Nove anni di reclusione per un 41enne di Grosseto accusato di pedofilia, sei anni per la madre 39enne di Orvieto e residente a Terni che avrebbe coinvolto la loro bambina nei rapporti sessuali con il compagno, e sei anni per una donna 36enne di Reggio Emilia accusata di aver inviato all’uomo foto pornografiche della figlia minorenne dietro pagamento. Sono queste le condanne inflitte dal giudice del Tribunale di Firenze, Gianluca Mancuso, con rito abbreviato, ai tre imputati arrestati nel febbraio scorso, al termine di un’inchiesta della polizia postale diretta dalla Procura fiorentina su un gruppo di pedofili attivi in Italia e in sud America individuati tramite il dark web.
Al centro dell’inchiesta il 41enne, artigiano, già coinvolto in altre due analoghe inchieste per detenzione e scambio di materiale pedopornografico. Nel suo telefono cellulare la polizia postale ha trovato oltre 1.500 immagini a carattere pedopornografico che risultano scambiate su una chat di Telegram denominata ‘Catedraticos’ e su Whatsapp. Il 41enne avrebbe abusato di due bambine di 4 e 9 anni violentate ripetutamente e l’uomo con la donna filmavano gli stupri e si scambiavano i video in chat. Una delle piccole abusata fin dai 12 mesi di età sarebbe stata concepita – scrisse il gip del Tribunale di Firenze nell’ordinanza di custodia cautelare del febbraio scorso – “con il preciso intento di realizzare le fantasie sessuali condivise” dai genitori.
Le indagini, coordinate dai pm fiorentini Sandro Cutrignelli e Giovanni Solinas e dal procuratore aggiunto Luca Tescaroli, sono partite dalla scoperta delle chat pedopornografico su Telegram e Whatsapp: il 41enne e la 39enne utilizzavano le piattaforme digitali per condividere video e immagini degli abusi sulle loro figlie. La polizia postale sequestrò centinaia di file di materiale agghiaccianti nei telefoni cellulari e nei pc sequestrati. Fu sequestrato anche un testo intitolato “Come praticare l’amore bambino” inviato dalla 39enne all’ex compagno.