“L’epidemia in Italia rallenta. La curva e’ in discesa, anche in Lombardia e in generale al Nord, mentre al Sud si conferma come il lockdown abbia prevenuto la grande ondata: ora, per ripartire, “servira’ comunque grande cautela, quello che e’ successo due mesi fa potrebbe riaccadere se non stiamo attenti”. L’Istituto Superiore di Sanita’, nel consueto punto stampa sull’andamento epidemiologico, mette in guardia: “Non raggiungeremo casi zero a maggio. Il virus probabilmente continuera’ a circolare, anche se a bassa intensita’. Non abbiamo raggiunto un vero e proprio ‘picco’, non c’e’ una massa di popolazione che si e’ infettata sufficiente. Abbiamo solo abbattuto i contagi con il lockdown, ma la popolazione rimane ampiamente suscettibile”, ha sottolineato il direttore del dipartimento malattie infettive dell’Iss Gianni Rezza.
I segnali sono positivi, dunque, ma non bisogna abbassare la guardia: “I dati dicono che le persone con sintomi stanno riducendosi – ha spiegato il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro – la curva e’ in fase decrescente. Mostrano un Paese con zone diverse, con intensita’ di circolazione diverse, e che il lockdown ha consentito di limitare la circolazione in molte aree del Paese. La Lombardia rimane la piu’ colpita, ma la curva anche qui mostra un decremento. Il Veneto la stessa tendenza. L’Emilia anche. Altre regioni con circolazione piu’ limitata”.
Tuttavia, niente illusioni: “Qualsiasi azione di apertura – ha scandito Brusaferro – va fatta con grande cautela. Tutte le misure che prenderemo ci devono dare la ragionevole certezza che non si torni con un R con zero superiore a 1. Ci si deve muovere passo dopo passo, e valutare i fattori di rischio nelle diverse attivita’. Le regole generali le sappiamo, il distanziamento, la protezione, evitare l’aggregazione. Il che vuol dire ripensare la nostra organizzazione di vita, sia nei trasporti, sia nel lavoro, nella fase commerciale, nelle attivita’ quotidiane. E’ un lavoro che si sta facendo, acquisendo anche le conoscenze e le esperienze degli altri Paesi”.
Quanto alla possibilita’ di andare in vacanza questa estate, la risposta e’ eloquente: “Mi pare troppo presto. Dobbiamo pensarci un passo alla volta, con cautela, un po’ alla volta cercheremo di capire come fare. Quando avremo visto che alcuni passi funzionano per rimanere dentro una soglia di rischio andremo avanti, ma questa cosa ci accompagnera’ nei prossimi mesi e fino a quando non avremo un vaccino disponibile in milioni di dosi”.
Nella fase 2 che verra’, hanno sottolineato gli esperti, “l’isolamento domiciliare e’ la frontiera su cui intervenire. Il contact tracing consente di individuare i contatti stretti e metterle in quarantena. Chi convive ci entra in automatico”, ha detto Brusaferro. “L’isolamento domiciliare – ha aggiunto Rezza – e’ un tema che tocca tutti. In Cina e’ stato affrontato in modo diverso, i malati e i contatti sono stati portati in strutture apposite, con le buone o con le cattive. Da noi non e’ possibile, ci si basa soprattutto sull’isolamento domiciliare. C’e’ anche un problema di disponibilita’ di queste strutture. Chiaramente comporta un rischio maggiore di trasmissione intrafamiliare. Bisogna essere molto disciplinati nelle rigorose regole che questo comporta”.
Tracciare i contatti, dunque, e’ il punto chiave. “La app riduce i tempi del tracciamento – ha spiegato Bruisaferro – e sappiamo che i contatti vengono tracciati nelle ultime 48 ore, il periodo presintomatico”. Si tratta, ha aggiunto, di “un sistema che ti aiuta riducendo i tempi, ma poi ovviamente le persone vanno contattate e seguite. Quanto al tema della volontarieta’ e’ un problema costituzionale, di diritto, in cui noi non entriamo. Dobbiamo affidarci ai giuristi su questo. Dobbiamo costruire sistemi compatibili con il nostro sistema giuridico”. La ripartenza passera’ anche dall’istituzione di nuove zone rosse laddove servisse: “Avremo bisogno di piu’ zone rosse – ha spiegato Rezza – che gia’ oggi paradossalmente sono piu’ frequenti nelle zone meno colpite, proprio per isolare i focolai e ridurre la circolazione”.
Gia’ oggi l’Iss registra, nelle zone rosse istituite in queste settimane, “una forte reattivita’ nel segnalare e circoscrivere i focolai”. Infine, l’Iss ha presentato i dati della sua survey sulle residenze sanitarie assistenziali, le Rsa: dal primo febbraio, in un terzo delle residenze esistenti in Italia, si registrano 6.773 morti tra i pazienti. Di questi, 364 positivi dopo il tampone, ma altri 2.360 con sintomi simil-influenzali riconducibili, con tutta probabilita’ al coronavirus. In tutto, ha spiegato Graziano Onder, del Centro cardiovascolare e dell’invecchiamento dell’Iss, sono 2.724 i decessi attribuibili al virus, oltre il 40% del totale. Dei 6.773 decessi totali, la meta’ si registra in Lombardia: 3.045, di cui 1.625 attribuibili al coronavirus.