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Rischiano un’altra beffa le imprese della Ss 640 CL-AG: “Creditori di 60 milioni, ma lo Stato chiede soldi”

Giuseppe Scibetta - La Sicilia

Rischiano un’altra beffa le imprese della Ss 640 CL-AG: “Creditori di 60 milioni, ma lo Stato chiede soldi”

Ven, 13/03/2020 - 10:26

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CALTANISSETTA – Se il Governo non ci aiuta non possiamo andare avanti e le nostre imprese rischiano di morire: servono provvedimenti straordinari ed urgenti, senza i quali si potrebbe arrivare ad un veroe proprio fallimento…»: il nuovo “grido d’allarme” arriva dai titolari di imprese che negli ultimi anni hanno lavorato per conto alla “Cmc” per realizzare il raddoppio della ex scorrimento veloce Agrigento-Caltanisssetta-A19 e che adesso stanno provando – con grandi sforzi a portare avanti i lavori. In tutto sono più di mille i creditori che avevano titolo per partecipare ieri alla grande “adunanza” programmata al tribunale di Ravenna per coloro che devono riscuotere dei soldi dalla “Cmc”a seguito della richiesta di concordato di continuità pre fallimentare avanzata dalla stessa azienda–e soprattutto- le imprese siciliane(e sono circa 120) che vantano un credito che supera adesso i 60 milioni di euro.

«Se adesso non rimborsano anche a noi le somme che abbiamo anticipato per portare avanti i lavori ed assicurare le forniture saremo costretti ad interrompere i lavori in corso» – fanno capire in maniera abbastanza esplicita i rappresentanti dei creditori siciliani della Cmc. Ma qual è il problema? «Molto semplice ed allo stesso drammatico –spiegano –per potere pagare le aziende creditrici della “Cmc”occorre che queste siano in regola con gli adempimenti fiscali, previdenziali e con il Durc. Se non lo sono, come èil caso di molte imprese isolane che si sono indebitate per portare avanti le opere della scorrimento veloce, la legge prevede che queste prima devono pagare obbligatoriamente le somme dovute agli enti previdenziali, assistenziali ed al fisco.

Si verifica così lo strano meccanismo che noi, pur essendo da diversi anni creditori non possiamo adesso percepire le somme che ci sono dovute perché prima interviene lo Stato che vuole pagate gli oneri fiscali ed i contributi dovuti agli enti previdenziali. Insomma, in questo modo, rischiamo di non prendere adesso neanche un centesimo.

Quale potrebbe essere dunque la soluzione? Fare in modo che ci si arrivi ad una equa proporzionalità, nel senso che a noi ci danno almeno la metà del credito maturato sin oadora el’altra metà se la trattiene lo Statto: questa soluzione potrebbe essere messa in atto con una modifica al decreto “Salva Imprese” che ha consentito nei mesi scorsi di riprendere l’attività nei cantieri rimasti bloccati, tra cui c’è pure quello della ex 640». «In una situazione delgenere troviamo assurdo –dicono gli impresari –che in questa occasione si vadano a pagare prima i compensi dovuti ai tre commissari giudiziari (per oltre 11 milioni di euro) o ai professionisti che hanno assistito in questa vicenda la “Cmc”(oltre 18 milioni di euro) e gli altri debiti previsti dalla procedura concorsuale della azienda ravennate (per un totale di quasi 58 milioni di euro) per evitare negli ultimi mesi il fallimento, mentre noi che ci siamo indebitati con le banche e abbiamo contratto debiti per portare avanti i lavori dobbiamo assistere al fatto che gli altricreditori vengano pagati e noi no.

Se non ci aiutano e non si mette in atto il criterio della proporzionalità è inevitabile che le banche ci faranno fallire, che gli operai potrebbero finire tutti licenziati, che i subfornitori non ci farebbero più credito e le nostre aziende non potrebbero più sopravvivere».