In questa atmosfera quasi surreale di questi giorni , l’anno liturgico , ingoiato da questo scorrere anonimo del tempo, sembra perdere la sua precisa identità. Sono molti . o forse tutti, quelli che possiamo dire di non aver vissuto l’aria suggestiva e ammaliante della settimana santa e della Pasqua, sia nel suo asoetto strettamente liturgico con le sue austere e solenni celebrazioni, sia nel suo aspetto gioiosamente festivo delle manifestazioni tradizionali che ci hanno sempre immerso in un’aura di mistero e di forti richiami ai valori spirituali ed eterni. Il calendario liturgico, quasi timidamente, si affaccia sulla nostra vita per ricordarci, nella seconda domenica di Pasqua, due fondamentali elementi della nostra fede, Se volessimo dare una titolazione o denominazione, potremmo chiamarla la domenica della fede e della misericordia.
La fede è
ribadita nell’incontro di Gesù con
Tommaso , Questi ha espresso dubbi sulla
verità della risurrezione di Gesù, che però, nel cenacolo, dove è presente anche Tommaso, gli
mostra gli inconfondibili segni del buco
alle mani e ai piedi e lo rimprovera dicendo : Beati quelli che credono senza
aver visto. Tommaso quasi a riparazione della sua incredulità, saluta Gesù facendo la più splendida
professione di fede, dicendo : Mio Signore e mio Dio. Anche noi “ non vediamo” ma saremo beati se la nostra
fede non vacillerà e crederemo in Lui e la sua Chiesa., anche senza aver visto. La seconda
ragione è la celebrazione della Divina Misericordia . La Redenzione operata da Gesù con la sua morte in croce è la prova
più grande della Misericordia di Dio , possiamo dire, è il frutto, il
risultato, il beneficio della morte e la resurrezione, E’ una effusione di misericordia su tutta
l’umanità che Egli ha salvato. Di Dio possiamo dire : “ In Te non è misericordia , ma Tu sei
misericordia, fonte sei di tenerezza e sei luce che l’oscura notte del male
riempie del tuo splendore “