La data del 14 settembre per l’avvio dell’anno scolastico resta quella ufficiale, ma la Giunta regionale ieri sera ha deciso di estendere a tutte le scuole, anche a quelle non sede di seggi elettorali per il referendum, l’opzione di scegliere autonomamente di fare slittare l’avvio al 24. L’assessore regionale all’Istruzione e alla formazione professionale, Roberto Lagalla, aveva spiegato nel pomeriggio qual era l’orientamento del governo regionale: «Nel decreto assessoriale che abbiamo emanato (il decreto n.2 del 10 agosto sulla determinazione del calendario scolastico, ndr) avevamo già previsto l’opzione di uno slittamento dell’avvio della attività didattica per le scuole che saranno sede di seggio referendario. Adesso, alla luce di esigenze particolari che potrebbero emergere nelle scuole, saranno autorizzati anche tutti gli altri istituti che ritengano necessario posticipare la partenza delle lezioni a quella data. E comunque raccomandiamo sempre l’accesso differenziato nei primi giorni di scuola, in modo da non avere subito tutta la scolaresca in istituto e rodare i meccanismi di gestione di spazi e procedure». Qualche giorno fa aveva detto che un centinaio di istituti su 920 presentava situazioni critiche in merito a edifici e strutture. Conferma? «Sì, il numero è quello. Le situazioni più critiche sono state individuate nelle grandi aree metropolitane di Catania, Palermo e Messina dove c’è una popolazione scolastica numerosa e gli edifici scolastici sono utilizzati in maniera massiva. In altri territori c’è una situazione meno complessa».
Contate di riuscire a risolvere tutte le criticità legate alle strutture? «Abbiamo mandato delle schede aggiornate a tutte le ex Province coinvolgendo anche i prefetti su richiesta dell’Ufficio scolastico regionale e dell’Anci Sicilia, in modo tale da facilitare il reperimento delle strutture necessarie. Altrimenti bisognerà ricorrere ad altri elementi organizzativi come le fasce orarie (i doppi turni, ndr) o la riduzione del tempo/ora, secondo quanto previsto dalle linee guida regionali. Il primo obiettivo è reperire più spazi, penso che in questa direzione si possa ancora agire e trovare soluzioni». La Regione può mettere a disposizione le proprie strutture? Come gli ospedali dimessi di recente a Catania, ad esempio. «La ricognizione deve essere fatta dagli enti locali, Comuni, Città metropolitane e Liberi consorzi ed è ovvio che se dovessero essere richieste strutture di pertinenza regionale la Regione non avrebbe nulla in contrario. Anche il protocollo d’intesa che abbiamo sottoscritto con Cei, Usr e Anci per avere la disponibilità delle strutture ecclesiastiche e parrocchiali ha dato una risposta soddisfacente. Anche in questo caso è in corso una ricognizione da parte degli enti locali». Sui previsti organici aggiuntivi, soprattutto per il personale Ata, i sindacati hanno manifestato qualche perplessità. «La competenza è dell’Usr che aveva annunciato di completare le procedure entro il 31 agosto (ieri, ndr). Aspettiamo». La Regione avrà un ruolo nella distribuzione dei banchi singoli? «No, verranno distribuiti direttamente dal Ministero dell’Istruzione in base alle prenotazioni che faranno le singole scuole attraverso l’Ufficio scolastico regionale. La Regione, invece, si sta interessando a individuare dei siti di stoccaggio per i banchi dimessi, che non saranno pochi». E i trasporti? «Il governo nazionale non ha ancora fornito indicazioni definitive sia relativamente al numero di passeggeri sui mezzi pubblici sia sulle risorse aggiuntive da mettere a disposizione per potenziare il numero delle corse e gli orari del trasporto pubblico locale. Questo è il punto ancora non risolto». La formazione professionale ripartirà anch’essa nelle date stabilite? «Certamente, quella in obbligo scolastico ripartirà secondo il calendario previsto».