CALTANISSETTA – Momento di bilanci e riprogrammazione in seno alla sanità provinciale. Archiviata la fase 1, si lavora alla fase 2; questo il leitmotiv della conferenza stampa svoltasi all’ASP di Caltanissetta, giovedì 28 maggio. Dati, “momenti” e prospettive sono stati sviscerati dal direttore generale Alessandro Caltagirone, dal direttore sanitario Marcella Santino e dal direttore amministrativo Pietro Genovese. Punto di partenza le diverse tempistiche delle due fasi come spiegato dal management dell’azienda “La fase 1 e la fase 2 per il sistema sanitario hanno avuto una tempistica diversa rispetto a quella sociale”.
Pandemia, cause e comportamento dei nisseni. “Le azioni dovevano essere messe in campo immediate e giornalmente arrivavano ordinanze, direttive e linee guida. C’è stato un mese di marzo che sembra essere durato un anno per la concentrazione di azioni e decisioni portate avanti in un periodo così breve. Ma poi i risultati ci hanno dato ragione e oggi siamo una delle province siciliane con l’indice di contagio più basso, uno dei più bassi indici di contagio in Italia. Risultato ottenuto dall’azione comune di Asp e cittadini nisseni.
Da parte nostra abbiamo fatto di tutto per contenere l’epidemia, la popolazione in modo coscienzioso si è attenuta alle regole.
Accanto ai tanti che si sono comportati bene c’è stato qualcuno meno responsabile i dati sono in discesa e sono confortanti e la paura è che si possa creare quel rilassamento per cui tutto è passato e non c’è più nulla. Le nostre indagini epidemiologiche fatte in quel periodo hanno dimostrato che i contagi avuti qui in provincia sono dovuti principalmente ai contatti con la popolazione arrivata dal Nord. Però poi i focolai che si sono accesi a Caltanissetta e San Cataldo, i comuni più colpiti, sono stati generati da gente che si è riunita pensando che non ci fosse nessuno problema. Sta a tutti noi non far calare l’attenzione e non fare finta che tutto è passato. Non bisogna pensare che siccome i dati sono ormai in ribasso si può fare ciò che si vuole. C’è sempre la paura che tutto possa ripartire quando si abbasserà il livello dell’attenzione. Il livello di paura che avevamo nei primi giorni di marzo non è lo stesso che abbiamo ora. Continuare a mantenere il distanziamento sociale e portare le mascherine servirà ad evitare ricadute”.
Superata la fase calda dell’emergenza è necessario ripartire, anche in questo caso i numeri offrono uno ‘spaccato’ di ciò che attende la sanità nissena: 13 mila prestazioni ambulatoriali e specialistiche rimaste in sospeso da inizio marzo che adesso vanno riorganizzate e calendarizzate, alle quali sommare altre 4 mila e 500 prestazioni che correntemente vengono svolte in media ogni mese e che da giugno dovranno contemporaneamente essere erogate. Start fase 2, 18 maggio. stampa.
“E’ ovvio che dopo il 18 maggio la sanità regionale è stata attenta a verificare cosa si veniva a determinare con il rallentamento delle restrizioni per adattare la risposta sanitaria alla nuova situazione. Se c’è un periodo di incubazione di 14 giorni, abbiamo pensato che dal 18 maggio bisognava attendere 14 giorni per comprendere cosa accadeva. Questa analisi in realtà è già partita dal 4 maggio quando erano state autorizzate alcune riaperture. Ad oggi la risalita dei contagi non c’è stata. Abbiamo ricevuto le direttive dall’assessorato per la fase 2. E’ vero che i nostri sistemi in passato non sempre erano performanti così com’è vero che molti non si presentavano alla visita e quindi dobbiamo migliorare questi aspetti. Stiamo interloquendo con gli specialisti ambulatoriali esterni accreditati affinché il sistema di prenotazione sia unico e in questo modo noi possiamo prenotare sia i servizi interni che esterni. Fino a quando un cittadino paga un ticket, che svolga l’esame o la visita in ambulatorio pubblico o privato è la stessa cosa. Così si fa sinergia e si ottimizzano i tempi. E’ una scommessa anche per noi perché dobbiamo essere pronti a questi servizi. Se diciamo ad un paziente che deve presentarsi puntuale significa che anche noi dovremo esserlo”.
Capitolo a parte per il pronto soccorso, spesso al centro di polemiche. “Tutti i pazienti che non si recheranno in urgenza, accederanno ad un sistema che sarà in grado di fare il tampone con risposta in 24 ore in modo da accedere poi ai servizi con più gradi di libertà per fare visite anestesiologiche, radiografie, elettrocardiogramma, prelievo ematochimico e altri tipi di esami. Affronteremo la questione degli accessi in urgenza nelle strutture sanitarie. Si farà sempre il tampone ma dovendo operare una prestazione in urgenza il paziente sarà trattato come covid, ovvero con le precauzioni che si utilizzerebbero per un paziente covid”.