Salute

Covid19, l’indagine: più di metà degli italiani non tornerà al ristorante

Redazione

Covid19, l’indagine: più di metà degli italiani non tornerà al ristorante

Gio, 14/05/2020 - 15:00

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Una ricerca condotta da The Fork mostra che solo il 36% degli intervistati pensa di ricominciare a mangiare fuori con la stessa frequenza di prima dell’epidemia. Ma nell’Europa centro-settentrionale le cose stanno in un altro modo

Più di metà degli italiani non ha intenzione di tornare al ristorante dopo la fine del lockdown o comunque vuole ridimensionare decisamente le uscite a cena rispetto all’era pre-Covid. È quanto emerge da una indagine di TheFork, la app di TripAdvisor per la prenotazione online dei ristoranti, sulle attese di utenti e imprenditori del settore rispetto alla ripresa del servizio in sala.

In Italia utenti divisi tra voglia di uscire e timori

In Italia, lo studio dipinge un quadro in chiaroscuro per quanto riguarda gli utenti, divisi tra il desiderio di uscire e le preoccupazioni legate al contagio. Rispetto alla futura frequenza dei pasti fuori casa, le opinioni del campione si spaccano in due. A livello nazionale, il 36% prevede di recarsi al ristorante di più o tanto quanto nell’era pre-Covid, mentre il 57% pensa di ridurre o annullare le occasioni di consumo fuori casa.

Ci sono, inoltre, alcune differenze a livello regionale: sono timorosi soprattutto al sud e nelle isole e infatti in Campania il 69% dei rispondenti andrà poco o per niente al ristorante, mentre c’è più desiderio di uscire nel centro e nel nord, specie in Emilia Romagna, Lazio e Lombardia (il 36-38% andrà fuori come o più spesso di prima).


Come è stata fatta l’indagine

A livello nazional la ricerca è stata somministrata nel mese di Maggio 2020 attraverso Surveymonkey su un campione di 1500 utenti e 285 ristoranti Partner di TheFork​A livello mondiale, sempre attraverso Surveymonkey e sempre a Maggio 2020 in Francia, Spagna, Italia, Olanda, Portogallo, Austria, Svizzera, Regno Unito, Germania, Belgio, Danimarca, Svezia, Norvegia, Australia su un totale di circa 12.000 rispondenti.


Interessanti anche i fattori che incideranno sulla scelta. Se il 43% degli intervistati individua nella paura del contagio il freno principale all’esperienza ristorativa, il 27% degli utenti teme che le disposizioni di sicurezza la rendano meno godibile, sebbene per il 66% del campione siano una condizione fondamentale per tornare a frequentare i locali.

Fattori incentivanti, ai quali invece possono contribuire i servizi digitali, sono nell’ordine la comunicazione online delle misure di prevenzione messe in campo dal ristorante, che il 57% degli utenti trova molto rassicurante; la possibilità di prenotare tavoli all’aperto (56%); eventuali recensioni dedicate alle norme anti-Covid (33,6%) e in ultimo la digitalizzazione di alcune operazioni per minimizzare i contatti umani, ad esempio ordinare e pagare direttamente da app.

Infine, la maggioranza degli utenti tornerà al ristorante entro 3 mesi dalla riapertura (86%), prestando leggermente più attenzione al conto poiché per il 45% degli intervistati l’emergenza sanitaria ha inciso sulla disponibilità economica.

Contemporaneamente si prevede una persistenza della consegna a domicilio e dell’asporto. Nel primo caso, se prima della quarantena il 33,4% degli intervistati se ne serviva circa una volta alla settimana, oggi questo numero è salito al 41,3% e il 58% pensa di continuare con lo stesso ritmo nel prossimo futuro. Quanto all’asporto, possibile dal 4 maggio, il 33% prevede di sfruttarlo una volta ogni sette giorni, mentre prima dell’isolamento sociale ad adoperarlo con questa frequenza era solo il 27%.

Ristoranti impazienti di riaprire

La maggioranza dei ristoranti intervistati ha optato nel picco dell’emergenza per la chiusura, ma il 67% intende riaprire il servizio in sala non appena sarà possibile per legge e si ritiene in grado di rispettare la distanza di sicurezza tra i tavoli e – se necessario – di ridurre il numero di coperti. Il 21% dei ristoranti considerati nello studio prevede di compensare la limitata capienza per servizio in sala aumentando le ore di attività per consentire una maggiore turnazione dei tavoli.

Quanto ai prezzi, il 55% degli esercenti intervistati punta a mantenerli stabili, ma si pensa già a meccanismi incentivanti come l’introduzione di piatti più economici in carta (76%), i menù degustazione con prezzi ridotti (80%) o ancora bibite e dessert in omaggio (52%). Infine, chi lo ha già fatto finora, continuerà nella maggior parte dei casi a fornire la consegna a domicilio e l’asporto, ma non ci si aspetta nelle prossime fasi un’impennata degli ordini.

Lo scenario internazionale

L’Italia insieme alla Spagna e al Portogallo è tra i Paesi più cauti sulla riapertura, infatti nei restanti principali mercati in cui opera TheFork, gli utenti si dicono pronti a tornare a mangiare fuori con la stessa frequenza che in passato e affermano che lo faranno per lo più entro un mese dalla riapertura dei ristoranti. Il principale freno resta per tutti la preoccupazione per la sicurezza sanitaria e infatti rispettare le misure di contenimento è considerato molto importante o essenziale dal 70% al 90% dei rispondenti a livello globale.

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