In un periodo durante il quale il coronavirus sembra avere attenuato la sua aggressività, c’è chi sente la necessità di ringraziare coloro si sono impegnati per rendere meno drammatica la situazione all’ospedale “Sant’Elia”. Tra questi c’è il primario di Rianimazione ed anestesia, il dott. Giancarlo Foresta che si è ricordato di coloro i quali hanno effettuato le donazioni dei dispositivi di protezione individuale. «All’inizio della pandemia – ricorda il dott. Foresta – ci siamo trovati in gravissima difficoltà perché nonostante la nostra Direzione generale avesse messo in ordine ben 20mila dispositivi di protezione, non ne abbiamo visto neppure uno.
Mai ho sentito così la vicinanza della nostra gente che si è stretta attorno a noi: dire che è stato commovente è davvero poco… non ci siamo abituati. I cittadini sono arrivati in nostro soccorso, con quello che hanno potuto, da Caltanissetta, dalla provincia di Agrigento, e persino da Roma. Queste persone, che mi piace definire “nostri amici speciali”, hanno consentito di limitare il rischio di contrarre l’infezione al personale sanitario e sono loro profondamente grato per questo».
«Grazie di cuore a chi ci è stato vicino con le donazioni e che cito in ordine sparso certo di dimenticarne qualcuno, e cioè Agrifarma di Ventura, Giuseppe Costa, Loredana Falcone, Valentina Graffagnino, l’Associazione Medici Dentisti, il Liceo “Volta”, Luca Di Grigoli, Federico Zurli, Emanuela Arena, l’Unitalsi, le associazioni “Le ali della speranza”, “Un gesto per un sorriso”, “Cavalieri del Santo Sepolcro”, Inner Wheel, Interact, Rotary, Associazione Polizia di Stato, nonché la Spiver e Giuseppe Amico, l’Ordine equestre Cavalieri e Dame del Santo Sepolcro, Oberto, Rita Glorioso, Giuseppe La Spisa, Carolina Cucurullo, Stefania Cipolla, Giusy Cuva, Armando Turturici, Guadagnino».
«Giusto inoltre – ricorda il dott. Giancarlo Foresta – parlare di quella parte di dipendenti ospedalieri che si sono tanto spesi perché le cose funzionassero e che hanno svolto un importantissimo lavoro dietro le quinte. Prima di tutto dottoressa Loredana Medico e i suoi colleghi farmacisti. Nei loro confronti, i rianimatori e tutti i medici coinvolti nell’emergenza hanno un debito di riconoscenza, specialmente con il dottore Giuseppe Seminatore e la dottoressa Maria Rita Badagliacca assieme al personale dell’Unità farmaceutica, che sono stati durante questo periodo di emergenza Covid sempre a disposizione in qualsiasi orario, anche fuori servizio.
Essi hanno consentito la somministrazione, quanto più precoce possibile, di tutti i farmaci che sono stati sperimentati (un esempio fra tutti il tocilizumab che all’inizio è arrivato in ritardo e successivamente col contagocce). Una citazione va anche anche ai sanitari del Laboratorio di Analisi cliniche, a cominciare dal direttore Maurizio Giarratano, che sono stati sempre presenti a qualsiasi ora del giorno e della notte a sviluppare i tamponi e tutti gli altri esami necessari al trattamento dei pazienti, sempre col fiato sul collo da parte dei medici clinici che vogliono risultati istantanei».
Infine gli anestesisti e rianimatori: «Con il nostro personale – spiega il dott. Foresta – siamo stati quelli chiusi 6-12 ore nella rianimazione Covid con turni impensabili da fare interamente bardati dentro i dispositivi e con i pazienti disperati, quelli più gravi. Per aiutarci in questo momento critico c’è stato pure chi è rientrato dalle ferie prima della pensione». Una paziente ha infine telefonato in redazione per segnalare il grande impegno profuso dai dott. Francesco Rizzo, Ferdinando Di Gesù e Antonio Salamone e dagli altri operatori sanitari del reparto di Pneumologia. «Reparto – ha detto – che adesso va riaperto prima possibile, poiché ci sono tanti ammalati che da tre mesi non possono fare i controlli».