Tra i firmatari Sacconi, Tria, Gamberale e Parisi. Tra le proposte, inviate a Mattarella, Conte e Colao, si chiede di portare la pressione fiscale sotto il 40% e abolire quota cento e reddito di cittadinanza
Quaranta ‘super esperti‘ tra imprenditori, professionisti, accademici ed economisti, da Florindo Rubbettino a Maurizio Sacconi, da Giovanni Tria a Raffaele Calabrò, Stefano Parisi e Vito Gamberale, hanno messo a punto “Ricostruire l’Italia”, un piano operativo per superare l’emergenza coronavirus e rilanciare l’economia.
Piano inviato al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e a capo della task force per la fase due Vittorio Colao.
“Siamo – si raccontano – un network di idee aperto al contributo di chi vuol mettere le sue competenze al servizio dell’Italia, in modo indipendente dagli schieramenti politici”.
Tra i provvedimenti suggeriti, portare la pressione fiscale sotto il 40%, abolire quota cento e reddito di cittadinanza e un ‘Prestito Italia’ di almeno 30 miliardi. ”Convivere con il virus facendo ripartire l’economia – spiegano – si può e si deve fare ed è importante reagire tempestivamente ma con responsabilità. La pandemia ha investito l’Italia nel momento della sua massima debolezza istituzionale, con l’economia meno produttiva d’Europa, il debito pubblico più elevato, la burocrazia più pervasiva. Con l’aggravante della bassa natalità, che può accentuarsi a causa della povertà crescente e dell’incertezza sul futuro”.
Nei prossimi mesi dunque “il Paese dovrà convivere con il virus, in attesa del vaccino. Lo si potrà fare aumentando test e tamponi, geolocalizzando i positivi e i casi a rischio, proteggendo chi lavora, rispettando in modo rigoroso il distanziamento sociale. Intanto occorre prepararsi alla ricostruzione”.
I firmatari del piano dividono i vari interventi in più campi. Per l’economia, ad esempio, “ricostruire significa proteggere le imprese, non solo garantendo la liquidità che serve, ma anche intervenendo sulle norme di bilancio societario e sulle norme concorsuali. Significa attivare manovre che garantiscano maggior produttività, che portino la pressione fiscale sotto il 40 per cento e tornare ad essere attrattivi per gli investitori privati”.
La Fase 2 prevede un rientro al lavoro che abbia “un’unica regia nazionale” e modulato per fasi “secondo i tempi di uscita dalla fase acuta dei vari territori. Dopo la fine della fase acuta di emergenza prevedere un rientro al lavoro progressivo per cluster, definiti per età”. Le misure economiche “dovranno essere messe in campo attraverso un intervento straordinario di finanza pubblica secondo le indicazioni di Mario Draghi”.
La proposta prevede alcune misure specifiche. Tra queste “la compensazione dei debiti fiscali con i crediti verso la PA; l’anticipazione della Legge di Bilancio; la riduzione del cuneo fiscale; l’eliminazione della “Quota 100”; la spending review con blocco del turnover per due anni; la difesa delle imprese strategiche nazionali con il pieno utilizzo della Golden Share; il supporto, con interventi straordinari, alla filiera turistica, culturale e editoriale, tessile e commerciale; la CIG a tutte le categorie imprenditoriali, grandi e piccole, per almeno 18 mesi; l’abrogazione del nuovo codice degli appalti”.
Infine la fase 3, la ricostruzione che prevede misure economiche e fiscali, tra cui le più significative sono: un “Prestito Italia” sottoscrivibile solo a livello nazionale di 30 mld euro con interesse remunerativo con durata di almeno 10 anni evitando il ricorso alla imposizione patrimoniale; un fondo di 2 miliardi a integrazione dei Fondi Europei e una fiscalità agevolata per 3/5 anni per start up e start up innovative per agevolare il “Primo Impianto”; proroga scadenze fiscali di 4 mesi e rateazione delle scadenze in 12 rate successive se richiesto al tasso del 3%”.