Sette italiani su 10 sono pienamente soddisfatti dell’operato del loro sindaco locale di riferimento nella gestione dell’emergenza coronavirus e il 62% dei giovani chiede che i primi cittadini abbiano maggiori poteri nelle politiche per la salute. È quanto emerge da un’indagine presentata oggi dall’Istituto Piepoli, durante il seminario “La salute nelle città al tempo del coronavirus”, organizzato da Anci e Ifel, con il patrocinio del Comitato nazionale per la biosicurezza, le biotecnologie e le scienze della vita della presidenza del Consiglio dei ministri. Tra le priorità espresse dagli italiani, ai primi posti ci sono lavoro, sostegno alle famiglie e salute. Quest’ultima, in particolare, risulta la priorità per il 51% dei cittadini tra i 18 e i 34 anni. “Dall’indagine – ha commentato il vicepresidente dell’Istituto Piepoli, Livio Gigliuto – è evidente che l’emergenza ha rafforzato negli italiani l’empatia verso i sindaci. Tra gli italiani queste figure di eroi discreti, vicini, impegnati strada per strada nel far rispettare le regole, sono emersi come affidabili e rassicuranti”. Il livello di soddisfazione degli italiani sale nelle zone in cui il virus e la paura della pandemia hanno inciso maggiormente, con punte del 76% nelle aree del Nordest.
“Si è reso evidente agli occhi di tutti – ha sottolineato Roberto Pella, vicepresidente vicario di Anci – che il sindaco svolge un ruolo di primaria rilevanza per l’organizzazione e la gestione della salute. In conseguenza di questa emergenza, nuove vulnerabilità e fragilità sociali si affacciano nelle nostre comunità, per le quali dobbiamo assicurare migliore efficienza nella sussidiarietà e potenziare reti territoriali per la cura, l’assistenza e la promozione di stili di vita sani”. Dello stesso avviso anche Andrea Lenzi, medico endocrinologo, presidente del Cnbbsv e dell’Health City Institute: “La salute come bene comune identifica una specifica area di competenza per i sindaci e gli amministratori locali: è una priorità di tutta la comunità, in una visione della salute sempre più bene comune e indivisibile per singolo individuo. In questi giorni stiamo imparando, in tutto il mondo, a convivere con il timore che laddove la pandemia Covid-19 si espandesse incontrollata nelle metropoli, questa potrebbe essere una tragedia di dimensioni tali da essere, forse, irreversibile per tutta l’umanità”.
“La nascita di network nazionali ed internazionali – ha affermato Federico Serra direttore Italia Cities Changing Diabetes – dimostra che i sindaci debbono aprirsi e confrontarsi con le altre città per trovare strumenti di azione e studio condivisi, coinvolgendo e animando il dibattito con partners universitari, scientifici, sociali, economici e privati, in una logica di cross-sector partnership”. In questo senso diventa cruciale la figura proposta dell’health city manager, cioè un professionista in grado di coordinare e implementare le azioni per la salute pubblica interfacciandosi con professionalità come medici, sociologi, statistici, epidemiologi e altri specialisti necessari a guidare efficacemente le azioni pubbliche per la salute. “La chiave del successo contro la pandemia è senz’altro una stretta regia nazionale ma ora si rende necessaria una maggiore sinergia con il territorio”, ha concordato Tiziana Frittelli, presidente di Federsanità.