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Italia. Bengalese uccide figlia di 4 anni, ferisce figlio di 11 poi tenta suicidio

E’ piantonato dai carabinieri all’ospedale della Gruccia, a Montevarchi (Arezzo) l’uomo di 39 anni, operaio di nazionalità bengalese, che questa mattina a Levane, frazione di Bucine (Arezzo), ha tentato il suicidio, gettandosi in un pozzo, dopo aver ucciso la figlioletta, che non aveva ancora compiuto 4 anni, e ferito l’altro figlio di 11 anni. La tragedia si è consumata nell’appartamento della famiglia, al terzo piano di un condominio di via Togliatti.

A dare l’allarme è stato uno dei vicini di casa che avrebbe sentito le urla e poi avrebbe visto il 39enne scendere le scale con un coltello insanguinato.Secondo una prima ricostruzione, l’uomo avrebbe ucciso la bambina con una coltellata alla gola e poi si sarebbe scagliato contro il figlio più grande colpendolo alla testa e in altre parti del corpo con una spranga. Il ragazzino è riuscito a salvarsi fuggendo da casa e riparandosi da alcuni vicini. Il 39enne è corso all’esterno dell’abitazione e si è gettato in un pozzo solitamente chiuso da un coperchio in cemento, profondo alcuni metri e con tre metri d’acqua sul fondo.

I soccorritori e i carabinieri l’hanno ritrovato lì, ancora in vita. Intanto venivano prestate le prime cure all’altro bambino, mentre per la sorellina non c’era più nulla da fare. Sul posto era stato fatto arrivare anche l’elicottero Pegaso per un eventuale trasporto d’urgenza del quale, però, non c’è stato bisogno. L’uomo, estratto dal pozzo dai vigili del fuoco, è stato ricoverato all’ospedale della Gruccia, lo stesso in cui è stato portato anche il figlio. nessuno dei due sarebbe in pericolo di vita. Al momento del delitto, la moglie dell’uomo non si trovava in casa perché era uscita per fare la spesa. La donna, sotto choc, è stata assistita dai sanitari del 118 e non sarebbe stata in grado di rispondere alle domande degli investigatori.

Il 39enne è dipendente di un’azienda di pulimentatura di cui è titolare un connazionale. A causa dell’emergenza coronavirus in questo periodo si trovava a casa e percepiva la cassa integrazione. Secondo quanto avrebbero riferito agli inquirenti i vicini di casa e il datore di lavoro, negli ultimi giorni l’uomo sarebbe apparso nervoso e preoccupato di non riuscire a superare la difficile crisi economica che si prospettava anche per la sua famiglia. Ma cosa abbia innescato questa mattina la furia omicida per adesso resta un mistero, che cercherà di svelare l’inchiesta coordinata dal pm della procura di Arezzo, Laura Taddei

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