Italia, il prete dei migranti ucciso a coltellate da un tunisino che aveva aiutato

Un sacerdote 51enne, don Roberto Malgesini, è stato accoltellato e ucciso a Como intorno alle 7 di martedì, sotto la sua abitazione. Inutili i soccorsi, giunti poco dopo. L’omicida si è già costituito: si tratta di un 53enne tunisino con problemi psichici, che si è presentato ai carabinieri coperto di sangue. Don Malgesini era noto per il suo impegno a favore dei migranti.

Don Malgesini nella città era il prete degli ultimi. Non aveva una parrocchia, ma la sua pastorale era quella dell’assistenza ai bisognosi. Portava la colazione ai senzatetto e agli migranti e assisteva tutte le situazioni di marginalità. Viveva nella parrocchia di San Rocco, a pochi passi dal punto dove è stato accoltellato. L’assassino, con piccoli e vecchi precedenti penali e più di un decreto di espulsione dall’Italia, dormiva nei posti letto messi a disposizione dei senzatetto dalla parrocchia. Si è presentato intorno alle 7:30 nella caserma dei carabinieri di Como, affermando di aver appena ucciso il sacerdote.

Omicida confessa delitto: “Temevo il rimpatrio” – L’omicida di don Roberto Malgesini durante l’interrogatorio in questura ha ammesso le proprie responsabilità: “Ha descritto dinamica e movente, quest’ultimo, allo stato, esclusivamente riconducibile al convincimento di essere una vittima di un complotto che ne avrebbe determinato il rimpatrio in Tunisia”. Lo scrive in una nota il procuratore della Repubblica di Como Nicola Piacente. “Non sono emersi – prosegue la nota – allo stato coinvolgimenti dell’indagato in percorsi di radicalizzazione. Sulla base degli elementi acquisiti, la Procura provvederà nelle prossime ore a formalizzare una richiesta di convalida dell’arresto per omicidio volontario”. L’indagato è stato poi trasferito in carcere. 

Davanti alla  parrocchia tanti stranieri in lacrimeIn tanti, moltissimi di origine straniera, con gli occhi lucidi, sono arrivati con il passare delle ore davanti alla parrocchia nella piazza di San Rocco a Como. “Per me era come un padre – ha raccontato un 36enne – quando sono arrivato dalla Romania, solo, senza casa e lavoro, è stato lui il primo ad aiutarmi, poi ho trovato un’occupazione ma con lui sono sempre rimasto in contatto, se avevo bisogno di medicine, di essere accompagnato per una visita, chiamavo lui. Non meritava di morire così, spero ci sia giustizia”. “Io venivo qui tutte le mattine per prendere qualcosa da mangiare – ha raccontato un giovane ghanese seduto sui gradini della chiesa – anche stamattina sono arrivato alle 7,30 e ho visto un corpo per terra ma non mi hanno fatto avvicinare. Solo dopo ho saputo che era Don Roberto: per me oggi è una giornata molto triste”.

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