Alle prime ore del mattino del 15 maggio 2020, i Carabinieri della Compagnia di Caltanissetta hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere ed in regime di arresti domiciliari emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Caltanissetta nei confronti di cinque sancataldesi. Il provvedimento trae origine da un’indagine condotta dal personale della Tenenza di San Cataldo unitamente ai militari della Sezione Operativa del NORM, coordinati dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Caltanissetta, la quale ha permesso di far luce su un sodalizio criminale che operava, in concorso, nel riciclaggio di preziosi rubati presso abitazioni insistenti nel Comune di San Cataldo.
I sodali, tutti appartenenti a diverso titolo alla famiglia Raimondi di San Cataldo, per come ricostruito dagli inquirenti attraverso l’acquisizione documentale presso diversi “compro oro” di Caltanissetta e San Cataldo, erano soliti operare secondo uno schema criminale ben definito: al fine di ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa della merce venduta, trattandosi in gran parte di orologi di valore e monili in oro, li scomponevano in diverse parti, cedendoli poi a compro oro differenti. Dagli accertamenti esperiti è stato possibile acclarare che il valore complessivo della refurtiva si aggirava intorno ai 50.000 euro, poi rivenduta – nel complesso – per 3.500 euro.
In siffatto contesto si rilevavano incontrovertibili
indizi di colpevolezza a carico di Salvatore e Andrea Raimondi (fratelli ed
entrambi gravati da pregiudizi penali per reati contro il patrimonio),
recentemente arrestati nel corso dell’Operazione “Lulù” del NORM di
Caltanissetta e rispettivamente in regime di arresti domiciliari e custodia
cautelare in carcere. Oltremodo,
le attività d’indagine permettevano di far luce sulla posizione giuridica di
altri tre componenti della consorteria: Raimondi Marika (sorella
di Andrea e Salvatore),Dioguardi
Noemi Maria Piae Bellomo Maria
Ausilia, rispettivamente compagne di Andrea e Salvatore Raimondi, tutte autrici
di numerosi episodi di riciclaggio.
Al termine delle operazioni, i due fratelli venivano ristretti presso la casa circondariale di Caltanissetta, mentre per le tre donne veniva applicata la misura cautelare degli arresti domiciliari.