Rassegna stampa

Imprese, garanzie sui prestiti e rinvio di pagamenti: ecco il decreto liquidità

Garanzie sui prestiti alle imprese grandi e medie affidate alla Sace, destinata però a rimanere in Cassa depositi e prestiti. Arriva dopo un’ennesima domenica fitta di incontri e riunioni l’ultima versione dell’architettura per la gestione del sostegno alla liquidità delle imprese, capitolo chiave del nuovo decreto anti-crisi coronavirus atteso in consiglio dei ministri. Decreto che con il passare dei giorni si è trasformato in fretta in un altro omnibus, come accaduto ai suoi predecessori. E che si dovrebbe articolare in quattro Capi per occuparsi, oltre che di prestiti alle aziende, di fisco con il «rinvio di adempimenti da parte delle imprese», di tenere ulteriormente in vita atti amministrativi e concessioni, e di un gruppo eterogeneo di altri interventi che va dall’allargamento del Golden Power alla scuola fino al rinvio delle elezioni amministrative. Tra le norme in arrivo, anche una maggiorazione degli indennizzi e delle tariffe riconosciute ai privati che hanno messo a disposizione strutture sanitarie per l’emergenza. In pratica, su questo treno salirebbe tutto ciò che è possibile fare prima di decidere il nuovo deficit, indispensabile invece per rifinanziare gli ammortizzatori sociali, estendere le misure di emergenza di sostegno al reddito e gettare un salvagente miliardario ai conti di Regioni ed enti locali.

La girandola delle riunioni, avviata in mattinata da un incontro a Palazzo Chigi fra il premier Conte, il ministro dell’Economia Gualtieri e l’ad di Cassa depositi Palermo, è andata avanti fino alla tarda serata di ieri alla ricerca di un equilibrio complicato nella maggioranza e di qualche possibile punto di accordo con l’opposizione. In discussione il livello delle garanzie per le grandi imprese, che dovrebbe arrivare fino al 90% in un’articolazione ancora in via di aggiustamento, ma con la possibilità di salire al 100% fino a 5 milioni con la controgaranzia di Confidi. E le modalità operative per le garanzie, in un braccio di ferro che incrocia tecnica e politica. Perché fra i partiti di maggioranza il confronto si è acceso sull’ipotesi del Tesoro, di affidare l’ombrello per le imprese medie e grandi a Sace riportando la società nel portafoglio Mef: i Cinque Stelle hanno fatto muro su questa opzione, appoggiata dal Pd, fino a quello che dovrebbe rappresentare il compromesso finale. E che senza il trasloco di Sace dovrebbe evitare ricadute sul perimetro della Pa e quindi sul calcolo di un debito pubblico già in impennata per effetto della crisi.

Ma le discussioni, nella maggioranza e con l’opposizione, si sono concentrate anche sul livello delle garanzie. Con Italia Viva e i Cinque Stelle a spingere per ampliare il più possibile la copertura del 100%, che di fatto permette di aggirare lo scoglio delle valutazioni sul merito di credito. Ma l’ostacolo, non piccolo, è rappresentato ancora una volta dalla finanza pubblica. Perché gli spazi fiscali aggiuntivi arriveranno solo con il via libera al nuovo deficit, atteso all’esame del governo in settimana dopo un Eurogruppo che domani difficilmente si rivelerà decisivo.

Condividi