Tra le molte espressioni di Papa Francesco , di grande effetto e di piacevole gradimento ce n’è una che ha avuto più diffusione e che ha incontrato tanto interesse specialmente tra la gente . Dice Papa Francesco : “Il sacerdote deve avere addosso l’odore delle pecore” Quale è il significato lo sappiamo.
Ho avuto tra le mani, da tempo, un suo libro con sottotitolo “ lettere di un vescovo” da cui prendo le mosse, “ lettera ad vescovo “ in modo confidenziale .
“Rev.ma Eccellenza, e Carissimo amico don Tonino mi introduco
scherzosamente con un detto
latino che tu comprenderai certamente e
tanti altri invece no. “ Quae sunt eadem uni tertio sunt eadem inter se “( Per
gli altri : se due cose sono uguali ad una terza cosa le due sono uguali tra di
loro. E allora : Tu sei amico di
Bernardo, io sono amico di Bernardo quindi vuol dire che noi siamo amici. E’ una larva di sillogismo, non corretto, scusami. Lui mi parlava spesso
di te, suo compagno di studi e a me suo confratello nel sacerdozio. Non ho molte occasioni, anzi nessuna, di conversare
con i confratelli di problemi di vita ecclesiale. Ora lo faccio con
te perchè sai ascoltare e ne hai il tempo . Stando a quello che dice , diffusamente la
gente, e non solo, c’è molto, nella
nostra chiesa che lascia insoddisfatti e perplessi e talora, anche di peggio,
scandalizzati. Noi insegniamo ai fedeli che la “chiesa” siamo tutti,
gerarchia e fedeli. E perché non si respira aria di famiglia , di comunione
vissuta, di fraternità , non solo predicata, ma concreta ? Il Papa
certo vuole rilevare che il rapporto sacerdoti-
fedeli non è secondo lo spirito del
Vangelo. La esistenza di un distanziamento
, è in atto particolarmente in questi tempi
, ma da sempre evidente, Così
pure è sotto censura “la vicinanza”( ! ) tra sacerdoti e vescovi. Quando si
incontrano delle figure sacerdotali esemplari, e ce ne sono, il rilievo più
immediato è “ verificare” il contatto con le persone; la gente
conserva caldo nel cuore il ricordo e l’affetto per il suo parroco
quando egli profuma dell’odore delle
pecore. Ci sono dei vescovi che dicono
espressamente che trovano molto più
gratificante la paternità del parroco
che il potere del vescovo. Tu nella tua vita hai testimoniato , anche
quando sei diventato vescovo , questa paternità. Ed era un godimento per
te occuparti dei poveri, dell’umile
gente, dei più deboli, dei bisognosi, e
anche degli extracomunitari. Li
accoglievi nella tua casa , provvedevi a
soddisfare le loro esigenze. E sai bene
che penne illustri ed autorevoli
hanno scritto di te lusinghieri elogi. Qualcuno ha commentato i tuoi comportamenti che esprimevano carità e interesse per tutti, dicendo: “ Il
pastore è pronto a dare la vita per le sue pecorelle. Gioia rara per tutti,
perché di gente che ama, in astratto e
universale, è pieno il mondo ed è piena anche la Chiesa”. Ci vuole una prova concreta perché la carità cristiana sia vera. Forse hai sorriso
per la mia ingenua fantasia. Ma comunque è innegabile che molto del nostro cristianesimo
è retorico nelle parole, esibizionista nei gesti, insincero nei sentimenti.
Spero che non abbia di che censurarmi. Io ti ringrazio
se mi leggerai, e tornando all’Eccellenza, ti prego di benedirmi mentre
ti auguro che presto possa occupare … un podio su qualche altare. Tuo devoto
amico Don Salvatore Callari