“In 42 anni di professione come specialista di malattie infettive e in 44 anni di laurea, io non ho mai visto francamente qualche cosa come questa emergenza che ci ha costretto a ribaltare completamente determinati reparti e soprattutto ci ha messo in una situazione di quasi completo collasso delle strutture sanitarie in Lombardia”. Lo ha detto l’infettivologo Massimo GALLI, primario dell’ospedale Sacco di Milano e docente di Malattie infettive all’università Statale del capoluogo lombardo, parlando dell’emergenza coronavirus nel corso della trasmissione Circo Massimo su Radio Capital.
Quanto alla misure previste dal governo sull’allestimento di altri posti di rianimazione e l’assunzione di nuovi medici e infermieri, GALLI “spera” che possa evitare il collasso ma avanza qualche perplessità: “non basta mettere immediatamente grandi risorse”, perché “non si crea uno specialista da un momento all’altro, non si crea in un istante una persona addestrata a poter lavorare con questo tipo di patologia senza il rischio di infettarsi o senza causare problemi con coloro con i quali lavora. Basta che sbagli qualcuno in una equipe che essa stessa può essere messa a repentaglio. E ritengo che non si costruisca un ospedale, come in Cina, da un momento all’altro: anche se fosse realizzabile in un Paese come il nostro, non darebbe una risposta qualitativa”.
“Giovani lo siamo stati tutti: in generale – ma non tutti, per carità – i ragazzi si considerano immortali e un problema come questo pensano non li riguardi. Ma bisogna che capiscano e se non succede bisogna farglielo capire. I locali, soprattutto in alcune città, hanno continuato ad essere aperti e mi spiace, la mia sarà pure una posizione impopolare specie per i proprietari dei locali, ma vanno chiusi”. Conclude l’infettivologo Galli.