Una dichiarazione del ministro Spadafora ha scatenato il panico (e l’ira) nella comunità dei runner
Niente più jogging, nemmeno nel rispetto dei limiti e delle distanze di sicurezza? L’annuncio della possibile introduzione di un divieto esplicito alle attività sportive all’aperto fatto dal ministro Vincenzo Spadafora ha alimentato i dubbi della grande comunità dei runner disorientando anche chi aveva creduto di aver interpretato nel verso giusto le restrizioni anti coronavirus.
“Hanno fatto bene i sindaci a chiudere i parchi ma non possiamo essere più chiari di così. Non vedo questa esigenza straordinaria proprio in questa settimana, che la comunità scientifica ci dice essere più critica a livello di picchi, mettendo a rischio se stessi e gli altri. Sicuramente si può evitare, se dovremo essere ancora più chiari nella nostra linea in un prossimo decreto, lo faremo” aveva detto il ministro delle Politiche giovanili e dello Sport, “stiamo vedendo che la stragrande maggioranza della popolazione ha reagito bene aiutandoci, ma purtroppo ci sono ancora tantissime persone che sembrano assolutamente sottovalutare i rischi che sta correndo il Paese. Quindi valuteremo sicuramente anche ulteriori misure”.
Intervistato poi dal Tg1, Spadafora era stato ancora più chiaro sulla questione delle “ulteriori misure” che il governo dovrà prendere nel caso in cui non venga rispettata l’ordinanza di restare a casa: “Nelle prossime ore bisognerà prendere in considerazione la possibilità di un divieto completo anche all’attività all’aperto perché, quando abbiamo lasciato questa possibilità, l’abbiamo fatto seguendo le indicazioni della comunità medico-scientifica ce ci diceva che era importante dare la possibilità alle persone di correre, anche per altre patologie sanitarie. Però” ha aggiunto “l’appello generale era di restare a casa e se questo non viene ascoltato, saremo costretti a porre un divieto assoluto”.
Ma fin quando il divieto non sarà messo – se mai sarà messo – effettivamente nero su bianco, valgono le regole del primo decreto del governo e della successiva circolare del Viminale. L’attività sportiva all’aperto, insomma, per ora resta consentita. Una attività sportiva individuale, naturalmente, non di squadra. E correre, in particolare, si può purché naturalmente non con altri e comunque sempre rispettando rigorosamente la distanza interpersonale di un metro.
Piuttosto, proprio dal Viminale fanno notare che i controlli di polizia sono già diventati e diventeranno ancora più rigorosi, visto che nei primi giorni qualcuno si era improvvisato podista solo per star fuori: complice anche la chiusura di parchi e ville in molte città, il runner di turno è comunque tenuto ad allenarsi il più possibile vicino a casa, senza star fuori un tempo eccessivo e senza prendere l’auto per raggiungere la location prescelta.
Tra l’altro, se per l’attività motoria non è prevista autodichiarazione, in sede di controllo ci si può comunque sentir chiedere il perché dello spostamento. E se si dice il falso, si incappa nelle sanzioni previste.