Salute

Caltanissetta, associazioni lanciano allarme: “S. Elia, ridotta ematologia. Il reparto lentamente muore”

Redazione

Caltanissetta, associazioni lanciano allarme: “S. Elia, ridotta ematologia. Il reparto lentamente muore”

Lun, 18/05/2020 - 09:29

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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO. In un momento dove tutta l’Italia tira un sospiro di sollievo per il numero dei contagi da covid-19, sempre più bassi, il reparto di Ematologia dell’ ASP di Caltanissetta viene ridotto alla fase terminale dalla direzione generale e sanitaria dell’ospedale S.Elia. Il reparto di ematologia si è ridotto con soli tre medici, poco più di 6 infermieri in organico, e ausiliari in prestito da altri reparti.

L’emergenza covid-19, che per tutti è la priorità e nessuno ha mai negato ciò, fa accorpare il reparto di ematologia con il reparto dell’oncologia.
I pazienti ematologici, circa 1.000 che periodicamente si recano presso l’ospedale “S.Elia” di Caltanissetta, per sottoporsi alle oramai croniche terapie, si ritrovano relegati in due stanza di 3 mq. In una stanza, addirittura, sono presenti due pazienti che si sottopongono a terapie, e almeno un infermiere che prepara tutte le cure da somministrare. Viene difficile pensare che sia sempre rispettato il distanziamento sociale, tanto decantato dal governo nazionale per la prevenzione del coronavirus, ma è ancor più facile pensare che potrebbero esserci anche rischi di contaminazione per chi prepara la terapie.

Il reparto in regime di accorpamento è privato di una sala per visitare i malati, un’infermeria dove poter svolgere i triage e i prelievi di ruotine in piena privacy, ma soprattutto è sprovvisto della propria dignità.

Le associazione “A.I.L.” di Caltanissetta e Agrigento e l’associazione “A.per Te” di Caltanissetta, non ci stanno e con tutte le proprie forze cercheranno di venire a capo a questa situazione. Le nostre associazioni non si risparmieranno, cercando di trovare la luce alla fine del tunnel che da troppo tempo lascia al buio i pazienti e i familiari che periodicamente si trovano a vivere una situazione che, aldilà della propria malattia, non li fa stare sereni. Andremo avanti con tutti i mezzi disponibili, affinché le province di Agrigento, Caltanissetta ed Enna, che usufruiscono di questo importante servizio, l’unico del centro Sicilia, abbiano ciò che gli spetta.

LA LETTERA APERTA (di seguito, il testo).

Ci si preoccupa in questi mesi di alzare argini per contenere la grave crisi provocata dall’arrivo del Covid nel nostro Paese e, in regime di emergenza, vengono presi provvedimenti di grande impatto nel giro di una manciata di ore.

Diciotto mesi di lacerazione, svilimento, mortificazione di un reparto che era il fiore all’occhiello del centro Sicilia, passano invece inosservati. Si è scelto di non confrontarsi, di non affrontare il problema già a conoscenza dell’Assessore Razza e del Presidente Musumeci. Le richieste avanzate alla Direzione vengono puntualmente disattese, ignorate. La politica è quella dell’assenza di comunicazione e di confronto. Si preferisce invece disfare senza interlocuzione.

Oggi il reparto è in grave difficoltà. Tutto ha inizio nel 2017 con il pensionamento del primario, mai stato sostituito. Nel novembre 2018 si registra la mobilità di un dirigente medico; tre mesi dopo si è persa la terza unità. Il reparto rimane con due unità di personale medico ed una con la funzione di responsabile, prossima anche lei al pensionamento. DUE UNITÀ A FRONTE DI SEI! Stessa grave carenza investe il personale paramedico. Aspettative per maternità, mobilità concesse in uscita, inspiegabili spostamenti di unità altamente professionali, le cause.

RISULTATO: NON SI RIESCONO AD EFFETTUARE PIÙ LE TERAPIE.

Come se ciò non bastasse, il reparto un mese fa viene accorpato con l’oncologia. Emergenza Covid – dicono. Scelta scellerata e irresponsabile. Collocano il reparto al quarto piano, adiacente il blocco operatorio, destinato a sala intensiva Covid, in barba alla differenziazione dei percorsi, ben segnalati e millantati all’esterno. Creano condizioni che – pure alla più superficiale delle ispezioni – hanno dell’illegale. Pazienti ammassati, assembrati in stanze di sei metri quadri. Due stanze per il DH dell’ematologia – anche perché ormai si fa solo terapia giornaliera – una delle quali viene utilizzata anche per eseguire prelievi e visite! Chissà se il Presidente Musumeci – che ha varato importanti provvedimenti per il contenimento del contagio – è a conoscenza del fatto che gli assembramenti più preoccupanti avvengono proprio all’interno dei reparti.

Come se non bastasse oltre a stipare personale e pazienti esponendoli ad alto rischio di contagio, è stato commesso un gravissimo errore di attuazione dei protocolli di contenimento Covid. Errore di superficialità, pressappochismo, inaudita leggerezza ed inarginabile incompetenza, segnalato al Dott. Caltagirone e ignorato. I pazienti già immunodepressi hanno visto la loro vita messa ad altissimo rischio dall’audace scelta di riportare in reparto un paziente sospetto Covid a meno di sei ore da tac e tampone. Non si sapeva dove dovesse essere accolto il caso sospetto. Il paziente è deceduto il giorno dopo. Ha stazionato quattro ore in reparto in attesa che i vertici decidessero dove ricoverarlo. Ad oggi nessun riscontro alla richiesta di chiarimenti inviata alla Direzione Generale. Nessun risultato di tampone, sempre che sia stato fatto, nessun intervento di indagine sul personale che quel giorno è venuto a contatto con il caso sospetto. E proprio il caso di dire: siamo nelle mani del Signore!

Il 12 Novembre 2019 una delegazione di pazienti era stata ricevuta dal Direttore Generale dell’ ASP di Caltanissetta Dott. Caltagirone. Aveva assicurato alle associazioni che entro Dicembre sarebbe arrivata un’unità medica. Verrebbe da chiedere di quale anno? Aveva annunciato anche – con l’imminente reclutamento – l’arrivo di personale infermieristico.

In effetti due mesi dopo una infermiera con grande esperienza è stata trasferita in un altro reparto e al suo posto è stata assegnata una giovanissima infermiera appena immessa in servizio, che dopo qualche mese è già stata trasferita, creando quindi una ulteriore carenza.

Giochiamo a carte scoperte. Qual è il progetto? Quali sono le volontà? I diritti dei pazienti sono diritti oggettivi, sono tutti uguali. Non possono seguire logiche soggettive e personali, né tantomeno politiche. Non si venga a dire che non ci sono medici, che i bandi vanno deserti. Sappiamo che non è così! Quando si vuole potenziare un reparto che versa in gravissime e insostenibili condizioni di emergenza capaci di pregiudicare gravemente l’erogazione di servizi assistenziali minimi, non si concedono le mobilità in uscita se non si hanno garanzie su quelle in entrata. Questo non lo diciamo noi, lo ha dichiarato il Dott. Caltagirone in occasione dell’incontro. Ha riferito che le altre Aziende ci concedono le mobilità in entrata vincolate. Noi invece – che vantiamo personale in esubero – lo concediamo con estrema facilità.

Vogliamo ricordare che il Reparto di Ematologia è l’unico in centro Sicilia. Serve tutta la provincia e le province limitrofe di Enna ed Agrigento. Era un reparto in cui si faceva diagnosi e cura . Garantiva sei posti letto per i ricoveri ordinari e assicurava un alto livello di assistenza ai numerosi pazienti in regime di day hospital e day service. Oggi, al più, si riesce a fare il meno peggio. I pazienti ematologici non sono nelle condizioni di compiere 200 – 250 km al giorno per andare in uno dei centri delle città metropolitane dell’isola. Non sono nelle condizioni e non devono! Tanto più se, come si legge nei titoloni della stampa, il Presidio Ospedaliero di Caltanissetta è un centro Hub di secondo livello!

Questo comunicato ha il valore di un annuncio: i pazienti non ci stanno più! Hanno messo insieme le loro voci, la loro rabbia, la loro tenacia. Da ora in poi intraprenderemo – in maniera congiunta – delle azioni forti a vari livelli. Vogliamo chiarezza. Vogliamo che si accendano i riflettori su questa vicenda. Adesso, non quando ci troveremo senza reparto! Perché se la strategia è quella del lento e indolore adattamento al disagio, l’averla capita per tempo scongiurerà il rischio della fine. “Lentamente muore
chi diventa schiavo dell’abitudine […] chi non capovolge il tavolo.” Per queste ragioni noi eviteremo “ […] la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare”.