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Valerio Mulè, riconversione delle consuetudini: noi giovani dovremo ricostruire dopo il coronavirus

Redazione

Valerio Mulè, riconversione delle consuetudini: noi giovani dovremo ricostruire dopo il coronavirus

Mar, 17/03/2020 - 10:08

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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO. L’Italia non sta vivendo il suo miglior periodo e ne siamo consapevoli più o meno tutti. Partendo da Giuseppe Conte (divenuto guida di un popolo già poco omogeneo e custode del proprio particolarismo) fino ad arrivare al cittadino, non interessato alle vicende politiche né tantomeno al bene comune e all’interesse nazionale. Tutti però, nessun escluso, hanno rinunciato al proprio stile di vita, divenuto per molti unica certezza e fonte inesauribile d’esistenza. Ma al tempo stesso una categoria di cittadini stava provvedendo far sì che questo “realmente” diventasse (quasi) una certezza in un mondo stracolmo di competitor e che
richiede partecipazione, multidisciplinarietà e competenze trasversali.

Questa categoria è rappresentata dai giovani, non colpiti talvolta direttamente dall’emergenza virologica, ma che hanno subito ripercussioni non indifferenti da tutti i punti di vista. Penserete forse che sia più facile per i giovani rispondere a questa pandemia rinunciando alle proprie abitudini, non ancora consolidate, “armarsi” di conoscenza e dare un segnale forte, coraggioso a coloro i quali li hanno definiti come “Gli sdraiati”. Si chiede loro (come ai più adulti) di riprendere le vecchie abitudini casalinghe, se mai ne avessero avute e di stare in casa, magari leggendo un libro, ascoltando buona musica, vedendo un film, svolgendo attività creative e quant’altro.

Ma forse non è chiaro ai più che se queste attività non erano diventate basilari nella vita di ciascuno, magari un motivo ci sarà e cioè la non predisposizione, il non provare interesse a svolgerle. Diceva Orazio nelle “Satire” II,7:” Tu non sai stare un’ora sola con te stesso o mettere a frutto il tuo tempo, anzi, come schiavo che fugge senza meta, eviti di guardarti in cuore e col vino e col sonno cerchi di volta in volta di ingannar l’angoscia “.

E’ vero ed è inutile nasconderlo che la maggior parte delle volte le cose vanno costruite, al di là del talento o del “genio”. L’affacciarsi alla cultura, al lavoro con superficialità non porta i risultati sperati, ma al contrario profonda delusione, mancanza di autostima. In questo periodo tragico per l’Italia ed ancora di più per l’uomo che sia esso italiano, tra non molto europeo, transnazionale, abbiamo avuto molto più tempo a disposizione per scavare nella profondità dell’animo e magari a trovare delle risposte a cui non avevamo pensato prima.

Certo, sono ben consapevole del fatto che la poca serenità che ci accompagna, la mancanza di lucidità, la contingenza delle forze esterne siano esse la malattia, la perdita del lavoro, di certezze e così via non ci permettono di reagire in maniera positiva, ma d’altro canto è pur vero che nei momenti di sconforto e di debolezza si riflette molto di più sul valore che ha la vita e sull’esistenza umana nel suo complesso. E il nostro Paese necessiterà di feedback positivi dal popolo ed in particolar modo dai giovani, forza dirompente e propulsiva, unica forza in grado di frapporsi con il passato ed in grado di dare una nuova spinta. E non me ne vogliano male i miei coetanei quando dico loro che finita questa pandemia non sarà tempo di andare in discoteca, ubriacarsi e ritornare alla quotidianità come se nulla fosse, ma sarà tempo di ricostruzione, di rinascita, e a tempo debito anche di divertirsi, dando maggior valore a quei momenti condivisi con altre persone. (Valerio Mulè)