E-commerce, cucina, smart working. Cosa gli italiani si sono abituati a fare e come cambierà la loro vita dopo la pandemia da Covid-19
La clausura finirà ma le sue tracce rimarranno a lungo. Che le abitudini siano cambiate è chiaro, ma sembra che alcune siano qui per rimanere: più tempo passato in cucina, maggiore disponibilità a lavorare da casa, ad acquistare e ordinare online. Non si sa se le intenzioni si trasformeranno in realtà, ma un rapporto di TheFool e GlobalWebIndex prova a capire se e come le misure di contenimento ci abbiano (già) cambiati.
Le abitudini che resteranno
Durante la clausura, il 60% degli italiani ha guardato più telegiornali del solito. Uno su due ha incrementato l’uso di app di messaggistica, il tempo passato a cucinare e quello trascorso guardando streaming e tv. A quanto pare, mettere le mani in pasta e spadellare sta piacendo parecchio: un italiano su quattro vuole continuare a dedicarsi ai fornelli più di quanto facesse nella sua vita pre-Covid. Solo il proposito di “dedicarsi di più ai familiari” è così forte. Insomma: affettati e affetti. Cresce anche il desiderio di avere più tempo da dedicare a hobby, lettura e film.
Se questo primo elenco somiglia molto a quello dei buoni propositi di fine anno, ce n’è un altro che parla di abitudini e non solo di desideri. Un italiano su tre afferma che, alle fine dell’epidemia, continuerà a comprare più spesso online. Uno su quattro userà videochiamate, farà esercizi e lavorerà in casa più di frequente. Gli utenti promettono anche di non abbandonare videoconferenze e servizi di consegna di cibo a domicilio. Il 13% degli uomini (ma solo il 7% delle donne) afferma che userà più spesso i pagamenti mobili.
Ripartire non sarà facile quanto riaprire
Il problema della fase due non starà solo questione di quando e come ripartire. Si dovrà riconquistare la voglia di andare al ristorante o al cinema. “Nonostante la riduzione delle restrizioni da parte dei governi, gli utenti su tutti e 17 i mercati esaminati – affermano TheFool e GlobalWebIndex – convergono nella prospettiva di non riprendere completamente le attività di svago outdoor e due su tre dichiarano espressamente di ridurne la frequenza”.
Non solo: circa un utente italiano su dieci dice che cancellerà l’abbonamento in palestra. Quindi non ci tornerà, neppure dopo la riapertura. Circa il 40% degli utenti avverte che si siederà a un tavolo meno spesso. Uno sue due dichiara che non tornerà nei negozi “per qualche tempo” o “per un lungo periodo”. Una quota di diffidenti che sale al 60% per l’accesso a grandi eventi all’aperto e al 65% per cinema e concerti al coperto. Un comportamento dettato soprattutto dalla prudenza, cui si affianca probabilmente una maggiore parsimonia economica.
Crisi e pessimismo rimandano gli acquisti
La crisi sta facendo vacillare il portafogli e l’ottimismo. Tre italiani su quattro hanno già ritardato i grandi acquisti e posticipato spese in abiti e vacanze. Il quest’ultimo caso, il fattore economico pesa (il 17% prevede vacanze più economiche e il 16% di farne meno rispetto al periodo pre-Covid), ma non è il solo. Incidono il timore del contagio e i dubbi sulla durata delle restrizioni. La voglia di partire (anche spostandosi a pochi chilometri da casa), però, non manca: un italiano su quattro indica proprio un viaggio tra le priorità al termine del lockdown.
L’approccio cauto, che limita spese corpose o future, è coerente con una popolazione (in Italia come negli altri 16 Paesi analizzati) diventata più pessimista e che si aspetta un’epidemia lunga più di sei mesi. In Italia, il 57% degli intervista è convinto che ci sarà da aspettare ancora parecchio.
Più del 90% degli intervistati teme un impatto “drammatico” sull’economia del proprio Paese, ma è molto più bassa (al 50%) la quota di chi crede che le proprie finanze saranno colpite in modo altrettanto forte. Non si tratta solo di prospettive. Un italiano sue due ha già ridotto gli acquisti quotidiani. Uno su tre aspetta sconti e promozioni e più di uno su quattro ha intaccato i propri risparmi.