CALTANISSETTA – RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO. Fin dal primo giorno di questa crisi abbiamo voluto tenere alta l’attenzione sull’emergenza economico sociale, oltre che su quella sanitaria. Lo abbiamo fatto sottolineando la necessità di misure di sostegno al reddito che si rivolgano all’intero mondo del lavoro e proponendo interventi concreti per l’economia del territorio, dalla sospensione di imposte e tributi locali alla sensibilizzazione all’acquisto di prodotti locali.
In ogni intervento abbiamo voluto ribadire che sarà possibile uscire da questa difficilissima situazione solamente utilizzando come bussola la nostra Costituzione, a partire dai principi di uguaglianza e di solidarietà sociale. Insomma, in ogni nostra esternazione abbiamo sostenuto che oggi più di ieri serve la buona politica e servono istituzioni capaci di affrontare i problemi con competenza e decisione.
Ciò è particolarmente vero nel
nostro territorio, caratterizzato da un tessuto produttivo troppo debole per
poter reggere da solo l’urto di questa crisi. Il rischio, infatti, è che senza
un coraggioso e rapido intervento pubblico si aprano varchi che consentirebbero
alle organizzazioni mafiose di utilizzare denaro illecito per accrescere
ulteriormente il loro potere.
Ci pare quindi importante che il Governo abbia deciso di sostenere a più riprese i lavoratori e le aziende colpite dalla crisi, da ultimo con il c.d. Decreto liquidità (D.L. 23/2020) che contiene diverse misure destinate ad offrire un importante supporto economico alle imprese in difficoltà. Si tratta di un provvedimento di non immediata comprensione, che va necessariamente illustrato nei suoi tratti essenziali, sintetizzabili in due aree di intervento:
Alla prima categoria si rivolgono le norme che introducono una garanzia pubblica al 90% e con pre-ammortamento fino a due anni per i finanziamenti richiesti dopo l’entrata in vigore del decreto, prevedendo al contempo una garanzia al 100% del Fondo Centrale PMI e tempi di rientro fino a 6 anni per per importi fino a 25.000 euro. Le imprese di maggior fatturato potranno avere prestiti molto più corposi, che possono giungere alle centinaia di migliaia di euro e che saranno determinati tenendo conto di parametri diversi: il fatturato annuo e il costo del personale. In questo caso, però, la procedura di concessione è più complessa e prevede una maggiore discrezionalità da parte degli Istituti di Credito o di SACE, a seconda degli importi.
Alla seconda categoria di destinatari si rivolgono, invece, le norme che prorogano i termini di adempimento dei concordati preventivi e degli accordi di ristrutturazione già omologati e in scadenza tra il 23 febbraio 2020 e il 31 dicembre 2021, che prevedono l’improcedibilità dei ricorsi per la dichiarazione di fallimento presentati dal 9 marzo fino al 30 giugno 2020 e che sospendono la scadenza dei titoli di credito con termini ricadenti o decorrenti nel periodo dal 9 marzo 2020 al 30 aprile 2020.
Si tratta di misure importanti, che vanno ad aggiungersi alle forme straordinarie di sostegno al reddito introdotte con il Decreto legge 18/2020 e alle risorse stanziate in favore dei Comuni, che stanno iniziando ad offrire un aiuto concreto anche a tanti nostri concittadini. Non possiamo però non constatare che occorre andare oltre, in primo luogo introducendo forme di finanziamento agevolato anche a chi non si trovava in bonis prima della crisi ma che potrebbero riprendersi.
Per le piccole imprese e per i prestiti fino a 25.000 euro, inoltre, sarebbe opportuna l’introduzione di una componente di finanziamento sussidiaria e a fondo perduto, per coprire le perdite. Il rischio, infine, è che i tempi di concessione dei finanziamenti possano rivelarsi troppo lunghi, con grave nocumento alla capacità di ripresa dell’Impresa. In sede di conversione occorrerebbe quindi lavorare ad una stretta sui tempi di erogazione e all’introduzione di fondi a perdere da parte dello Stato per le imprese più piccole e maggiormente in difficoltà.
Anche il prossimo decreto di aprile dovrà essere utilizzato per apportare le correzioni necessarie, oltre che per rafforzare le misure di sostegno al reddito (fino all’introduzione di un vero e proprio reddito di base), per trovare forme di emersione del lavoro nero (con contestuale estensione delle tutele) e per il rilancio degli investimenti in infrastrutture, transizione ecologica e innovazione tecnologica.
Nessun intervento, peraltro, sarà sufficiente senza un radicale ripensamento delle politiche economiche europee, ancora troppo caratterizzate dal rigore e dall’assenza di una strategia comune. Anche su questo fronte l’impegno del Governo sta iniziando a produrre risultati e va sostenuto nella difficile trattativa in corso, senza limitare aprioristicamente i possibili esiti della discussione in atto sui tavoli di trattativa e senza far vincere la solita propaganda anti-europea.
Insomma, se è vero che l’emergenza sanitaria inizia a mostrare alcuni segnali di ripresa, ci sembra estremamente importante ribadire che la sfida della ricostruzione è ancora tutta davanti a noi e che dovremo mettere in campo ogni strumento utile per far sì che questa crisi non si trasformi nel colpo di grazia della nostra fragile economia.
Il Partito Democratico è in campo e anche noi del Circolo Faletra siamo a lavoro, con la competenza professionale dei nostri iscritti, per offrire informazioni, sostegno e soluzioni ai lavoratori e alle imprese della città.
Il Circolo Faletra.