Un colpo a uno dei mandamenti piu’ potenti della mafia palermitana: quello di Tommaso Natale-San Lorenzo. Blitz all’alba dei carabinieri del Comando provinciale che hanno portato a termine dieci arresti, di cui nove in carcere e uno ai domiciliari, su disposizione del gip del tribunale. I dieci sono ritenuti, a vario titolo, responsabili di associazione mafiosa, estorsioni aggravate, furto aggravato e violazione delle prescrizioni imposte dalle misure preventive.
Custodia cautelare in carcere per un nome eccellente Giulio Caporrimo, 51 anni, chiamato in una intercettazione “Cento carati”, in quanto ritenuto un pezzo da novanta in grado di sollevare le sorti di Cosa nostra; Vincenzo Billeci, 51 anni; Andrea Bruno, 52 anni; Francesco Di Noto, 31 anni; Andrea Gioe’, 32 anni; Baldassare Migliore, 33 anni; Vincenzo Taormina, 48 anni; arresti domiciliari per Giuseppe Enea, 30 anni. Gia’ detenuti Francesco Paolo Liga (56 anni) e Nunzio Serio (43 anni).
Ricostruiti dagli inquirenti sette casi di estorsione, tentata o consumata, di cui due denunciati dalle vittime. Gli arresti di oggi, chiesti dalla Direzione distrettuale antimafia di PALERMO che ha denominato il blitz ‘Teneo’, nascono da una seconda fase di indagine del Nucleo investigativo dei carabinieri di PALERMO sul mandamento mafioso nella zona occidentale di PALERMO e che era partita con l’operazione ‘Talea’ del 2017. L’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca, ha documentato le dinamiche dell’organizzazione che ruotavano intorno alla figura di Francesco Paolo Liga, considerato il reggente del mandamento anche alla luce dei precedenti blitz ‘Oscar’ (2011), ‘Apocalisse’ (2014) e ‘Talea’.
Una reggenza che, tuttavia, sarebbe stata caratterizzata da una scarsa efficacia e vissuta, quindi, negativamente da molti affiliati che avrebbero iniziato a puntare le proprie fiches su Giulio Caporrimo, scarcerato nel 2017, e Nunzio Serio: “L’hai sentita la buona notizia? È uscito Giulio, e’ uscito”, e’ una delle frasi ascoltate in quei giorni dagli investigatori. “In effetti, gli equilibri mafiosi si spostavano immediatamente – osservano dal Comando provinciale dei carabinieri – in favore di Caporrimo e Serio con un evidentemente ridimensionamento di Liga, senza che venisse comunque esautorato”.
Nel settembre 2017 un nuovo provvedimento restrittivo per Caporrimo porto’ le redini del mandamento a Serio, a sua volta arrestato nel maggio 2018 quando le microspie dei carabinieri vennero a conoscenza della prima riunione della ricostituita commissione provinciale di Cosa nostra dall’arresto di Toto’ Riina. L’indagine ha monitorato diversi incontri tra Caporrimo e Serio, avvenuti in qualche occasione anche al largo delle coste palermitane e sui rispettivi gommoni. Le microspie hanno registrato anche uno spaccato pittoresco della vicenda con Caporrimo che lamentava uno scadimento sempre maggiore dei costumi del luogo per la presenza delle moto d’acqua che scorrazzavano nei pressi dei bagnanti di Sferracavallo.
Il capomafia raccontava di essere intervenuto personalmente nei confronti di alcuni utilizzatori delle moto d’acqua, originari dei quartieri di Brancaccio e di Pagliarelli, i quali, riconoscendolo, avevano tenuto un comportamento remissivo, tanto da essersi di seguito spostati sulla zona di Mondello, dall’altro lato della riserva di Capo Gallo, perche’ a Sferracavallo “c’era lo zio in porto”.
L’indagine ha poi portato alla luce le estorsioni operate dal clan soprattutto nei confronti delle aziende edili: in due circostanze le vittime hanno denunciato aiutando quindi gli investigatori. “Caporrimo e Serio – dicono i carabinieri – si avvalevano per la gestione materiale ed esecutiva delle diverse attivita’ illecite di diversi soggetti, tra cui Andrea Gioe’, referente per il quartiere di Sferracavallo, Andrea Bruno, referente per il quartiere Marinella, Vincenzo Taormina, Vincenzo Billeci, Francesco Di Noto e Giuseppe Enea”.