo che conosciamo? Perché se la prendono con i ragazzi più deboli?

(Maria Sofia Nola 1^ A Sutera)

“E con chi dovrebbero prendersela, con un soggetto più grande e più robusto? Sarebbe quasi da apprezzare, se non altro per il suo coraggio, un dodicenne magrolino e occhialuto che facesse il bullo con un diciottenne palestrato e deciso. Ma non succede mai.”

. La mafia è cambiata nel corso degli anni? Noi ragazzi cosa possiamo fare per combatterla? Lei pensa che possa essere sconfitta?

(Alberto Carruba 2^ A Sutera)

“È cambiata com’è cambiato il mondo intorno ad essa. La Cupola di Riina e compagni non esiste più, e con la loro scomparsa quel che resta dell’organizzazione si è evoluto ed è tornato alla sua antica vocazione: il denaro, la ricchezza, la costituzione di grandi patrimoni. Affrontare lo Stato con le armi in mano è stato un errore, ed è stato pagato caro. Voi ragazzi potete e dovete combattere il bullismo, che ho definito la mafia che va a scuola.”

– Dottore Russo, è noto il suo impegno sociale e culturale sui temi della mafia e del bullismo. Lei pensa che il bullo di oggi potrebbe essere il mafioso del domani se non si trova un sistema “rieducativo” adeguato?

(Gaia Carruba 1^ A Sutera)

“Accade solo se si proviene da famiglie mafiose o legate alla mafia. Con l’età i bulli maturano, rinsaviscono, cominciano a lavorare, mettono su famiglia. I soggetti peggiori finiscono in galera, ma per reati comuni, come ho potuto constatare personalmente visitando qualche carcere, al Nord e al Sud.”

– I cyber bulli hanno delle caratteristiche tipiche o dei comportamenti ricorrenti che ci possono aiutare ad individuarli? Quali armi ha a disposizione un ragazzo della nostra età per difendersi dal cyber bullismo?

(Yebrail Raimondi 2^ A Sutera)

“L’unica differenza è che sono quasi sempre anonimi, ma la Polizia postale è sempre in grado di identificarli. Bisogna parlarne subito con gli insegnanti e soprattutto con le famiglie. Penseranno loro a interessare le forze dell’ordine.”

– Spesso nella vita di tutti i giorni assistiamo ad episodi poco corretti. Quali consigli si sente di dare ai ragazzi della nostra età per crescere in maniera armoniosa e nel rispetto della legalità? In che modo, secondo lei, possiamo garantire un futuro migliore?

(Francesco Di Giovanni 1^ A Sutera)

“Episodi poco corretti se ne vedono dovunque: sul lavoro, per strada, nei locali pubblici, sui mezzi di trasporto. Ma la gentilezza e l’educazione sono una cosa, la sopraffazione e le minacce tutt’altra cosa. Bisogna imparare a distinguere un violento da un cafone, tenendo sempre presente che tra i giovanissimi un eccesso di vivacità può essere scambiato per qualcosa di più serio.”

– Ho scoperto solo adesso dell’esistenza dell’associazione “Noi e la Sicilia” fondata da Lei. Mi è viene spontaneo chiederle: da cosa o da chi ha trovato lo stimolo per fondare un’associazione antiracket?

(Elisa Pardi 2^ A Sutera)

“Ho applicato il principio di solidarietà che predico continuamente in tutte le scuole in cui vado. Ero in grado di consigliare e aiutare persone in difficoltà ed eventualmente metterle in contatto con le forze dell’ordine e con la magistratura, e l’ho fatto. Si parla ancora di omertà, ma bisogna capire che quando si è isolati la paura prende quasi sempre il sopravvento. Come dico spesso, si scrive omertà ma si pronuncia paura.”

– Dottore Russo, nel 2011, in occasione dell’imminente fondazione dell’associazione antiracket “Noi e la Sicilia” (di cui è presidente), Lei dichiarava in un’intervista su Repubblica che: “…. una cosa è la Sicilia e una cosa sono i siciliani, che la prima non esiste, senza i secondi, e che tocca a noi dare una nuova immagine all’isola, e di conseguenza a noi stessi”. Da allora sono trascorsi circa 10 anni. Pensa che la Sicilia ed i siciliani hanno una nuova immagine? Sono migliorati? O come scrisse Giuseppe Tomasi di Lampedusa: “I siciliani non vorranno mai migliorare per la semplice ragione che credono di essere perfetti; la loro vanità è più forte della loro miseria.”

(prof. Tonino Calà, docente di Lettere e referente Legalità)

“Migliorati non saprei dirlo, cambiati sì. Avverto una maggiore consapevolezza nei discorsi della gente. Purtroppo, quando la realtà è desolante, questa consapevolezza può aprire le porte alla sfiducia o al qualunquismo. Dai tempi di Tomasi di Lampedusa le regioni hanno cominciato a somigliarsi sempre di più, ma restano i caratteri genetici e tradizionali, com’è naturale che sia. Dubito che oggi i siciliani siano più vanitosi dei pugliesi o dei piemontesi, e che i toscani o i sardi si ritengano meno perfetti di loro. Sono stereotipi.”

– La nostra Scuola, in questo momento storico di vita digitalizzata, ha scelto di aderire, per il terzo anno consecutivo, al progetto Scuola amica delle bambine, dei bambini e degli adolescenti, nato dalla collaborazione tra l’Unicef e il Ministero dell’Istruzione con la proposta educativa: “Non perdiamoci di vista. Bullout!”. Anche se la linea di intervento prevede il coinvolgimento degli alunni della scuola primaria e secondaria, in qualità di referente del progetto Scuola amica, ho deciso di estendere la partecipazione anche ai bambini della scuola dell’infanzia per mettere in atto una inizializzazione virtuosa ai dispositivi tecnologici, nel rispetto di sé stessi e degli altri. Lei, dottor Russo, condivide questo modus operandi volto ad aiutare gli alunni, anche i più piccoli, ad esprimere le proprie emozioni, a gestire i conflitti e a favorire lo sviluppo di alcune life skills cognitive (pensiero critico e pensiero creativo), emotive (consapevolezza di sé e gestione delle emozioni) e relazionali (empatia) al fine di prevenire i fenomeni di bullismo e cyber bullismo?

(prof.ssa Maria Francesca Munì, docente di Lettere e referente progetto Scuola Amica)

“Certo che lo condivido. Man mano che diminuisce l’età e più difficile dialogare, col rischio di non essere capiti o di essere capiti male. Io vado sia alle medie sia alle superiori, ma non alle elementari, perché non ho il linguaggio giusto per persone così giovani, non conosco gli accessi alla loro attenzione. Ma non dubito che gli operatori sapranno come muoversi. Il concetto di solidarietà, che è alla base di tutte le relazioni umane, potrebbe e dovrebbe essere “inoculato” fin dai primi anni di vita.”

Prof. Tonino Calà

Responsabile comunicazione esterna ICS “Paolo Emiliani Giudici”