Cultura Eventi e Spettacoli

Viaggio nelle librerie della ripartenza

La giornata del libro del 2020 passerà probabilmente alla storia, questo perché siamo ancora obbligati alla quarantena dall’emergenza sanitaria in atto e non solo il libro rivendica prepotentemente il suo essere mezzo di evasione, ma anche la libreria luogo di incontro di prima necessità.

Le librerie sono le prime attività ad aver rialzato la saracinesca, con le dovute cautele, è logico, e noi abbiamo deciso di farci un giro in Italia per farci raccontare dai librai qual è in questo momento l’importanza di avere un libro tra le mani e, dato che c’eravamo, anche per farci consigliare un titolo.

Partiamo dal sud, da Palermo, dove Fabrizio Piazza della libreria “Modusvivendi” ci conferma che i libri “sono fondamentali, sono dei compagni insostituibili per questi giorni di isolamento forzato” e tra i suoi clienti “c’è chi ha preferito titoli di informazione: il libro più venduto è stato ‘Spillover”, un saggio sulle pandemie di David Quammen, dall’altro lato invece c’è chi preferisce la pura evasione, quindi romanzi come ‘Perché il bambino cuoce nella polenta’ di Aglaja Veteranyi, che è il libro che consigliamo”.

Restando sull’isola parliamo anche con Daniela Bonazinga, titolare dell’omonima libreria storica della città dello stretto. Anche lei è d’accordo sull’importanza dei libri in questo periodo, “perché i libri sono di compagnia, sono terapeutici, perché ci sono libri che letti al momento giusto cambiano la vita, e sono anche fonte di intrattenimento per i più piccoli, che stanno soffrendo molto questo immobilismo”. Per quanto riguarda il futuro, immagina che “questo periodo di pandemia cambierà anche il rapporto con la libreria come luogo fisico: credo che quelli che vivono la vita in maniera un po’ più cosciente la rivaluteranno dopo averla maltrattata”. Anche a lei chiediamo un titolo per i lettori di AGI: “Quello di Simona Lo Iacono su Tomasi di Lampedusa ‘L’albatro’, un libro che illumina una figura grandissima che spesso viene affrontata sui banchi di scuola e che leggiamo in un’età sbagliata, un libro che ti porta a riaffezionarti ad una grande pagina della letteratura che è ‘Il Gattopardo’.

Passando a un’altra isola sentiamo Isa Siddi, della libreria “Il Bastione” a Cagliari: “L’importanza del libro in questo periodo è vitale, il libro in quarantena, per quanto riguarda la nostra esperienza, sta accorciando le distanze, noi abbiamo cominciato l’8 marzo con le consegne a domicilio, siamo stati contattati da clienti vecchi e nuovi ma soprattutto da persone che volevano colmare la distanza con un libro non potendo andare a visitare genitori anziani o festeggiare un compleanno”. Sulla questione non ha dubbi: “Un libro è curativo, è un bene di prima necessità, sempre e comunque”. Il suo titolo è “L’albero della vergogna” di Ramiro Pinilla.

Passando sulla terra ferma la prima tappa è la capitale, libreria “Fahrenhet 451” dove la proprietaria Catia Gabrielli ci tiene a specificare subito: “L’importanza del libro non è solo in queste giornate, è sempre, perché riguarda la formazione del pensiero”. “Io credo che la tendenza che si è creata in questi anni del liberarsi un po’ dell’oggetto libro sia molto inquietante, immagino che le case senza libri devono essere dei posti veramente inospitali. Io penso che il libro accompagni nella vita” ma “non ho una concezione del libro come svago, per me il libro è legato al piacere della conoscenza”.Il libro che ci indica è “L’architettrice” di Melania G. Mazzucco “in cui c’è un capitolo dedicato alla peste a Roma nel ‘600”.

Salendo su per la penisola ci fermiamo a Bologna, da Nicoletta Maldini che vive e lavora tra i libri dal 1990 ma quindici anni fa ha aperto la sua libreria “Trame”: “Noi abbiamo riaperto come consegne a domicilio tre settimane fa e dal vivo lunedì. Le persone sono molto contente. Poi adesso che abbiamo riaperto molti colgono l’occasione per fare una passeggiata, per incrociare lo sguardo con qualcuno e parlare di libri, che non è male”. “Faccio la libraia perché ho cominciato a leggere da piccolissima, sono felice in mezzo ai libri, è un tipo di lavoro un po’ vulnerabile però ha anche dei risvolti belli, le richieste dei clienti sono sorprendenti”. Consiglia un classico come “Il cavaliere inesistente” di Italo Calvino, “perché – spiega – l’ho riletto da poco, e c’è questa parte finale in cui lei scappa dal convento e torna a fare la guerriera: va incontro al futuro, che è anche una cosa alla quale aspirare cercando di rendere il futuro un po’ più intelligente e accogliente”.

Concludiamo il tour a Milano, da Cristina Di Canio, nella sua libreria “La scatola lilla”: “Se già prima il libro era il compagno di viaggio per eccellenza, adesso lo è a maggior ragione perché ti permette in realtà di scegliere la tua evasione o introspezione. Il rapporto creato con i suoi clienti lettori è diventato molto intimo: “ci sono lettori che mi dicono di fare molta fatica perché la testa è bombardata di notizie, abbiamo ansia, paura, per alcuni non è il momento ideale per leggere. Però per altri – e sono la maggioranza – lo è senza dubbio. La mia libreria è chiusa, ma continuo a portare storie, perché in questo momento di clausura ce n’è bisogno. Si riesce davvero ad evadere dal quotidiano e molti stanno tornando ai classici, sono nella fase della rilettura, perché cercano di tornare nei posti dove sono stati bene l’ultima volta. Il lettore in questa fase ha mille sfaccettature, quindi sta al libraio capire quale possa essere la storia giusta”. Il libro che ci consiglia è “L’anno della lepre” di Arto Paasilinna, “perché è una storia della ricerca della felicità e soprattutto di libertà, sopra ogni cosa”.

Condividi