Cresce il numero delle persone che guariscono, diminuisce rispetto a ieri quello dei deceduti causa coronavirus. Governo e Protezione civile colgono nel ‘bollettino’ odierno timidi segnali di speranza. Ma il coro all’interno dell’esecutivo e’ unanime: “vietato abbassare la guardia”. Lo dice chiaramente il ministro della Salute, Speranza: “Siamo ancora nel pieno dell’epidemia”, taglia corto avvertendo che non bisogna “vanificare i sacrifici seri” che abbiamo fatto. “Le misure in scadenza il 3 aprile inevitabilmente saranno allungate”, afferma anche il responsabile degli Affari regionali, Boccia. E’ una linea netta che al momento non viene scalfita neanche dagli inviti di Renzi a riconsiderare il ‘lockdown’.
Ed e’ lo stesso premier Conte a non volere tentennamenti: “Serve – il suo ragionamento – il massimo rigore nel rispettare le misure. Queste sono settimane decisive. E’ necessario il senso di responsabilita’ da parte di tutti”. Nei prossimi giorni il presidente del Consiglio si confrontera’ con il comitato scientifico per valutare il da farsi. Ma e’ chiaro che non occorre per ora farsi illusioni. “Penso – dice Boccia – che in questo momento parlare di riapertura sia inopportuno e irresponsabile. Tutti noi vogliamo tornare alla normalita’, ma prima dobbiamo riaccendere un interruttore per volta”. La ripresa sara’ graduale ma non e’ ancora stato studiato un percorso. Per quanto riguarda l’attivita’ delle fabbriche si aspettera’ l’istruttoria degli esperti, l’auspicio – ovvio – e’ che i risultati della ‘stretta’ comincino a farsi vedere e che la curva dei contagi si abbassi. Nel frattempo Conte – anche oggi ha mantenuto i contatti sia con gli altri membri del governo che con la protezione civile – sta lavorando su un doppio fronte.
Questa e’ una settimana decisiva anche per capire come l’Europa intendera’ muoversi in reazione all’emergenza sanitaria ed economica. Ieri il chiarimento con la presidente della Commissione, Von der Leyen, ma il tentativo di allargare il team dei Paesi favorevoli agli Eurobond si scontra con l’ostracismo di Berlino. E poi c’e’ il lavoro sul decreto aprile che – questo l’obiettivo del governo – dovra’ stanziare una cifra ben superiore a quella prevista per il ‘Cura Italia’. All’inizio della settimana – forse domani sera o martedi’ – ci dovrebbe essere l’incontro tra il premier e i leader dell’opposizione per far avanzare i lavori della cabina di regia sui prossimi provvedimenti.
Salvini, Meloni e Tajani chiedono al governo di fare molto di piu’ e non sono affatto soddisfatti della mano tesa del governo ai comuni sull’emergenza alimentare. La Lega parla di elemosina, Fratelli d’Italia richiama il gioco delle tre carte e anche FI considera i 400 milioni per i buoni spesa assolutamente insufficienti. Ma sono soprattutto i sindaci lombardi della Lega e alcuni governatori – come l’azzurra Santelli in Calabria – ad attaccare: “I 4 miliardi e 300 milioni annunciati ieri sera non sono i soldi che lo Stato da’ ai comuni, ma l’anticipo di quello che lo Stato deve gia’ ai comuni per il Fondo di solidarieta'”. Scettica anche Italia viva che, oltre a ricordare che la cifra vera e’ quella dei 400 milioni (“Uno si sente pure in colpa a doverlo precisare”, dice Marattin) chiede una cabina di regia nazionale e invita il governo a non scaricare le responsabilita’ sui comuni.
Nel governo si considera “strumentale” l’attacco del centrodestra. “Ogni polemica politica appare fuori luogo”, taglia corto il Mef mentre i comuni attendono di capire come verra’ gestita l’erogazione dei fondi. Per quanto riguarda l’emergenza sanitaria da segnalare anche l’aiuto arrivato dall’Albania (30 medici e infermieri) e che domani parte una prima importante quota di produzione italiana di mascherine. “L’Italia e’ casa nostra” dice Edi Rama. Meritandosi il plauso del premier Conte, di Renzi e di tutta la maggioranza rosso-gialla ma anche del segretario della Lega, Salvini.