Salute

Coronavirus, il virologo Roberto Burioni: “Non è vero che muoiono solo gli anziani”

Fabio Giuffrida - open.online

Coronavirus, il virologo Roberto Burioni: “Non è vero che muoiono solo gli anziani”

Mer, 04/03/2020 - 12:00

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«Di coronavirus non muoiono solo gli anziani. Il paziente 1 ha 38 anni e in questo momento è in rianimazione in condizioni critiche. E anche il medico cinese di 31 anni non era anziano. Poi non dobbiamo pensare agli anziani come persone che sono in fin di vita», queste le parole di Roberto Burioni, in un’intervista a I Lunatici, su Rai Radio2.

Momento decisivo, virus contagioso“. «Siamo nel momento decisivo – ha aggiunto il virologo – Il virus è arrivato e si è diffuso senza alcun ostacolo fino a una settimana fa. Fortunatamente il focolaio di diffusione sembra limitato. Però questo è un virus molto contagioso. Pericoloso, perché manda un sacco di persone nei reparti di terapia intensiva (come conferma anche un’analisi dei prof. Marinari e Bucci, ndr). Dobbiamo fare di tutto per bloccarne, o comunque rallentarne la diffusione, così avremo tempo per allestire reparti per curare più malati, e non affollare troppo le terapie intensive. Bisogna fare di tutto per ostacolarne la diffusione, anche se costa qualche sacrificio».

«Il coronavirus non è la peste». Il medico, poi, ha ricordato che «il coronavirus non è la peste ma non è neanche un raffreddore, non prendiamoci in giro» (rispondendo quindi alle dichiarazioni della responsabile del laboratorio del Sacco): «È un virus che dà una sindrome respiratoria di una certa gravità. Che provoca la morte in casi piuttosto rari, ma non rarissimi, si parla circa dell’1% ma spedisce un sacco di persone in terapia intensiva. E i posti in terapia intensiva sono limitati. È importantissimo in questo momento rallentarne la diffusione. Capiremo tra una settimana o dieci giorni se le misure prese in questo momento sono state corrette. Il che è ragionevole perché la malattia ha circa sei giorni di incubazione in media. Chi si infetta oggi si ammala tra sette-otto giorni».

«Serve maturità, non panico». E sulla reazione dei cittadini che, in un primo momento, come documentato da Open, si sono rifugiati in casa, svuotando città come Milano e riducendo al minimo gli spostamenti, ha aggiunto: «Ho visto un’iniziale reazione di panico ingiustificato. I supermercati svuotati mi hanno molto colpito, io non sono andato a svuotarli. Però allo stesso modo mi ha stupito il fatto che da due o tre giorni si dica che il pericolo è passato, si fanno gli happy hour in onore del virus. Non ci vuole il panico, ma serve maturità per assumere comportamenti che ostacolino il virus. Quindi dobbiamo evitare i contatti umani, non dobbiamo darci la mano, abbracciarci e quindi dobbiamo tenere una certa distanza tra di noi. Bisogna evitare di andare in luoghi affollati che non siano indispensabili da frequentare. Non è il momento, ad esempio, di andare a una partita di calcio o a un concerto».

«Fermare il virus per non avere altri morti e danni all’economia». E sui danni all’economia, ha dichiarato: «Non possiamo dire che non ci interessa, c’è gente che sta avendo dei grandi danni economici, come chi ha alberghi, ristoranti e cinema. È una cosa che non va presa con superficialità. Ma in questo momento c’è un interesse superiore. Se l’epidemia non verrà fermata, potremmo contare morti e danni economici maggiori. Credo che lo Stato dovrebbe distribuire questo disagio, ovvero alcuni cittadini hanno dei danni gravissimi, altri meno. Spero che lo Stato aiuti chi è colpito».

E infine: «Non si possono portare 50mila persone in uno stadio, si metterebbero in pericolo, facendo un grande favore al virus. In questo momento l’avversario è uno solo: il virus. Non dobbiamo fargli fare goal e quindi dobbiamo giocare in difesa. Dipende da noi, considerando che non abbiamo farmaci né vaccini».