Genova – L’emozione, si sa, può giocare brutti scherzi. E tradire anche una voce potente e profonda come quella di Sergio Sylvestre, finito nella bufera sui social per aver steccato l’Inno di Mameli. Poco prima del fischio d’inizio della finale di Coppa Italia tra Juventus e Napoli, in uno stadio Olimpico completamente deserto, il 29enne cantante originario di Los Angeles, lanciato al successo con la vittoria della quindicesima edizione del talent show Amici, ha intonato l’inno d’Italia a cappella, interrompendosi per alcuni secondi, come se avesse dimenticato una strofa, riprendendo poi l’esecuzione per portarla a termine.
L’incidente, che non è sfuggito a nessuno creando qualche momento di imbarazzo, ha scatenato buona parte del Web che su Twitter, sull’onda dell’indignazione, non lo ha perdonato. Se molti però si sono limitati a bacchettarlo per la steccata commessa definendola «inaccettabile», altri sono andati decisamente oltre con commenti offensivi (anche sul suo aspetto fisico) accusandolo tra l’altro di aver strumentalizzato l’esibizione per porre l’attenzione sul movimento Black Lives Matter e il compianto George Floyd dopo aver terminato l’esibizione con il pugno sinistro alzato, che negli Usa è diventato il simbolo della lotta al razzismo.
A spegnere le polemiche ha pensato il cantante stesso che in una delle Stories su Instagram ha chiarito di non aver dimenticato il testo, ma di essersi emozionato in quella che in effetti è stata una situazione del tutto inedita: «Non sono mai stato così emozionato, neppure quando sono stato ad Amici o al Festival di Sanremo. E’ stata una cosa incredibile vedere uno stadio così vuoto e sentire questo eco fortissimo…mi sono bloccato perché mi è venuta una tristezza molto forte. Mi sono bloccato non perché ho dimenticato le parole, ma per le emozioni…».