RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO. Una nuova alleanza sociale per rimettere in moto il tessuto economico di Gela. Il lockdown ha segnato la città, non bisogna abbassare la guardia anche se si registra un graduale ritorno alla normalità all’interno del sito produttivo gelese. Prudenza è la parola d’ordine perché l’allerta COVID 19 non è ancora sparito dalla nostra vita quotidiana: bisogna coniugare l’attività produttiva garantendo la salubrità nell’ambiente di lavoro. Dobbiamo essere prudenti, cercare sempre di proteggerci con mascherine, guanti, prodotti igienizzanti per le mani, anche se il Governo sta cercando di allentare le misure ristrettive messe in campo. Determinante e fondamentale è il ruolo delle nostre RLS per la salute e sicurezza dei lavoratori: è necessario attivare un protocollo di sicurezza per i lavoratori dell’indotto, in questa direzione servono un monitoraggio costante e verifiche da parte degli enti preposti.
La città di Gela è spesso stata caratterizzata da difficoltà e disagi sia di ordine economico che occupazionale, il 2014 resterà indelebile nella nostra memoria per i giorni drammatici che tutto il mondo del lavoro ha affrontato in trincea, in prima linea, per evitare che calasse il sipario sul sito produttivo di Gela.
Nell’arco di poco tempo abbiamo assistito al crollo di un sito industriale “bene”. La città di Gela si è sempre identificata con la Raffineria di Gela che, per decenni nel bene e nel male, ha caratterizzato storia di questo territorio, la vita e la quotidianità di una fetta consistente di quella Gela autenticamente e visceralmente operaia.
La fine del ciclo della raffinazione tradizionale però sembrava aver messo a tacere una parte della comunità. Le luci della città si sono riaccese con la nascita, faticosa e prolungata della Raffineria Verde.
Il paradosso è che su questa vastissima area industriale era l’unica eccellenza riuscita a radicarsi e a resistere sul territorio nonostante fosse circondata dal “nulla”.
Burocrazia, incompetenza, irresponsabilità hanno fatto da “padrone” in questi anni. La città si è dissolta come neve al sole. Siamo diventati un territorio senza prospettive al punto che tantissimi giovani sono costretti ad emigrare altrove in cerca di occupazione.
Per queste ragioni siamo a chiederVi a chi può e non fa, un impegno diretto a beneficio di questo territorio, anche per un esempio banale, il PORTO. Per tanti anni è stato un susseguirsi di riunioni, self, sopralluoghi. Oggi è tutto fermo per cosa? Manca sempre qualcosa, lanciandosi colpe a vicenda. Vogliamo occupazione, vera e duratura, uno sviluppo che produca ricchezza distribuita in modo equo e giusto. E’ difficile che ciò possa avvenire senza che il processo economico sia regolato, in termine di equità perché la protesta rischia di superare anche le stesse rappresentanze. Tutto questo presuppone la necessità di un adeguamento delle regole e di strumenti per progettare una strategia complessiva per ridare fiato all’economia. Sarebbe opportuno avviare un tavolo di confronto e di impegno politico, cioè un nuovo patto sociale per concertare una nuova fase di sviluppo che rilanci redditi e consumi.
Seg. Generale Uilm – UiL Nicola Calabrese