Si chiama 110 Cum Laude ed è una web app che punta a verificare, attraverso l’intelligenza artificiale, se qualcuno sta imbrogliando. Può essere utilizzata in tandem con le piattaforme per videoconferenze e-learning, come Zoom, Meet o Teams e ha già suscitato l’interesse di professori e università
Il tentativo di copiare è vecchio quanto la scuola. Dai bignami in tasca alle cartuccere legate in vita fino agli smartphone: sono solo cambiati gli strumenti. Individuare i giovani virgulti della truffa non è semplice neppure tra i banchi, figurarsi adesso che l’aula è diventata digitale e il professore è lontano chilometri. Ci sono però dei sistemi che leggono i volti per tentare di capire se c’è qualcuno che suggerisce, se l’attenzione degli studenti è in calo o se è il caso di verificare “un’emozione sospetta”. Passare nel giro di qualche anno dal cassino al riconoscimento facciale non è mica poco. Però è una delle strade possibili.
Cattedra virtuale con assistente
“Un insegnate come fa oggi a valutare uno studente da remoto?”, si è chiesto Stefano Bargagni, ceo di Morphcast. Da questa domanda (oltre che da uno spazio di mercato) è nata 110 Cum Laude, una web app che punta a verificare, attraverso l’intelligenza artificiale, se qualcuno sta imbrogliando. Per la serie “te lo leggo in faccia”.
Piccoli segnali, smorfie, direzione del volto, bisbigli, tono di voce, postura: sono tutti parametri valutati per identificare quali emozioni starebbe provando lo studente e per indicare all’insegnante un potenziale baro. 110 Cum Laude gira su browser e può essere utilizzata in tandem con le piattaforme per videoconferenze e-learning, come Zoom, Meet o Teams.
La funzione Exams permette di rilevare se durante una sessione di esame online c’è un suggeritore che sfugge all’orecchio del professore. Oppure se, in base alla posizione della testa e la traiettoria dello sguardo, c’è la possibilità che lo studente stia nascondendo qualcosa, ad esempio sulle ginocchia o in un punto non visibile alla fotocamera.
Le emozioni sospette
Un po’ come avviene per la spia dell’olio o del carburante, sullo schermo del professore compaiono icone che corrispondono ad altrettanti sospetti: possibile frode d’identità, volto non rilevato (se qualcuno si è dato alla macchia), pose, emozione e umore “sospetti”, rischio di “affollamento”.
“Si parte da un presupposto, anche un po’ empirico”, spiega Bargagni: “Se sto dando un esame non rido e non schiamazzo”. Dietro questo dato empirico ci sono un algoritmo che passa in rassegna diversi fattori e il machine learning, cioè la capacità della macchina di imparare. 110 Cum Laude, infatti, non condanna nessuno. Indica ai professori un sospetto, che dovrà poi essere verificato, ad esempio allargando la camera che riprende lo studente.
Se si tratta di un falso allarme, la web app impara dai suoi errori. Se invece c’è una conferma, rafforza il legame tra segnale rilevato e azioni vietata. “È uno strumento d’aiuto, non una certezza”, sottolinea Bargagni.
Pericolo caduta (di attenzione)
La funzione Lessons consente di mantenere il controllo della classe durante le lezioni online. Il docente può verificare in tempo reale se gli studenti sono distratti, se c’è una frode d’identità, se si verifica un calo di attenzione. Attraverso un cruscotto digitale tutta la classe è monitorata. La stessa tecnologia può quindi essere usata come guida per chi è in cattedra. Più come suggeritore che come controllore.
“Ad esempio – spiega il ceo – se la testa è reclinata di oltre dieci gradi, è probabile che ci sia un calo di attenzione perché non si sta più guardando il centro dello schermo”. Oppure: chiudere gli occhi per qualche istante potrebbe essere un segnale di concentrazione. Ma tenere le palpebre abbassate è un sospetto appisolamento. Se a farlo è uno studente su venti, probabile che basti un richiamo. Ma se a perdere l’attenzione è un’intera classe, il problema potrebbe essere l’insegnante. Un buon motivo per fare una pausa o dare una sveglia.
Dal marketing alla scuola
Se 110 Cum Laude è appena nata, la tecnologia che ne è alla base esiste già da qualche anno. Neanche Bargagni è di primo pelo: ha fondato uno dei primi e-commerce italiani, Chl, nel 1993 (cioè un anno prima di Amazon). I primi brevetti di Morphcast risalgono al 2013-2014. L’azienda fa capo a Cynny, una Pmi innovativa che ha già raccolto oltre 12 milioni di euro, appoggiandosi molto al crowdfunding.
Si è concentrata da subito su video interattivi e digital advertising (conoscere le reazioni degli utenti è una risorsa preziosa per i marchi e le campagne pubblicitarie), poi sulla formazione. Diverse aziende usano già Morphcast, ad esempio per assicurarsi che i propri dipendenti siano realmente davanti al pc per seguire un webinar. Con la clausura e l’accelerazione dell’e-learning, ecco l’idea di adattare la tecnologia alle scuole e alle università.
Privacy: come funziona l’app
Sì, ma la privacy? Sul sito di 110 Cum Laude si legge che il trattamento dei dati è “conforme al Gdpr”. L’elaborazione non fa ricorso al cloud e rimane in locale. Ogni fotogramma viene prelevato e inserito in una struttura di dati nella Ram (la memoria a breve termine del dispositivo). Una serie di algoritmi elaborano e trasformano i dati del frame in numeri che rappresentano tratti anonimi, come movimento apparente, emozioni, età e genere, grado di attenzione. Quando un nuovo frame viene catturato, quello precedente viene sovrascritto.
E una volta chiuso il browser, nulla viene archiviato. Questo processo avviene circa dieci volte al secondo su smartphone e trenta su pc. Come ogni sistema connesso, non è blindato. Ma, sottolinea 110 Cum Laude, “i rischi derivano da minacce persistenti all’interno della catena tecnologica del dispositivo e sono indipendenti dal software”. Cioè: la società non tiene per sé le immagini e l’app non apre nuove falle, ma potrebbe essere esposta a quelle che riguardano pc e fotocamera. Diventa meno sicura se è meno sicuro il dispositivo su cui viene utilizzata.
Le trattative con le università
L’applicazione è molto leggera e costi bassi. Si paga al consumo, senza un abbonamento. L’accoglienza da parte delle scuole e (soprattutto) delle università è stata “molto buona”, afferma Bargagni. Circa il 40% degli interlocutori hanno risposto a un primo contatto. “Non credo sia semplice curiosità ma un bisogno reale”. Visto il lancio molto recente, 110 Cum Laude non ha ancora chiuso contratti. Ma ci sarebbero trattative in corso con “università, sia pubbliche che private, anche di 40-60 mila studenti”.
Per quanto l’app sia nata per rispondere all’emergenza, Bargagni è convinto che per e-learning e formazione sarà “difficile tornare indietro”. L’aula resterà, ma “ci si strutturerà in modo diverso”. “La forte accelerazione è destinata a decrescere ma le abitudini rimarranno, ma molti hanno capito quanto sia ridicolo spostarsi tutte le mattina alle 8 per portare i figli a scuola”.