Il fotografo e videomaker nisseno Andrea Camilleri raccoglie una video testimonianza di Caltanissetta durante il Lockdown. Una città deserta ma con tanta voglia di ripensare un futuro migliore per tutti
Vivere
È passato tanto tempo
Vivere
È un ricordo senza tempo
Vivere
È un po’ come perder tempo
Vivere e sorridere.
Questa è la prima strofa della celebre canzone di Vasco Rossi. Un pezzo scritto nel 1993 che oggi, in questa surreale nuova realtà, diventa attualissima.
Ascoltando le note, ma soprattutto le parole del cantautore italiano, il nisseno Andrea Camilleri ha preso i suoi “attrezzi del mestiere” e ha deciso di raccontare vita, aspettative, abitudini e speranze dei nisseni.
Scenografia d’eccezione è il Centro Storico di Caltanissetta, la sua piazza, i suoi vicoli, le sue attività commerciali. Il cuore pulsante della città che, simbolicamente, invita a penetrare fino l’aspetto più segreto e intimo dell’individuo.
Un’idea nata per caso, magari proprio mentre, accendendosi una sigaretta, dalle vetrine della sua attività Andrea osservava il corso principale così vuoto e silenzioso.
Lo ha raccontato nel modo che più lo rappresenta, attraverso le parole e le immagini. Una video testimonianza che, volutamente, inizia in “bianco e nero” perché, durante le lunghe settimane di lockdown per contenere la pandemia da Coronavirus, tutto sembrava fermo e immobile. “Quasi tutto” perché i pensieri hanno continuato a viaggiare e, con essi, il desiderio di ritrovare una diversa normalità. Il videomaker, a tutto questo, ha voluto dare una voce.
Andrea Camilleri ha coinvolto nel suo progetto Francesca Licata, Mariangela Rizza, Davide Zito e Giuseppe Polisano. Nessun copione scritto o sceneggiature artefatte ma spontaneità e sincerità. Con la sua Nicon Reflex li ha incontrati per documentare la loro nuova routine giornaliera, il loro modo di riflettere sul presente e immaginare l’imminente futuro che, inevitabilmente, sarà diverso da quello ipotizzato fino a qualche settimana fa.
Lezioni in videoconferenza, tempo trascorso a suonare la chitarra, a studiare, a leggere. Tempo da dedicare a sé stessi per imparare a restare soli e riscoprire l’importanza delle piccole cose, come l’abbraccio con un amico o prendere un appuntamento per incontrarsi e bere un caffè.
“Amo ciò che faccio ed è molto più di un lavoro o di una tradizione di famiglia da portare avanti. Si tratta del desiderio dare voce alle emozioni e rendere indelebili le sensazioni fugaci. A causa del Covid-19 tutto, in questo momento, sembra essere stato messo in stand by – ha spiegato il giovane – ma, proprio come sottolinea Vasco Rossi nell’ultima strofa della sua canzone, non ci possiamo e non dobbiamo arrenderci perché il futuro migliorerà. Tornando indietro con il pensiero sorrideremo per essere riusciti a superare questo momento così cupo per la vita di tutti noi”.
Il buio della notte e dell’incertezza, infatti, non è infinito e, come metaforicamente Andrea ha voluto raccontare negli ultimi fotogrammi della testimonianza, l’alba torna sempre a illuminare la città, le case e la vita delle persone che vi abitano.
Ed è per questo che il “cambio di registro” viene connotato non soltanto dalle aspettative dei protagonisti ma anche da un’ondata di colori. Una sferzata di energia, di vitalità e di ottimismo perché, prima o poi, arriveremo anche a togliere le mascherine e tornare a essere più uniti e, soprattutto, più forti, coraggiosi, determinati nel goderci il dono della vita.
Dall’alto del Monte San Giuliano, lì dove svetta la statua del Redentore, il fotografo ha voluto lanciare un messaggio di speranza, di coraggio e di determinazione verso un rilancio che deve partire, soprattutto, dall’energia delle singole persone. Bisogna abbandonare i ragionamenti “logici” e apprezzare il vero significato della vita.
“Ce la faremo, tutti” ma soltanto se si riuscirà a incanalare in modo adeguato la resilienza dimostrata in questi ultimi mesi e pensare un futuro diverso. “Oggi voglio stare spento” ma soltanto per ricaricare le energie per quando “si starà sempre meglio e si potrà stare sempre al vento”.
Ripensare sé stessi in una città nella quale non si dovrà semplicemente abitare o, peggio, transitare prima della maggiore età e successiva nuova destinazione. Ripensare un luogo da amare e, soprattutto, nel quale scegliere di “Vivere”.