La “Fase 2” è all’orizzonte, ma molte attività potrebbero non riaprire: il 32% delle piccole e medie imprese di commercio e turismo ritiene che il lockdown, anche se in esaurimento, potrebbe comunque averle messe a rischio di chiudere definitivamente. E un ulteriore 35% teme di chiudere se l’emergenza coronavirus dovesse protrarsi ancora. E’ quanto emerge dai calcoli effettuati da Confesercenti sulla base dei dati disponibili.
Il 57% degli imprenditori dei due settori in questa fase è più preoccupato per la recessione economica che per i contagi (41%). Anche con una ripartenza graduale dal 4 maggio, infatti, si stima che la quarantena costerà alle imprese nel 2020 oltre 30 miliardi di euro di fatturato: fino ad un terzo di quello annuale per pubblici esercizi (-29,4%), attività ricettive (-31%) e ambulanti (-32,9%).
Cancellato, in media, anche il 19,4% dei ricavi annuali delle imprese del commercio non alimentare. Arriva a perdere il 25,7% del fatturato l’abbigliamento, che “rischia il baratro” con la perdita della stagione primaverile, la merce giacente e i pagamenti che scadono.
Confindustria, problemi molto gravi per 43,7% imprese “Le imprese con problemi molto gravi sono adesso il 43,7% contro il 14,4% della precedente indagine”. Lo rende noto Confindustria analizzando un campione di 4.420 imprese italiane, circa gli effetti dell’emergenza Covid-19. Il 36,5%, dopo i Dpcm del 22 e del 25 marzo, ha dovuto chiudere la propria attività mentre il 33,8% l’ha chiusa parzialmente. Per il 53,1% dei dipendenti si potrebbe dover ricorrere ad ammortizzatori sociali.