Che impatto hanno sulla popolazione italiana le scelte del Governo in materia di pandemia? Gli studi sono in itinere così come la creazione di indici statistici atti a misurare e valutare le politiche sanitarie ed emergenziali in corso. Per saperne di più abbiamo raccolto il parere di un esperto del settore. E’ il nisseno Leonardo Alaimo, 41 anni. La sua storia è quella di chi sa di poter dare un contributo alla comprensione dei complessi fenomeni sociali. Dopo la laurea con lode in Relazioni Pubbliche, al termine di una carriera brillante da studente-lavoratore, dopo anche qualche porta sbattuta in faccia, da qualche mese ha visto aprirsi davanti ai suoi occhi una grande porta: il portone di “Palazzo Chigi”che si affaccia su piazza Colonna. Il dott. Alaimo oggi è un affermato esperto di statistica chiamato dal Governo Conte a valutare l’impatto delle politiche pubbliche sulla popolazione italiana all’interno della Cabina di Regia “Benessere Italia”, presieduta dalla professoressa Filomena Maggino, sua mentore, oltre che membro della task force governativa della fase 2 dell’emergenza. E mentre l’Italia si prepara alla lenta riapertura, gli statistici sono alle prese con valutazioni del fenomeno a 360 gradi.
Lo stesso dott. Alaimo (coordinatore del team di esperti provenienti da Istat, Ispra e Cnr) allo studio della curva dei contagi e ipotesi sul picco, durante la fase 1, dovrà “fare i conti” con la legge della probabilità sulla propria pelle: il 5 marzo accusa i primi sintomi da Covid 19. Prima l’isolamento fiduciario, poi il 6 aprile la situazione precipita e si rende necessario il ricovero urgente al Sant’Andrea a Roma per una polmonite. Sono altri 12 giorni difficili fino alla negatività dei tamponi, ed ora il lungo isolamento.
Dott. Alaimo intanto come sta e come ha vissuto queste settimane? «Diciamo che il peggio è passato. Sono stati mesi duri dopo il contagio dopo aver partecipato ad una riunione di lavoro. Ciò che mi sento di dire è di non sottovalutare questa malattia e osservare le regole del distanziamento sociale. Io mi considero fortunato per l’epilogo della malattia e ringrazio di cuore i medici per la loro professionalità ed umanità». Leonardo Alaimo dal letto dell’ospedale non ha abbandonato il suo umorismo e la voglia di rassicurare amici e parenti, postando una foto che lo ritrae da piccolo vestito da condottiero Gengis Khan.
Oltre a raccomandare la prudenza e il rispetto delle regole ci tiene a dire che anche i numeri vanno presi con cautela. Cosa può dirci in merito? «Innanzitutto ci tengo a dire che la Cabina di Regia si è mossa con aiuti solidali e una raccolta fondi, oltre un milione e mezzo di euro per l’acquisto di tamponi, respiratori e mascherine. Come gruppo stiamo lavorando al “dopo”. Siamo impegnati a preparare un dossier sui dati Covid, e a studiare il legame tra il benessere, le condizioni di vita delle persone e la tendenza alla diffusione del virus. Partiamo cioè dall’idea che ci sia una relazione tra gli stili di vita e la diffusione dei contagi. Sono critico sulle analisi che prendono in considerazione il numero dei contagiati in assoluto. Molti giornali e programmi televisivi offrono misure assolute sul numero dei sintomatici e sui ricoveri senza rapportarle a due elementi fondamentali come il numero tamponi eseguiti e la popolazione che vive in quel territorio. Per comprendere un fenomeno ci vuole un esame obiettivo e non informazioni parziali e soprattutto ci vuole tempo. Anche dare i numeri tutti i giorni credo che non abbia senso. Vedo in tutto ciò un inquinamento di dati e quindi di informazioni».
Da più parti ci si domanda e ci si preoccupa circa una possibile seconda ondata. Ci sono già previsioni? «Non faccio il cartomante e non penso possa farlo nessuno. Sono ipotesi e consiglio intanto di mantenere la calma e le misure contenitive e poi sperare che si trovi prima possibile un vaccino. Vedo per esempio che si parla troppo poco sulla gravità dei positivi asintomatici. Alcune stime parlano addirittura di 3 milioni di persone. Quindi come si può ben capire, per studiare il fenomeno nella sua complessità ci vorrà tempo e lavoro».
Isolato nella sua casa a Roma, in compagnia dell’amico a quattro zampe Alfio, il dott. Alaimo organizza anche la didattica a distanza, dopo la nomina (nel mezzo della malattia) alla carica di professore a contratto in Statistica Sociale all’Università La Sapienza. Appassionato di musica e collezionista di vinili, quando può si avventura nel modellismo con i mattoncini più famosi del mondo, che realizza in tempi record. Tutto ciò che è assemblaggio è il suo forte, ci dice la moglie Laura, dai dati statistici ai mobili, fino ai pezzi delle costruzioni. E quando può naturalmente tornerà a viaggiare anche verso la sua Sicilia, e sarebbe disposto ad offrire gratuitamente una consulenza alla sua città, Caltanissetta, per indirizzare la politica ad un approccio giusto per politiche rigenerative. Dott. Alaimo il suo è un compito di grande responsabilità e di alto profilo tecnico scientifico, a sostegno delle politiche di benessere equo e sostenibile (BES) e di attuazione della strategia dell’Agenda 2030, sottoscritta all’Onu nel 2015. Tra i suoi tanti interessi scientifici c’è anche la “differenza di genere”.
Può darci un indicatore per capire meglio la situazione, anche rispetto al coronavirus che pare sembra essere più insidioso verso gli uomini, rispetto alle donne? «Statisticamente ci vogliono studi accurati per capire la relazione tra l’incidenza del virus sugli uomini e le donne, le valutazioni ad oggi risentono dell’emotività del momento. Tornando invece alla questione di genere, ho potuto constatare con studi e ricerche, che la distanza fra uomini e donne in Italia, è ancora lontana dal colmarsi. Un dato che mi ha molto impressionato riguarda proprio la salute. Prendiamo in considerazione due indicatori molto importanti, apparentemente uguali ma molto diversi: la speranza di vita (numero medio di anni che un bambino si aspetta di vivere dalla sua nascita) e la speranza di vita alla nascita in buona salute (numero medio di anni che un bambino che nasce in un dato anno può aspettarsi di vivere in buona salute). L’Italia è fra i paesi che stanno meglio, anche a livello mondiale, nell’aspettativa di vita; eravamo secondi al Giappone solo qualche anno fa e ora siamo un po’ scesi. Se guardiamo solo a questo indicatore ci sembra di essere in una situazione privilegiata, ma dobbiamo guardare questo dato alla luce della “speranza di vita in buona salute”. Purtroppo una caratteristica strutturale del nostro Paese, riassumibile nella formula “vita lunga salute breve”, ci dice che a fronte di una lunga aspettativa di vita (dato 2018 è pari a 83 anni alla nascita), gli italiani passano quasi un terzo della loro vita in condizioni di salute non ottimali (nel 2018 la “speranza di vita alla nascita in buona salute” è pari a 58,5 anni). Purtroppo il quadro è più allarmante con riferimento all’universo femminile. Poi troviamo differenze geografiche, regioni del sud dove si sta meglio rispetto al nord».
A proposito di differenze Nord-Sud come valuta il diverso impatto della diffusione del virus? «Posso dire che se il virus non è arrivato al sud con la stessa gravità della Lombardia ad oggi possiamo relazionarlo alle politiche di primo contenimento e poi iper contenimento e ciò lo possiamo notare anche in relazione con altri paesi europei come la Gran Bretagna. Per una volta l’Italia e la soluzione approntata per il coronavirus sono state apprezzate dalla comunità europea e internazionale. Tutte le altre variabili, per esempio quelle ambientali legate all’inquinamento saranno oggetto di analisi in un’ottica multi dimensionale, poiché siamo di fronte a fenomeni complessi».
E di cosa il Sud può vantarsi rispetto al Nord? «Io penso che il nostro patrimonio artistico e ambientale abbia poco da invidiare al resto del mondo e debba essere valorizzato. Ovviamente poi devo dire, con un po’ di campanilismo, che al Sud la cucina è assolutamente un elemento che tutti ci riconoscono… e soprattutto la caponata di mia suocera arreca sempre benessere e riconcilia con il mondo”.