“Più ci si avvicina all’autunno, più si può andare incontro ad una maggiore diffusione: l’ipotesi di una seconda ondata è legata a questa caratterizzazione. E’ un dato obiettivo, in autunno aumenta la probabilità di trasmissione: cambia il clima e rimaniamo maggiormente in ambienti confinati”. E’ un passaggio dell’audizione di Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità, in Commissione Bilancio.
“Il Comitato tecnico scientifico deve mettere in campo tutti gli scenari possibili. L’autunno è la stagione in cui le infezioni delle alte vie respiratorie si diffondono, è la stagione in cui raccomanda la vaccinazione antinfluenzale. Per gli scenari che possiamo immaginare, una patologia” come quella legata al coronavirus “si può maggiormente diffondere” e si può creare “confusione con altre sintomatologie di tipo respiratorio”, osserva.
“Abbiamo superato la curva di picco dell’infezione, siamo in discesa e in una fase di controllo che richiede un’attenzione particolare. Bisogna identificare precocemente i casi sospetti che vanno isolati. Sono raccomandazioni adottate a livello internazionale, che richiedono sistemi di monitoraggio e la capacità di risposta dal punto di vista sanitario: in caso di focolai, bisogna individuarli e rispondere in maniera adeguata. Il nostro paese ha elaborato un sistema di monitoraggio tra stato e regioni con una serie di indicatori. Ci avviamo ad una sfida più importante, verrà liberalizzata la mobilità tra regioni”, dice Brusaferro.
“All’inizio la grande ondata è stata caratterizzata da persone sintomatiche che rivolgevano soprattutto alle strutture ospedaliere. In tutte le regioni c’è un decremento, diverso a seconda del fatto che la circolazione sia stata più elevata. In alcune regioni del sud passano intere giornate senza la segnalazione di casi o con casi sporadici. Anche dove la circolazione è piuttosto limitata, ci troviamo davanti a una situazione in cui il virus è ancora presente e i comportamenti sono la misura più efficace per ridurre la circolazione”, afferma ancora.
“Il numero di persone che ha contratto l’infezione è molto limitato nell’intero paese, anche se variabile da zona a zona. Dal punto di vista epidemiologico, avendo molte persone passibili di infezione, queste rappresentano un serbatoio. L’immunità di gregge richiede che una larga parte della popolazione sia immunizzata. Nel nostro paese la letalità ha colpito soprattutto persone anziane, in particolare sopra i 70 anni. La gran parte di queste persone sono portatrici di più patologie e sono più esposte”, evidenzia.