Come qualsiasi altro evento, anche il referendum sul taglio dei parlamentari fissato per il 29 marzo slitta. Era prevedibile da giorni. È diventato scontato dopo la chiusura delle scuole e la cancellazione di qualsiasi manifestazione pubblica a seguito dell’emergenza coronavirus e dell’aumento esponenziale dei contagi.
La decisione verrà ufficializzata alla fine del Consiglio dei ministri, dove il tema è in discussione assieme allo scostamento sul deficit di bilancio. Da quanto apprende La Stampa da fonti di governo, tecnicamente il referendum verrà “sospeso” con rinvio a data da destinarsi. Il governo ha tempo fino al 23 marzo per fissare una nuova giornata elettorale (si parla di maggio ma potrebbe anche essere prima). In tal caso basterà solo un nuovo Dpr (decreto del Presidente della Repubblica). Se invece si scavallerà il 23, bisognerà ripartire da zero con le procedure per la convocazione di una nuova data e i tempi potrebbero allungarsi.
«Il Governo ha ritenuto opportuno rivedere la decisione circa la data del referendum che era stata fissata prima dell’emergenza sanitaria, allo scopo di assicurare a tutti i soggetti politici una campagna elettorale efficace e ai cittadini un’informazione adeguata. Le procedure referendarie in Italia e all’estero dunque si sospendono e saranno rinnovate quando sarà fissata una nuova data per il referendum. La legge ci consente di fissare la nuova data entro il 23 marzo 2020, in una domenica compresa tra il 50° ed il 70° giorno successivo all’indizione», lo dichiara il Ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà