Lo screening. Dai ieri in distribuzione i kit L’esame si fa su base esclusivamente volontaria
. Già ci sono alcuni che sottolineano che quanto previsto per avviare il nuovo anno scolastico in Sicilia attraverso i test sierologici una vera e propria campagna ad ostacoli. Da una parte i medici che non tutti aderiranno alla effettuazione dei test per valutare la immunità nei confronti del virus Sars-CoV-2 e dall’altra la perplessità degli insegnanti. Come spesso accade, ci sono tanti scettici e altrettanti indecisi. Sta di fatto che una platea di circa 110mila tra insegnanti e personale Ata in Sicilia, ma in forma facoltativa, dovrebbe sottoporsi ai test sierologici per potere poi, si spera, aprile i cancelli delle scuole di ogni ordine e grado a partire dal prossimo 14 settembre. Già un primo segnale negativo arriva dai “camici bianchi”: la Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale) aderisce allo screening, mentre lo Snami (Sindacato Nazionale Autonomo dei Medici Italiani) dice no. Si oppone. I kit per i test sono già da ieri in distribuzione. Ma a regnare è il caos. Ogni kit contiene 25 test: basta fare una puntura sul dito e il risultato si avrà in meno di dieci minuti. Dobbiamo ribadire che il test è su base volontaria e rivolto a tutto il personale scolastico delle scuole pubbliche, statali e non statali, paritarie e private. Il personale scolastico dovrà, quindi, contattare telefonicamente il proprio medico di famiglia per programmare l’esecuzione dei test e se non si ha un medico di famiglia, specie in caso di personale fuori sede, alla Asp (Igiene Pubblica), compilando un atto notorio. Il test è semplice, indolore e non presenta controindicazioni: nel giro di pochi minuti si potrà sapere se si ottiene una risposta immunitaria positiva o no. In caso di test positivo, significa che in un passato più o meno recente si è venuti a contatto con il virus e l’organismo ha prodotto degli anticorpi che si sono evidenziati. Per questi soggetti verrà subito Galvano Fimmg: «Il 70 per cento aderirà alla campagna. Il problema è nel Catanese». L’infettivologo Bivona: «Il test va fatto nei giorni più vicini all’ingresso nelle classi» prenotato il tampone (test molecolare), che va a cercare se il virus è ancora presente nell’organismo, per tutelare la tua salute e quella di tutti quelli che ti sono vicini. «Credo che in Sicilia il 70 per cento dei medici di medicina generale aderirà alla campagna di screening che abbiamo voluto intitolare “Diamo una lezione al Covid” – sottolinea Luigi Galvano, segretario generale regionale della Fimmg – qualche problema lo si avrà nel Catanese dove ci sono altre tre-quattro sigle sindacali che non sono d’accordo. Ricordiamo pure che l’Ordine dei Medici di Catania e da qualche tempo commissariato. Pertanto invito anche tutti i medici a partecipare, noi contiamo sul giusto apporto di tutti. Infatti tutti assumiamo un vincolo morale nel partecipare. Tale concetto è stato compiutamente espresso dal presidente nazionale degli Ordini dei Medici Filippo Anelli. Egli ci dice che bisognerebbe ricordare a tutti che siamo in emergenza sanitaria e che le norme prevedono che i medici debbano mettersi a disposizione delle autorità. Nel caso specifico poiché si tratta di garantire la salute pubblica nelle comunità scolastiche e quindi dei nostri figli, la decisione assunta dalle autorità di testare gli insegnanti e il personale Ata al fine di evitare possibili contagi non può che trovarci consenzienti e disponibili alla massima collaborazione». Sui test sierologici al personale docente e a quello Ata, ha voluto ribadire ancora una volta un aspetto epidemiologico, Alessandro Bivona, infettivologo: «Fermo restando l’importanza della esecuzione del test, ricordiamo che andiamo a valutare un pool di anticorpi prodotto dal nostro organismo dopo l’infezione. Tali anticorpi si rendono dosabili in un range di tempo di circa dieci giorni (a seconda delle metodiche). Per cui una positività o negatività ci da un quadro di ciò che avvenuto circa dieci giorni-una settimana prima dell’esame. Quindi il rischio è che non riusciamo ad identificare un contagio avvenuto in questo lasso di tempo. In poche parole, un soggetto che si è infettato cinque giorni fa può risultare negativo. Ecco perché il personale dovrebbe fare lo screening nei giorni più vicini all’ingresso in classe».